Pd e Repubblica ci hanno messo poco a cavalcare il Rapporto. L’europarlamentare dem Sandro Ruotolo ha denunciato il clima da caccia alle streghe sull’informazione: «Quattro giornalisti italiani sono stati spiati illegalmente». Il quotidiano ha enfatizzato le «diverse bacchettate» indirizzate al nostro Paese su «libertà di stampa, conflitto di interessi, lentezza dei processi e decreto sicurezza». In tutto, avverte Repubblica, l’Italia ha ricevuto «sei critiche». «Da Paragon alla libertà di stampa, il report che boccia l’Italia», il titolo di ieri a pagina 17.
Merito delle 27 pagine - indicazione delle fonti comprese - della sesta edizione del report della Commissione sulla salute dello stato di diritto nell’Unione. Un appuntamento annuale che due giorni fa è stato officiato dalla vicepresidente esecutiva della Commissione, Henna Virkkunen, e dal titolare della Giustizia, Michael McGrath. Rispetto ai richiami precedenti, secondo la Commissione, il nostro Paese ha compiuto passi «ridotti o nulli».
Vale la pena dare un’occhiata, però, alle fonti con le quali è stato realizzato il documento. L’elenco è pubblicato nel secondo allegato. E contiene gli interlocutori sondati dalla Commissione negli scorsi mesi di febbraio e marzo, nel corso delle riunioni virtuali tenute in vista della stesura del Rapporto.
Magistratura e migranti: il "manuale" delle toghe rosse per sabotare il governo
Le toghe litigano, poi si organizzano. È in atto un conflitto interno alla magistratura italiana sui Centri di Pe...Conviene procedere in ordine alfabetico. Il primo nome che balza agli occhi è quello di Amnesty International Italia. Il suo report 2024-2025 sulla situazione dei diritti umani nel mondo nel capitolo dedicato all’Italia è eloquente. Ecco un passaggio: «Sono stati segnalati nuovi episodi di tortura per mano del personale penitenziario. La violenza contro le donne è proseguita a un livello pericolosamente alto. Persone razzializzate e lgbti hanno continuato a essere vittime di razzismo e discriminazione, anche a opera di ufficiali statali». Quanto alla Polizia, «in più occasioni è ricorsa a un uso eccessivo e non necessario della forza contro manifestanti e ha limitato il diritto alla libertà di riunione pacifica».
Poi c’è l’Arci, la rete di circoli storicamente vicina alla sinistra radicale. Basta dare un’occhiata alla home page del sito: ecco, ad esempio, le battaglie contro i «respingimenti illegali» dei migranti e la campagna «contro il proibizionismo ottuso e le politiche controproducenti sulle droghe del governo». Arci, peraltro, sempre in prima fila nella manifestazioni contro l’esecutivo nei dossieri più caldi (ultime, quelle in nome dello “Stop Rearm Europe”).
Sull’informazione c’è Articolo 21, il cui coordinatore è Giuseppe Giulietti, già parlamentare di sinistra per cinque legislature. Tra i garanti, poi, ci sono un altro ex parlamentare di Pds e Pd- Vincenzo Vita- e Roberto Natale, già candidato di Sel, il partito di Nichi Vendola. Poi, sempre sul fronte dei “diritti”, c’è Antigone. Anche in questo caso basta fare una capatina del sito dell’associazione per capire l’aria che tira. Migranti: «La Corte Costituzionale riconosce la violazione dei diritti delle persone migranti recluse nei centri» (i Cpr). Sicurezza: «La Corte di Cassazione boccia il decreto» (del governo).
Non è finita. Tra le sigle consultate ci sono Cild e Cospe. La prima, la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, nel suo Manifesto spiega di battersi - tra gli altri punti - per un «cambio di visione sull’immigrazione, non più da vedersi come questione criminale ma di diritto all’asilo e di dovere dell’accoglienza per i profughi, fino all’allargamento della cittadinanza». La seconda, un’associazione di cooperazione internazionale, oltre a mobilitarsi «per i diritti della popolazione palestinese», ha sposato le proteste di piazza contro il ddl sicurezza: «La destra vuole spaventarci».
Ma è sul fronte della giustizia che il re è nudo. Visto che accanto al Consiglio superiore della magistratura tra gli interpellati ci sono le correnti di sinistra dell’Associazione nazionale magistrati: il “cartello” di Area, formato da Magistratura democratica e Movimento per la giustizia, e la stessa Md, in prima linea contro la riforma della giustizia targata Carlo Nordio (presidente è Silvia Albano, estensore della sentenza del tribunale di Roma contro i trattenimenti dei migranti in Albania). Md che ha anche partecipato alla campagna referendaria per i quesiti dell’8 e 9 giugno scorsi, oltre ad aver aderito alle manifestazioni contro «guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo».
I giudici vogliono più soldi: "Sfondare il tetto dei 240mila euro"
Qualche spicciolo in più in tasca a quanto pare alle toghe farebbe comodo. Sì, non è una barzellett...A completare il quadro, nella lista delle fonti consultate dalla Commissione ci sono Emergency e Libera. La prima è la ong fondata da Gino Strada e diretta, fino alla primavera del 2024, dalla figlia Cecilia, adesso europarlamentare del Pd. La seconda è la onlus impegnata nella lotta alla mafia fondata da don Luigi Ciotti, storicamente vicina alla sinistra e alla correnti progressiste della magistratura. I presidenti onorari sono Gian Carlo Caselli, già procuratore della repubblica di Palermo e a lungo esponente di Md, e Nando Dalla Chiesa, per due legislature deputato della Rete di Leoluca Orlando (centrosinistra). Non proprio, e non solo loro, un esempio di terzietà politica.