Matteo Salvini: "Il Ponte come il Mose. Dicevano che era inutile, hanno cambiato idea"

di Fabio Rubinivenerdì 22 agosto 2025
Matteo Salvini: "Il Ponte come il Mose. Dicevano che era inutile, hanno cambiato idea"

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L’estate di Matteo Salvini è, come di consueto, itinerante. Una visita a un cantiere a Roma, una a Milano. Qualche giorno di semi relax nell’amata Pinzolo, in Trentino. Il tutto, però, senza mai staccare la spina, che i dossier da ministro e quelli politici aperti sul tavolo sono parecchi.

C’è una Pontida da organizzare per fine settembre, ma soprattutto ci sono i passi finali per far partite la “madre di tutte le opere”: il Ponte che collegherà la Calabria alla Sicilia e che metterà fine alle code infinite agli imbarchi dei traghetti. Quelle che flagellano turisti e residenti e che solo la sinistra a partire da Elly Schlein sembra non vedere.

Ministro Salvini. Questa volta col Ponte sullo Stretto si parte davvero? A che punto siamo con gli ultimi ma decisivi passaggi che consentiranno di aprire il cantiere? 
«Stiamo ultimando gli ultimi passaggi tecnici col Mef, e per questo gli uffici hanno continuato a lavorare senza sosta durante tutto agosto: a inizio settembre tutto il dossier-Ponte sarà trasmesso alla Corte dei Conti, con le firme del Presidente Meloni e del sottosegretario Morelli. Si tratta dell’ultimo passaggio prima del via ai lavori, che conto possano iniziare da lì a brevissimo. Tanti cittadini mi scrivono e non vedono l’ora di assistere alla posa della prima pietra, una giornata attesa da generazioni.
Per me sarà un onore essere con loro! Siamo di fronte a un passaggio storico: stiamo realizzando la più grande opera pubblica in Occidente, di cui si parla fin dai tempi dell’antica Roma».
Cosa ha provato quando il Cipes ha dato il suo via libera definitivo all’opera? 
«Grande soddisfazione, soprattutto pensando ai troppi giovani che sono stati costretti a lasciare l’Italia per cercare fortuna altrove. Grazie al Ponte e a tutte le opere connesse ci saranno migliaia di opportunità di lavoro da Nord a Sud, a tutti i livelli. Una grande occasione di rientro di cervelli nel nostro Paese. Questa opera conferma attenzione e voglia di investire sul futuro dell’Italia, anche se rivedo le stesse polemiche che avevano coinvolto, per esempio, il Mose di Venezia che ormai è considerata un’opera fondamentale e irrinunciabile, e che ha salvato più di 100 volte Venezia dal disastro dell’acqua alta. Rileggo con un po’ di soddisfazione certi commenti che ritenevano impossibile il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Dato che i lavori partiranno, adesso si mette in dubbio l’utilità o altro ancora. Follie. A dar retta al Pci, antenato del Pd, l’Italia non avrebbe dovuto avere nemmeno l’autostrada fra Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli».
Le accuse più feroci su questo progetto riguardano il fatto che si tratterebbe di una “cattedrale nel deserto”. Sarà davvero così? 
«La migliore risposta è arrivata pochi giorni fa, con l’aggiudicazione della gara da 1,6 miliardi per la linea ferroviaria di alta velocità e alta capacità Salerno-Reggio Calabria. Ricordo che il reddito di cittadinanza che la sinistra vuole reintrodurre, è costato più di 34 miliardi agli Italiani e non ha lasciato traccia alcuna. Il Ponte resterà nella storia, e servirà davvero a milioni di cittadini. E sarà un toccasana anche per il turismo, grazie alla metropolitana Reggio-Messina che farà da contorno al collegamento tra le due sponde. Qualcuno parla già di distretto culturale dello Stretto: un’idea eccellente».
Altro tema caldo del fronte del No: “col Ponte Salvini pensa solo al Sud e non al Nord”. Che risponde? 
«Rispondo con i dati. In Piemonte abbiamo previsto investimenti per 23,3 miliardi, in Lombardia per 25,8 miliardi, in Veneto per 18,4 miliardi. Si tratta di fondi per opere ferroviarie, strade, edilizia residenziale, nuove dighe, case rimesse a nuovo».
E poi ci sono i Giochi invernali del prossimo anno tra Lombardia, Veneto e Trentino...
«Le olimpiadi Milano-Cortina porteranno lustro in tutta Italia ma soprattutto al Nord, con opere che rimarranno nel tempo a servizio delle comunità.
Aggiungo che nella realizzazione del Ponte sullo Stretto saranno coinvolte realtà di tutto il Paese, e la regione maggiormente interessata sarà la Lombardia. Da Palermo a Milano, sarà una vittoria per tutti».
Lei ha detto: “Solo in Italia abbiamo sindacati che rifiutano la creazione di posti di lavoro, come quelli - si parla di 120 legati al Ponte”. È un fenomeno che lei riscontra a livello nazionale con Landini e compagnia o anche a livello locale (in Sicilia e Calabria) vi è la medesima chiusura? 
«I sindacati di sinistra che si oppongono al lavoro e al progresso sono una minoranza organizzata e rumorosa, spinta da alcuni media, ma estrema minoranza. Mi piace ricordare invece le tante categorie a favore, per esempio Confindustria, le associazioni agricole e quelle degli autotrasportatori, le università, gli ordini professionali, studiosi e intellettuali, imprenditori e commercianti. E penso anche a come il Ponte potrà diventare anche un’attrazione turistica a livello mondiale, come è accaduto ovunque ai suoi fratelli minori».
Perdoni la franchezza, ma a fronte di tutto questo, non le viene mai da pensare “ma chi me l’ha fatto fare”? 
«Beh sono lo stesso ministro finito a processo per aver difeso i confini dell’Italia: diciamo che se mi piacesse la vita comoda non mi sarei iscritto alla Lega e non lavorerei per mantenere le promesse fatte. Gli ostacoli sono tanti, ma quando si ama il proprio lavoro, tutto è più semplice. Certo, l’idea di tornare a processo in autunno per aver bloccato gli sbarchi, dopo quattro annidi udienze e un’assoluzione, rischiando fino a sei anni di galera, mi fa arrabbiare. Ma continuerò a lavorare con ancora più grinta e impegno».
Dopo la delibera del Cipess la eco che ha avuto il progetto del Ponte ha ampiamente valicato i confini nazionali. Una bella notizia, non crede? 
«Il via libera del Cipess ha consentito all’Italia di essere sulle prime pagine dei giornali di tutto il Mondo, dall’America al Giappone, dalla Cina alla Germania: purtroppo spesso la stampa estera mette l’Italia in prima pagina per i nostri problemi, questo agosto siamo finiti sulle televisioni di tutto il Pianeta per la nostra voglia di innovare, di costruire, di sfidare il futuro».
Ministro, lasciamo il Ponte e passiamo all’attualità di giornata: finalmente dopo oltre trent’anni e più di cento tentativi, ieri è stato sgomberato il Leoncavallo. Da milanese prima ancora che da politico, cosa si sente di dire? E al sindaco che si è offeso per non essere stato avvisato per tempo? 
«Finalmente cancelliamo una pagina di illegalità. È un buon servizio alla città, incredibile che il Comune lamenti di non essere stato avvisato. Successe anche nel 2017, quando avvenne una maxi operazione di sicurezza in Stazione Centrale: Sala dovrebbe dire grazie e preoccuparsi di rimettere in moto una città che ha paralizzato. È ormai sempre più solo, isolato nel Palazzo».
Ultima domanda. Il 21 settembre la Lega torna come da tradizione a radunarsi sul pratone di Pontida. Negli ultimi anni ci sono cambiamenti importanti come la presenza della Le Pen e di altri leader stranieri. Ci può anticipare qualcosa sull’edizione del 2025? 
«Sarà un’edizione straordinaria, pensiamo ad alcuni ospiti stranieri e ad altre sorprese, tenendo insieme identità e futuro, autonomia e sovranismo, locale e globale. Ormai abbiamo più di 500 sindaci e decine di migliaia di sostenitori, in Italia e nel mondo. Vogliamo essere protagonisti nei piccoli Comuni e nel percorso globale per tornare alla Pace, fra Russia e Ucraina, fra Israele e Palestina. E ci riusciremo, spesso saremo soli contro tutti, ma la cosa non ci fa paura».