Si appella all'Unione europea, la Cgil, per fermare la realizzazione del Ponte sullo Stretto. E non sfuggirà la contraddizione di un sindacato dei lavoratori che si adopera per bloccare commesse che produrrebbero migliaia di posti di lavoro. Per l'esattezza 120mila, secondo le stime del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Roba che solo in Italia, roba che solo a sinistra, soprattutto quando si mette in mezzo il segretario Maurizio Landini.
"Gentile Commissaria, la Cgil desidera sottoporre alla sua attenzione le gravi criticità tecniche, ambientali, normative e sociali connesse all'iter di approvazione del progetto relativo al 'Collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria' (Ponte sullo Stretto di Messina), recentemente trasmesso alla Commissione mediante la relazione IROPI approvata dal Consiglio dei Ministri. Relazione che non soddisfa le condizioni necessarie e sufficienti previste dal diritto comunitario e, pertanto, a nostro avviso, non può costituire base giuridicamente ammissibile per autorizzare l'opera", si legge nella lettera inviata questa mattina dalla Cgil alla Commissaria Europea per l'Ambiente Jessika Roswall, a firma del segretario confederale Pino Gesmundo.
Maurizio Landini, dietro al referendum un "bottino" da 2,5 milioni
Tutto questo impegno dietro il referendum cela un bottino da 2,5 milioni. Se infatti il quesito referendario su Jobs act...Nella missiva, con la quale viene richiesto "un apposito incontro per meglio chiarire tutti gli aspetti della materia in oggetto", vengono evidenziati i motivi per i quali, a giudizio della Confederazione, l'iter del progetto del Ponte non sarebbe conforme alle disposizioni europee e, nello specifico, non soddisferebbe le stringenti condizioni previste per la deroga alla Direttiva Habitat in materia ambientale e infrastrutturale.
Per la Cgil è mancata "un'adeguata analisi delle alternative meno impattanti sull'integrità dei siti Natura 2000 interessati", e non vi sono, come richiesto per la deroga alla Direttiva, "motivi riguardanti la salute umana, la sicurezza pubblica o effetti ambientali positivi di primaria importanza". Inoltre, il progetto riporta una valutazione ambientale "incompleta e viziata", con lacune non conformi alla normativa europea e in contraddizione con la strategia europea per una mobilità a zero emissioni. Infine, sono trascurati "rischi strategici e di sicurezza": "la dichiarazione del Ponte come infrastruttura di rilevanza militare, oltre a non essere suffragata da documenti ufficiali Ue o Nato, espone l'area dello Stretto a rischi specifici in caso di conflitti, aggravando le condizioni di sicurezza per oltre un milione di residenti nelle aree metropolitane coinvolte". Alla luce di tutto questo, scrive Gesmundo, "riteniamo non siano soddisfatte le condizioni per l'applicazione della deroga, che, come già evidenziato da soggetti pubblici competenti come l'ISPRA, la procedura risulti viziata da carenze metodologiche sostanziali, e che la Commissione sia tenuta a esprimere un parere formale vincolante". Per questi motivi il sindacato rosso sollecita "la sospensione dell'iter autorizzativo e l'apertura di una procedura formale di verifica di conformità del progetto alle disposizioni europee".
Cgil, insulti dal palco a Ignazio La Russa: "Un bast***"
"Velocemente... un bastrad*** come La Russa non ho bisogno di parlarne. La cosa vergognosa è che un bastard*...Sconcertata la reazione di Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata siciliana di Forza Italia": "Solo in Italia può succedere che un sindacato, in questo caso la Cgil, decida di appellarsi all'Unione europea per bloccare una delle opere infrastrutturali più strategiche per il futuro del Paese. Un'iniziativa incomprensibile e profondamente sbagliata, che dimostra ancora una volta come una parte del sindacato continui a farsi guidare dall'ideologia piuttosto che dalla visione dello sviluppo. Il Mezzogiorno ha bisogno di investimenti, di modernizzazione, di infrastrutture che lo colleghino al resto d'Europa e lo rendano finalmente competitivo. Il Ponte rappresenta crescita, occupazione, integrazione territoriale. Tentare di fermarlo con motivazioni pretestuose e tecnicismi giuridici è un atto di ostilità nei confronti del Sud e delle sue comunità. La Cgil dovrebbe difendere il lavoro, non ostacolare progetti che genereranno migliaia di posti. Continuare a dire 'no' al progresso significa condannare intere generazioni a un futuro di marginalità e occasioni perdute. Il governo andrà avanti, con determinazione, per colmare il divario Nord-Sud e per dare al Paese le infrastrutture che merita".