L’Oms prova a silenziare la commissione Covid: centrodestra indignato

di Daniele Capezzonemercoledì 23 luglio 2025
L’Oms prova a silenziare la commissione Covid: centrodestra indignato
4' di lettura

Escluse per evidenti ragioni le organizzazioni illegali e criminali (anzi, prudentemente, allontaniamo ogni eventuale accostamento dai nostri pensieri), come giudichereste un’entità che si rivolgesse a un suo ex membro per indirizzargli un monito alla vigilia di un’audizione parlamentare? E come giudichereste la stessa entità se osasse addirittura rivolgersi al Parlamento di una nazione libera e sovrana per tentare di limitare le possibilità di ricerca di una commissione d’inchiesta?

No, non è la trama di una spy -story, ma è la cronaca di quanto è avvenuto da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità nei confronti del Parlamento italiano (specificamente, della Commissione Covid) e del dottor Ranieri Guerra, di cui era ieri in programma l’audizione.

Guerra - i lettori lo ricorderanno - è stato direttore generale aggiunto dell’Oms, e si è trovato al centro di roventi polemiche negli anni passati. Ne cito due: la complicata faccenda di un rapporto critico sull’operato dei governi italiani in epoca Covid, e tutta la controversia relativa al piano pandemico.

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Sta di fatto che l’altro ieri, il giorno prima dell’audizione, l’ufficio legale dell’Oms ha scritto a lui e al presidente della Commissione Covid, il senatore Marco Lisei (Fdi), di fatto chiedendo una limitazione dell’audizione, ed evocando i vincoli che graverebbero anche sugli ex membri dell’organizzazione. E poi ancora passaggi sul regime di immunità di cui l’Oms e i suoi membri godono e la tesi sintetizzo con parole mie- secondo la quale Guerra non sarebbe autorizzato a riferire cose che ha saputo quando era membro dell’Oms. «Un tentativo maldestro di comprimere la funzione istituzionale della Commissione», hanno commentato i capigruppo di Fdi alla Camera e al Senato Galeazzo Bignami e Lucio Malan.

Il presidente della Commissione Lisei ha risposto in modo cristallino: «È evidente che nessun eventuale tentativo riuscirà a limitare la mia funzione, poiché è mio dovere rispettare la legge italiana istitutiva della Commissione d’inchiesta, per questo non limiterò alcuna domanda dei commissari. Avevo il dovere di informare la Commissione di questa missiva e l'ho fatto in onore al principio di trasparenza che ci siamo dati. Mi auguro infine che quanto scritto non infici la genuinità dell'audizione del prof. Guerra».

Verrebbe da dire: ma come osano? Ma come si permettono i signori dell’Oms di interferire in questo modo? Eppure non tutti in Commissione hanno reagito così. Significativo, dopo la netta risposta all’Oms del presidente Lisei, è stato ad esempio l’intervento del grillino Alfonso Colucci, scattato subito in difesa dell’Oms e della sua letterina: «Non trovo in alcun suo elemento forme di limitazione o di compressione nei confronti dell’audito o della Commissione». A seguire, il pentastellato ha evocato il «rispetto» dovuto alle organizzazioni internazionali e l’esigenza di «cooperazione internazionale», oltre che i «vincoli», che legherebbero l’Italia. Ha avuto buon gioco a smontare questa fragile costruzione il presidente dei senatori di Fdi Lucio Malan: «Cooperazione- ha sostenuto replicando al grillino - non può voler dire sottomissione». E ancora: «Immunità non può voler dire mancanza di trasparenza proprio perché l’Oms ha a che fare con questioni mediche particolarmente importanti e delicate».

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Nettissimo anche il capogruppo alla Camera di Fdi Galeazzo Bignami, che ha liquidato la lettera come «di estrema gravità e dai contenuti irricevibili». Non solo: Bignami ha colto l’occasione per denunciare «le pressioni debite e indebite che stanno ricevendo i commissari in ordine allo svolgimento della propria attività, pressioni quotidiane di ogni tipo per ostacolare il lavoro della Commissione».
Il piddino Gian Antonio Girelli, con l’aria di chi è appena tornato dalla luna, ha sostenuto la necessità di «approfondire» le parole di Bignami. Il quale gli ha risposto a stretto giro di posta, fornendo un elenco dettagliato delle pressioni: «Soggetti che interferiscono, commissari che minacciano di chiamare istituzioni non parlamentari, lettere inviate tramite studi legali, ex commissari che si muovono con disinvoltura a dir poco inquietante...».

Ha chiuso efficacemente il cerchio il leghista Claudio Borghi: «La lettera ci dice quale sia il problema dell’Oms: un’organizzazione che non risponde a nessuno, nemmeno ai parlamenti». Molto lucidamente Borghi ha puntato il dito sull’immunità di giurisdizione che copre i membri dell’Oms, e gli effetti che ciò determina sulla natura stessa dell’Oms. Ora - se non parlassimo di cose drammaticamente serie- ci sarebbe perfino da sorridere. Che l’Oms evochi «indipendenza e imparzialità» dopo aver operato, come accadde nei mesi decisivi della vicenda Covid, per tutelare più la Cina che altro, è letteralmente tragicomico.

Da questo punto di vista, ha del tutto ragione la capogruppo di Fdi in Commissione Covid Alice Buonguerrieri: «Un’organizzazione internazionale - ha dichiarato - non può tentare di violare la sovranità nazionale proibendo o delimitando le funzioni a cui è preposto un organo d'inchiesta parlamentare». E quindi, «questo irricevibile tentativo dimostra ancora una volta la bontà della scelta del ministro Schillaci e del governo Meloni di non accogliere gli emendamenti al Regolamento sanitario internazionale con cui l’Oms si sarebbe attribuita ulteriori poteri in spregio alle decisioni degli Stati sovrani».
L’Italia - stavolta - si è mossa bene, dunque. Così come è assolutamente lodevole lo sforzo che la maggioranza sta compiendo in Commissione per fare luce sugli aspetti più opachi del triennio pandemico (a partire dall’uso discutibilissimo che fu fatto del denaro dei contribuenti). Non è difficile immaginare cosa accadrebbe se - in futuro - tornassero in cabina di regia Pd e Cinquestelle.

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