Elly Schlein e Vincenzo De Luca si stringono la mano. L’intesa è raggiunta. Alla fine il candidato alla successione del presidente sceriffo della Campania sarà il grillino Roberto Fico, come nelle intenzioni iniziali di Giuseppe Conte e della segretaria del Pd. A prima vista potrebbe sembrare una sconfitta per l’attuale governatore, che si era opposto platealmente più volte alla candidatura dell’ex presidente della Camera della scorsa legislatura, ma non è proprio così. De Luca fa un passo indietro e uno di lato nella speranza di fare tre balzi in avanti.
Sulla carta l’intesa prevede, oltre il via libera a Fico, il ritorno del governatore nella sua Salerno, come sindaco. In teoria in città si dovrebbe votare nel 2027, in concomitanza con le elezioni Politiche, malo sceriffo nel suo giardino di casa, dove ha amministrato per quattro mandati, può quello che vuole. In Comune c’è Vincenzo Napoli,una sua creatura, per la quale sarebbe un onore, si maligna, farsi da parte in omaggio al grande capo. Quanto alle Regionali, il presidente uscente vorrebbe presentare tre liste sua diretta espressione, il Pd ne gradisce una. Probabilmente, con qualche aggiustamento, finiranno per essere due, Campania Libera (ma da chi?) e A testa alta (tutto chiaro fin dal nome).
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A sinistra esplode il caso Gergiev, tra accuse e silenzi imbarazzati. A sollevarlo è Julija Navalnaja, vedova di ...La lista, o le liste, sono un modo per pesarsi e rivendicare posti in giunta. Idem sperano che esse vadano male, ma non è affatto scontato che sarà così. De Luca ha radicato un sistema di potere territoriale profondo e trasversale, che non è detto si riversi nel Pd, soprattutto perché il Nazareno in Regione non esprime il candidato. Infine, poiché don Vincenzo tiene famiglia, pare che abbia chiesto un segnale di benevolenza dal partito nei riguardi del figlio Piero, parlamentare dem alla seconda legislatura. Una piccola promozione interna, un incarico, anche da costruirgli su misura, come un abito di sartoria, una cosa che abbia un nome altisonante e magari un contenuto nebuloso, tipo responsabile per le Politiche Europee.
Chi ha vinto e chi ha perso, dunque? Troppo presto per fare i conti. Dal quartier generale della Schlein fanno trapelare soddisfazione, recitano la parte di quelli che hanno domato il drago. Ma anche nel clan De Luca c’è soddisfazione, e in quei lidi non si è soliti a far buon viso a cattivo gioco. Chi è abituato a leggere le cose della Campania spiega che il passaggio di ieri non equivale al sotterramento delle asce di guerra ma è anzi solo una tappa dello scontro tra O’ sceriffo e la Nazarena per l’effettivo controllo della Regione per interposto Fico (i cinque stelle non hanno fama di amministratori efficienti e impermeabile nel campo largo, e questa considerazione è uno dei rari elementi d’unione delle diverse fazioni). A sbloccare l’intesa sul grillino infatti non è stato l’incontro di ieri tra lo sceriffo e la Nazarena, ma quello precedente, che il governatore ha avuto con Giuseppe Conte, con il quale ha trovato la quadra sopra la testa del Pd, che non ha potuto fare altro che abbozzare, essendo da sempre sponsor della candidatura in Regione dell’ex presidente della Camera.
Insomma, c’è il sospetto che la lunga e dura impuntatura di don Vincenzo sia stata una grande messinscena. Alzare il prezzo per dire sì nel momento in cui Elly è più debole sul fronte delle candidature alle Regionali, che sta subendo, anziché gestirle, sia in Toscana sia in Puglia, per poi scavalcarla stringendo un patto di ferro con il leader di M5S. Da qui al voto, De Luca muoverà tutte le sue truppe, offrirà posti, sedurrà, minaccerà, ricorderà, tratterà. Sarà un lavoro sull’uomo, per presentare liste ricche di portatori di voti. Una delle ultime mosse del governatore è stata nominare i nuovi direttori sanitari, le leve attraverso le quali si controllano i conti della Regione. Don Vincenzo, urne permettendo, ha già prenotato il posto di assessore alla Sanità per il suo fedelissimo, Fulvio Bonavitacola, per il quale è intenzionato a chiedere anche la vicepresidenza. A quel punto, il Pd è fuori dai giochi che contano.
E fuori dai giochi che contano, alzando gli occhi oltre i confini della Campania, i dem che fanno capo a Schlein lo sono un po’ dappertutto, dove si voterà. A Firenze il governatore uscente, l’ex renziano Eugenio Giani, ha di fatto imposto alla segretaria la propria ricandidatura, mobilitando decine di sindaci di sinistra in suo favore. In Puglia, Elly non riesce a gestire lo scontro tra il candidato alla presidenza in pectore, Antonio Decaro, un altro ex renziano doc, dai tempi degli spot elettorali sulla panchina con l’allora ministra Maria Elena Boschi, e Michele Emiliano, che vuole candidarsi a dispetto dell’europarlamentare, che minaccia di ritirarsi se questo avverrà. Nelle Marche, dove corre l’europarlamentare Matteo Ricci, un altro ex renziano, la segretaria regionale schleiniana, Chantal Bomprezzi, ha fatto esplodere il partito, vietando la ricandidatura a chi ha già fatto due mandati, che sono poi quelli che portano più voti. Qualcuno lo accoglierà Ricci nella sua lista, ma il candidato ha poco gradito.
Quanto al centrodestra campano, il nome più quotato è quello del sottosegretario agli Esteri, Edmondo Cirielli, di Fratelli d’Italia. A lui la decisione si metterci la faccia o fare da grande regista, magari per Giosy Romano, avvocato e professore universitario, da sempre vicino a Raffaele Fitto. La Regione è ritenuta contenibile, e Fdi non intende mollarla, perché è la seconda più popolosa d’Italia e vuole radicarvisi anche in prospettiva futura. Per questo con ogni probabilità verrà sbarrata la strada alla candidatura del leghista Gianpiero Zinzi, un giovane di belle promesse.