Ciao poveri. La salamella alla festa dell’Unità deve avere un po’ stancato la segretaria del Partito democratico: va bene fare il tour tra i militanti in Emilia Romagna, dove Elly Schlein è di casa, ma siamo a Ferragosto ed è tempo di partire, cambiare orizzonte, andare in ferie. Ma dove? Non si sa. Sul relax estivo della leader dem nessuno apre bocca, massimo riserbo, pochi dettagli, mistero fitto, come se ammettere di avere la possibilità di fare vacanze a cinque stelle non fosse in linea con il partito degli ex Ds e, in effetti, forse a qualche compagno comunista (senza rolex) potrebbe dare fastidio. E pure agli elettori.
Ma poi cosa ci sarebbe di male? In fondo Schlein è mezza svizzera, ha il passaporto americano, ha tre cittadinanze, una donna del presente con una relazione stabile con Paola e i completi giacca e pantalone per le grandi occasioni consigliati dalla consulente armocromista (che forse dovrebbe vestire anche altri). Schlein può viaggiare e chiudersi in una villa con piscina, come ha ipotizzato ieri il Foglio, al riparo da sguardi indiscreti e dalle critiche di chi ancora non la capisce e pensa che in fondo non c’entri nulla con la storia del partito e con le sue battaglie per i meno abbienti. Questione di classe e ceto sociale, evidentemente. Insomma, difficile vedere Elly su una spiaggia libera delle nostre tra teli ammassati e pranzo al sacco, più probabile che vada in Grecia (la sorella Susanna è primo consigliere dell’ambasciata italiana ad Atene) o in Costa Smeralda o sulle Alpi svizzere. Mete ricercate e lontane dalla folla, basta cortei o banchetti con gli attivisti. Più che militante, un’estate latitante, per la leader del primo partito di opposizione.
Spiagge, Meloni spiana Schlein: "Attaccare il governo è vergognoso"
Giorgia Meloni non le manda a dire. Dopo gli attacchi da parte della sinistra sulla stagione balneare e sulle accuse all...Tuttavia, Schlein prima di staccare i collegamenti e lasciare il campo (largo) del dibattito politico, ha provato a ingaggiare una polemica con la premier Meloni sul turismo che secondo lei sarebbe in calo e invece per la presidente del Consiglio va bene ed è in forte ripresa. Poi ha rilasciato una intervista all’Adnkronos per dire la sua su tutto, dal vertice in Alaska («seguiamo con grande attenzione») alla guerra in Medio Oriente («bisogna riconoscere lo Stato di Palestina», insiste), dalle Regionali ai rapporti con gli alleati del centrosinistra, dalla legge elettorale al salario minimo, al diritto alla casa. Alla fine, tante parole ma nulla sui dissapori interni, sulla grana che il suo partito, il Pd, deve sobbarcarsi in Puglia e Campania, dove i signori delle tessere la tengono sulla graticola e vogliono ancora dettare la linea. I “cacicchi” che Elly si era illusa di potere defenestrare una volta per tutte, in realtà non consentono a una segretaria, eletta quasi a sorpresa contro l’apparato, di gestire come vorrebbe il partito nei territori.
Lo si è visto bene in Toscana, dove ormai il governatore uscente Eugenio Giani è stato riconfermato per la corsa di metà ottobre, anche perché i Cinquestelle hanno sancito con un voto on line che va bene pure a loro. Ma Giani non è un candidato all’insegna del rinnovamento per la segreteria guidata da Schlein: arriva dalla vecchia dirigenza e al Nazareno il suo nome è stato a lungo in bilico, finché i dem fiorentini hanno fatto le barricate per lui ed Elly ha dovuto abbozzare. In Puglia la situazione è rovente e in Calabria siamo quasi alle comiche, ai vocali di dieci minuti (come cantava Tommaso Paradiso) per dire che è tutto in alto mare, Avs contro Pd contro M5S, tra l’imbarazzo generale. Dalla leader dem , ieri su questo, silenzio. In compenso, però, le è venuta un’idea. «Per stare al passo con Stati Uniti e Cina», ha detto all’Adn, «servono investimenti comuni. Proponiamo 800 miliardi l’anno di investimenti europei, pubblici e privati, orientati a un grande piano industriale dell’innovazione che guidi le transizioni digitale ed ecologica», s’illumina la segretaria. In pratica propone di creare un’intelligenza artificiale europea anche con soldi pubblici, ma con un sacco di burocrazia perché, spiega, «bisogna mettere dei limiti per tutelare i diritti delle persone ed evitare abusi, a partire dalla riservatezza dei dati». Intanto la riservata è lei. Parte e va. Dove non si sa.