Che la politica possa essere aspra, a tratti persino dura, è cosa nota a chiunque faccia questo mestiere. Ma quando il dibattito trascende la legittima critica amministrativa per colpire la persona – e in particolare una donna nella sua esperienza di maternità – allora è lecito fermarsi a riflettere.
È quanto accaduto a Lissone, dove, nel corso del Consiglio comunale del 12 giugno scorso, il consigliere del Partito Democratico Elio Talarico ha rivolto parole quantomeno sorprendenti all’indirizzo dell’Assessora Carolina Minotti, assente in aula in quanto neomamma, ma non certo assente dalla sua funzione istituzionale. Secondo Talarico, «l’assenza dell’Assessore Minotti sta diventando un po’ imbarazzante. Non riesco a capire perché, quindi mi astengo dal giudicare la sua assenza, avrà i suoi motivi, però comincia ad essere imbarazzante il fatto che non sia presente da molti mesi».
Ma non si è trattato di una semplice battuta: nel consiglio di mercoledì sera, il consigliere è tornato alla carica, finendo per mettere in imbarazzo più se stesso che altri, come si vede dai video della scena che rimbalzano sui social. Attacchi volutamente ambigui, quelli del consigliere dem, che però si traducono, nei fatti, in un evidente affondo personale. Un affondo tanto più grave perché rivolto a una professionista che, secondo quanto riportano gli addetti ai lavori, il proprio incarico lo ha continuato a svolgere con serietà e dedizione.
«Nonostante il mio “status” di neo mamma non mi sono mai sottratta al mio impegno di Assessore, portando avanti i progetti legati alle mie deleghe e partecipando alle sedute di giunta già dopo una settimana dal parto», ha commentato Minotti sui propri profili social, ricordando come, nello stesso Consiglio, l’assenza della minoranza per ben sette mesi – motivata da una protesta contro un regolamento – sia stata accolta senza particolari reazioni: una contraddizione difficile da ignorare.
Fa riflettere che a muovere una simile critica sia stato proprio un esponente della sinistra, quella stessa area politica che da sempre si proclama paladina dei diritti delle donne, dell’uguaglianza e della genitorialità consapevole. Eppure, davanti al fatto concreto di una donna che diventa madre e continua ad amministrare con responsabilità, il riflesso automatico è il sospetto, la polemica, l’accusa.
«A livello nazionale difendono i diritti delle donne a parole, poi nelle amministrazioni locali si comportano in maniera piuttosto discriminatoria, mettendo alla gogna una donna madre che nemmeno avrebbe bisogno di essere presente, alla luce dell’ordine del giorno», commenta Luca Veggian, sindaco della vicina Carate Brianza e marito dell’Assessora Minotti.
Una presa di posizione netta, che non si limita alla solidarietà personale, ma denuncia un problema culturale e politico. Veggian ricorda anche come «a Monza una consigliera comunale, Francesca Dell’Aquila, si sia trovata costretta a dimettersi in seguito a pressioni simili: segno che non si tratta di episodi isolati, ma di un clima diffuso, trasversale, che continua a vedere la maternità come un ostacolo e non come un valore».
L’Assessora Minotti, dal canto suo, non si è tirata indietro e ha ribadito con chiarezza la sua posizione: «Non devo certo giustificarmi con chi, conscio della mia maternità e con una bambina di 4 mesi, vuole solo alimentare sterili polemiche». E ancora: «Fa riflettere che al giorno d’oggi il Consigliere Talarico pensi ancora che alla donna sia relegato il ruolo di fattrice».