I bookmaker inglesi da tempo non lo quotano più. Una dichiarazione di Angelo Bonelli (Avs), infatti, è più scontata di una cambiale, più monocorde di uno scacciapensieri e più noiosa di un basso continuo senza modulazione. Poiché “piove, governo ladro” è roba ottocentesca e lui è un progressista spinto, meglio insistere sul ritornello che qualsiasi cosa accada in cielo, in terra e in ogni luogo, la colpa è di Giorgia Meloni, o perché non abbastanza svelta da prevenire o non abbastanza accorta nel risolvere. Poteva mancare la sortita sui disastri del maltempo a Rimini e sulla Romagna? Non potendo scagliare i suoi fulmini contro Giove Pluvio che già ci mette di suo, e neppure mettersi controvento a Eolo per le raffiche a 120 chilometri orari, perché non prendersela con la leader, tanto per essere fedeli a sé stessi? Il portavoce a metà dei Verdi, che parla per due e straparla per tre, ha puntato subito il ditino accusatorio contro il presunto negazionismo di Giorgia Meloni sul cambiamento climatico, collegandolo pure al Ponte sullo Stretto che vuole il ministro Matteo Salvini; poco ci manca che non la chiami in causa per l’estinzione del Dodo e il vizietto dell’uccello fratino di nidificare in spiaggia incurante dei bagnanti e dei turisti. Bonelli è un vero portento nel mettere insieme mele e pere e confezionare la macedonia della propaganda con tonitruanti proclami, e programmi che neanche la bacchetta di Mago Merlino potrebbe realizzare in un amen.
LEITMOTIV SMONTATO
Il personaggio è questo, uno che avrebbe annoiato anche Richard Wagner con il suo scontato Leitmotiv: sempre quello, un’idea fissa onnipresente che cela anche una certa povertà di idee. La questione è che Bonelli sembra addirittura credere a quello che dice, tanto qualche microfono compiacente, un sitarello web e persino un’agenzia di stampa che rilancia il suo pensiero obliquo lo si trova sempre. E poi, parole sue, «in tre anni gli eventi estremi hanno causato danni per 30 miliardi, ma il governo continua a sabotare le politiche sul clima», artefice nientepopodimenoché di un «furto di futuro».
Bonelli sgancia il siluro su Pd e 5s: "Basta con il duopolio", sinistra a pezzi
Esplode un'altra bomba nel centrosinistra. Dopo le parole di Nichi Vendola che hanno agitato la corsa alle Regionali...Dopo l’ansia da prestazione climatica, quella sottile e avvilente angoscia che rende preoccupati per la deriva del mondo e giustifica ogni sorta di gesto a sinistra, ecco addirittura un suggerimento al ministro Carlo Nordio per una nuova fattispecie penale, il furto di futuro, da applicare solo a destra. Perché prima dei tre anni, per Bonelli, è già tutto prescritto, nonostante i disastri in Romagna non siano proprio una novità assoluta, così come è abbastanza noto chi gestisce territorialmente la Cosa pubblica. Il co-portavoce in regime di esclusiva ha già la soluzione: prendere i soldi del Ponte sullo Stretto di Messina e mettere in sicurezza il territorio «dal rischio idrogeologico e sismico». Dal coniglio che spunta fuori dal cilindro del prestigiatore, all’uovo di Colombo della banalità: quando il solleone spacca c’è la danza della pioggia perché il governo non fa nulla; quando piove è perché il governo non combatte la crisi climatica e il riscaldamento globale. I Verdi, su questo, sono stati precursori anche se non preveggenti. Per anni si erano convinti e hanno cercato di convincere che non avrebbe mai più piovuto. Contrordine compagni.