Maurizio Landini è un sindacalista ai confini della realtà: pochi giorni fa ha perso un referendum sul lavoro che pensava di vincere e non ha fatto un plissé; ieri ha offerto un esempio indecente di manipolazione della realtà: il segretario della Cgil ha affermato che gli operai che hanno bloccato il traffico in tangenziale a Bologna sono vittime del governo, tutta colpa delle nuove leggi sulla sicurezza. È una sconcezza politica, ma a Landini serve per buttare in caciara un altro suo fallimento: i metalmeccanici sono senza un nuovo contratto perché il sindacato non sa fare il suo mestiere, da tempo si è trasformato in uno sgangherato agente politico che alla fine si è sostituito ai partiti moribondi della sinistra.
Così prima ha condotto il ballo suicida del referendum sul jobs act trascinando Elly Schlein nel burrone e ora si è messo alla testa dello scontro politico sulla sicurezza. Se fai marciare gli operai per bloccare il traffico (e danneggiare migliaia di lavoratori che non hanno meno diritti dei manifestanti), stai consapevolmente cercando il casus belli per strombazzare la svolta autoritaria dell’Italia. Landini avrà oggi i suoi titoli da Che Guevara e si sentirà appagato, ma il lavoro, la fabbrica, la produzione, sono un’altra cosa.
FdI sbertuccia Fratoianni: "Ma sul referendum che numeri ti hanno dato?"
Nicola Fratoianni dà i numeri. Più che il mancato raggiungimento del quorum al referendum dello scorso 8 e...Chiuso il mandato, i segretari della Cgil vanno a fare i parlamentari del Pd, l’elenco è lungo e tutti sono diventati anonimi. Landini forse no, ce la farà a farsi notare, potrebbe essere il colpo finale per i dem, il passaggio epocale da Marx al luogo-comunismo.