Uno strano video arriva dalla Libia e la sinistra lo accoglie come un regalo insperato, perfetto per riaprire la campagna sul “caso Almasri”. Mostra un uomo con una jellaba bianca, la tipica tunica diffusa in nord Africa, che nella strada trafficata di una città butta a terra un altro uomo e lo prende a pugni per circa dieci secondi, sotto gli sguardi impassibili dei passanti. L’intera scena dura 38 secondi, l’aggressore è inquadrato quasi sempre di spalle o non è inquadrato affatto, tranne che per i pochissimi istanti in cui lo si vede di lato. Non c’è alcuna immagine dell’aggredito al termine del pestaggio. Il video termina con una fotografia, fatta in tutt’altro contesto, che mostra Osama Njeem Almasri vestito con una jellaba bianca, sorridente col gesto del pollice in alto. È messa lì per convincere chi guarda che il picchiatore è proprio l’ufficiale libico arrestato in Italia e poi rispedito in patria.
Quell’uomo potrebbe essere Almasri, ma anche una persona di corporatura simile. La sequenza non consente di dire altro: nulla sulla data o sulle condizioni dell’uomo percosso, che sono gli elementi chiave di questa storia. Ammesso che il filmato non sia creato o alterato con l’intelligenza artificiale: chilo ha diffuso ha già usato gli algoritmi per manipolare l’immagine di Almasri. Il video è stato pubblicato sul social network X dalla testata Almasdar Media (Almasdar è un nome generico, traducibile come «La Fonte») e rilanciato da Refugees in Libya, una ong pro-migranti. Sostengono che quell’uomo è proprio Almasri, che la scena è recente, quindi successiva alla scarcerazione da parte del governo italiano, che è stata ripresa nelle strade di Tripoli e si è conclusa con la morte dell’aggredito.
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L’espulsione di Almasri? Sacrosanta, almeno secondo quei generali in congedo che in carriera hanno affrontato tant...Un invito a puntare l’indice accusatorio sul governo italiano, che l’opposizione raccoglie al volo. Elly Schlein sostiene che, se quel picchiatore è davvero il militare libico, «Giorgia Meloni non può più esimersi dallo spiegare per quale motivo il suo governo lo ha liberato e riaccompagnato a Tripoli, dove sta continuando a uccidere». Giuseppe Conte non ha dubbi sull’identità dell’uomo e sulla morte della vittima: «Giorgia le hai viste quelle immagini? Un briciolo di coscienza ti è rimasto?». E così gli altri.
Da palazzo Chigi scelgono il silenzio. Anche perché la credibilità e la data della registrazione sono tutte da verificare. Se ne stanno occupando gli apparati di sicurezza, per capire se il filmato è ciò che viene presentato o fa parte di un’operazione di disinformazione. Le poche certezze che emergono, intanto, non fanno che aumentare i dubbi. È sicuro, infatti, che la fotografia finale, quella che ritrae Almasri col pollice in alto, risalga a un periodo antecedente al gennaio 2025, dunque alla sua cattura e al rimpatrio da parte delle autorità italiane. È un dato di fatto anche che la stessa Almasdar il 16 luglio abbia pubblicato un video dichiaratamente falso, generato con l’intelligenza artificiale, in cui l’ufficiale libico racconta come sarebbe sfuggito al mandato di arresto internazionale.
Almasdar è vicina al governo di Tripoli, quello riconosciuto dalla comunità internazionale. In particolare risulta legata a Walid Ellafi, membro della Fratellanza Musulmana nonché ministro delle Comunicazioni e braccio destro del primo ministro, Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh. Sia la testata sia la fazione dietro di essa sono ostili alle Forze speciali per il contrasto al terrorismo, note come Rada, cui appartiene Almasri.
La testata che ha diffuso il video, in altre parole, appare come un sito creato per fare operazioni di “covert influence”, manipolazione dell’opinione pubblica ai danni dei propri avversari condotta in modo occulto, senza che formalmente si possa risalire al “mandante” politico. Almasri e la sua milizia sono in cima alla lista degli avversari e la pubblicazione del filmato farebbe parte di una faida interna alle bande di Tripoli, nella quale ogni menzogna è valida. È proprio questa la spiegazione data informalmente dai vertici delle Forze antiterrorismo libiche agli apparati di sicurezza italiani. Lo stesso Almasri, interpellato, avrebbe spiegato infatti che quel video è autentico, ma risalente al 2021 o al 2022.
Lui era nelle vicinanze della sua abitazione e aveva chiesto al conducente di un’autovettura di spostare il mezzo, perché mal parcheggiato. L’uomo, in risposta, avrebbe tirato fuori una pistola, costringendo Almasri a quella reazione violenta. Non avrebbe riportato comunque lesioni di rilievo e sarebbe stato denunciato. Una versione compatibile con il filmato, più di quella che dà l’uomo ucciso con pochi pugni nell’indifferenza dei presenti. Se emergerà che la verità è questa, o comunque diversa da quella che la sinistra ha sposato subito, senza porsi dubbi né indagare, solo perché le era comoda, a dare spiegazioni dovrebbero essere Schlein, Conte e tutti gli altri.