Ferragosto di carceri e persino di polemiche. La visita di Matteo Salvini a Rebibbia fa insorgere uno sparuto gruppo di radicali, ai quali va bene evidentemente solo quando ci vanno loro a trovare i detenuti. E poi addirittura su Arianna Meloni, rea di aver trascorso la giornata di metà agosto assieme alla regione Lazio presso la protezione civile, il 118, il Nue: e pure questo va male. Ma procediamo con ordine.
Salvini è andato a trovare sia detenuti che agenti della polizia penitenziaria e ovviamente l’incontro che ha fatto più rumore è stato quello con Gianni Alemanno, detenuto dalla sera di Capodanno e da allora animatore di una battaglia civile dietro le sbarre a favore delle persone ristrette. Dice il vicepremier a Libero: «Abbiamo parlato di come superare i problemi attuali, troppi detenuti e pochi agenti sono un mix che rischia di essere esplosivo».
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Ricapitoliamo. Furto d’auto, omicidio stradale, una signora al cimitero, i minorenni rom responsabili del fatto (n...Durante l’incontro Alemanno gli ha presentato «un bravissimo artigiano del legno, fa lavori bellissimi, gli ho “prenotato” il presepe che allestiremo al Mit in Porta Pia per Natale, con ricavato in beneficenza». E lui, Alemanno, come sta? «L’ho trovato bene». E lo ha colpito anche su altro: «La cosa che mi ha sottolineato, e su cui ha ragione, è che non si può stare in galera a 84 e 87 anni, due giovanotti che mi ha presentato...».
Probabilmente, una visita che dispiegherà i suoi effetti con interventi legislativa: il carcere luogo di espiazione della pena, ma nel rispetto della dignità dei detenuti e di chi ci lavora, questo il senso della visita di Salvini spiegato a Ferragosto ai giornalisti che lo attendevano all’uscita del carcere romano. Peccato per quella pattuglia radicale che ha avuto da ridire contro l’iniziativa del leader della Lega, con Filippo Blengino, Segretario di Radicali Italiani. Costui ha detto che «Salvini sfila a Rebibbia fingendo stupore ma dimentica che le sue politiche populiste e panpenalistiche hanno trasformato le carceri in discariche sociali». Una polemica inutile tanto per farsi notare.
Idem, potremmo dire, per gli esponenti del Pd del Lazio che il giorno di Ferragosto ne hanno approfittato, non per una salutare passeggiata al mare, ma per attaccare Arianna Meloni, capo della segreteria politica di Fdi. La Meloni ha partecipato ad una iniziativa della regione Lazio visitando quella parte di Italia che a Ferragosto non si ferma. Anzi, sta in prima linea. Infermieri, medici del 118, operatori del Nue, 112, volontari della Protezione Civile, forze dell’ordine. La presenza inaspettata di Arianna Meloni ha scatenato la sinistra. E in particolare il Partito Democratico del Consiglio regionale non ha perso tempo a trasformare il dettaglio in una questione di principio: «A che titolo?», domandano. E soprattutto: perché portare un dirigente politico di partito in un luogo che dovrebbe restare istituzionale, neutro, impermeabile alla propaganda? Come se non fosse invece un titolo di merito.
Da Fratelli d’Italia, la risposta è comunque arrivata col segretario regionale Paolo Trancassini, che ha parlato di «polemica sterile e pretestuosa», assicurando che non c’era nessuna strategia occulta ma solo un gesto di vicinanza. Anzi, rilancia: chi governa oggi, dice, si preoccupa delle condizioni di lavoro di chi resta in trincea anche nei giorni festivi, mentre «quando governava il Pd era più interessato alle poltrone».
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C’è stato un tempo non troppo lontano in cui la giunta di centrosinistra si vantava di aver fermato gli sgo...Arianna Meloni ha risposto invece ringraziando chi lavora: «Grazie davvero a ciascuno di voi: la vostra è un’autentica missione e come tale la vivete, portandola avanti con dedizione, sacrificio, professionalità, amore e straordinario senso del dovere. A noi il compito di ringraziarvi ma soprattutto di sostenervi, promettendovi ogni giorno che non sarete mai soli. Perché l’Italia che vogliamo costruire è una comunità in cui la solidarietà e il mutuo soccorso possano essere riconosciute come base dell’identità nazionale. Un’Italia che sa correre, ma che non lascia indietro nessuno. Mai», è stata la conclusione.