Silvia Salis usata come un talismano: l'ultima "trovata" del Pd

di Pietro Senaldimartedì 2 settembre 2025
Silvia Salis usata come un talismano: l'ultima "trovata" del Pd

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Bella, bionda, e quando c’è da mettersi in mostra dice sempre sì. Silvia Salis è ormai un talismano per il candidato del campo largo in difficoltà. La chiamano e lei è ben lieta di dare una mano alla causa e l’altra al suo progetto di affermarsi come una figura politica di statura nazionale. Fa campagna elettorale per chi glielo chiede oggi e anche per sé un domani.

L’ex atleta del lancio del martello è sindaco di Genova dalla tarda primavera e dicono lavori molto. Quest’estate, la prima cittadina non ha fatto vacanze, tanti sono i problemi che deve risolvere. Primo fra tutti, quello di far coincidere le sue promesse elettorali, incentrate per far piacere a M5S e Avs sulla paralisi dello sviluppo di Genova e delle opere pubbliche previste dal suo predecessore, Marco Bucci, con la realtà e le esigenze del capoluogo.

VOLTO NUOVO
Il punto è che Salis, da subito, fa più di un lavoro. Uno è autopromuoversi come volto nuovo e unificante delle sinistre; non si sa mai quanto lontano può andare il martello, da un ministero dello Sport a una corsa alle primarie dem, e poi chissà...

Un altro è fare da testimonial del campo largo unito e vincente, cosa che obiettivamente le è riuscita a Genova, dove Silvia ha messo insieme Giuseppe Conte, Matteo Renzi e per una volta perfino Carlo Calenda. Ed è in questa veste che nel fine settimana è andata fino ad Ancona, convocata dal candidato alla presidenza delle Marche, Matteo Ricci, che le ha chiesto sostegno. Non che lei c’entri alcunché con la città dorica, ma si è ugualmente presentata con piglio sicuro e sorriso compiaciuto, di bianco vestita, come ama e come un medico, visto che si è cimentata sul tema sanità, l’argomento sul quale l’ex sindaco di Pesaro picchia duro.

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In realtà la riforma sanitaria peggiorativa del sistema nelle Marche l’ha fatta l’ultimo governatore dem, Luca Ceriscioli, e il presidente in carica, il meloniano Francesco Acquaroli, sta provando a rimediare: sta progettando nuovi ospedali, riattivando reparti chiusi dalla sinistra e ha aperto una cinquantina di punti sanità. Ricci lo sa e gioca sporco. Salis non sa nulla e ripete quel che le suggeriscono: “Per noi progressisti la sanità è al primo posto, perché la differenza tra noi e i conservatori sta nell’approccio ai problemi delle persone. La sinistra governa le grandissime città d’Italia.

Il bilancio di uno Stato o di una Regione è il bilancio più politico che esista”. Parole in libertà, forma e non sostanza, come nelle caratteristiche di Salis. Già, perché il bilancio delle Marche nella sanità è in attivo, e senza aumentare le tasse, a differenza che nella vicina Emilia-Romagna di quelli attenti alle persone, per esempio.

Peraltro la Regione è seconda, con Lombardia ed Emilia Romagna, nella crescita economica, sopra la media nazionale. Quanto al resto, non è che in tutte le grandissime città governate dalla sinistra - a cominciare dalla sua- la sanità sia impeccabile. E poi i tagli al settore si sa bene che sono iniziati sotto i governi degli sponsor di Silvia.

Ma sono dettagli; quel che conta della sindaca genovese non sono le parole, ma la sua presenza. Ricci l’ha voluta per cercare di agguantare Acquaroli. Il candidato del campo largo è animale da palco, a differenza del governatore di Fdi, più attento all’arte dell’amministrazione e ai fatti, e si è scelto la spalla migliore, anche migliore di lui, se non altro perché non è indagata per concorso in corruzione. Lei ha risposto presente perché è in tour promozionale permanente. La prossima settimana è attesa a Milano alla Festa dell’Unità. Per l’inaugurazione del Salone di Genova, tra quindici giorni, ha invitato tutti i sindaci delle città metropolitane, con la scusa di discutere di sicurezza e bilanci.

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ALLARME FASCISMO
Prima di Ferragosto, in occasione dell’anniversario della strage di Sant’Anna di Stazzema, aveva graziosamente concesso la propria presenza a un altro candidato sinistro, il toscano Eugenio Giani, che ai tempi aveva bisogno perché non aveva ancora firmato il contratto di governo con M5S, quello con cui rifiuta il rigassificatore e promette il reddito di cittadinanza. 

I contenuti del discorso? Il solito mix tra il dovere del ricordo - e ci mancherebbe – e gli inquietanti segnali che la lanciatrice di martelli e funeste profezie vede oggi di un nuovo diffondersi del fascismo. Tutto come previsto; al punto da chiedersi se Salis sia il nuovo o non piuttosto una delle tante facce nuove del vecchio. In tal caso, sarebbe la fotocopia di Ricci, solo con maggiore presenza e minori lati oscuri nel curriculum.