Matteo Ricci, altri guai: ufficio in omaggio (e scatta la denuncia)

di Pietro Senaldivenerdì 12 settembre 2025
Matteo Ricci, altri guai: ufficio in omaggio (e scatta la denuncia)

(LaPresse)

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Tanti ricci, tanti capricci; è un antico proverbio scherzoso, come se una chioma ingarbugliata riflettesse una personalità complicata. Un solo Ricci, tanti pasticci; questa invece è la realtà dello spelacchiato Matteo, ex sindaco di Pesaro emigrato all’europarlamento ma dopo un solo anno già stanco (anche lui fa i capricci?) e ansioso di tornare a casa al punto da correre per la presidenza della Regione Marche, sostenuto dalla sinistra unita. Si sa che le candidature attirano i fari dell’opinione pubblica, della stampa, talvolta della magistratura. In effetti, da che l’esponente del Pd è ridisceso in campo, non passa settimana che non spunti qualcosa, e non ci riferiamo solo all’inchiesta che lo vede indagato per concorso in corruzione insieme ad alcuni suoi ex uomini di fiducia e a collaboratori vicini.

Ieri, per esempio, il sindaco di Mombaroccio, Emanuele Petrucci, in lista con Forza Italia per il Consiglio Regionale, ha presentato una denuncia alla Corte dei Conti sull’attribuzione a Ricci, per cinque anni e a titolo gratuito, della Sala dei Mosaici, una delle più belle del Palazzo della Provincia, che l’onorevole ha deciso di adibire a proprio ufficio. L’ex sindaco aveva preso carta e penna perché l’ambiente gli fosse dato in affitto ma Giuseppe Paolini, il presidente della Provincia, suo sodale e compagno di partito, primo cittadino a Isola del Piano, il paese del papà di Matteo, ha voluto fargli un mezzo regalo. Poiché la sala, da regolamento, non può essere data in affitto come un immobile qualsiasi, ha pensato bene di dargliela in concessione, al prezzo di duecento euro al mese, da pagare come rimborso spese delle utenze.

«Qualcuno pensa più agli interessi del partito che a quelli dei cittadini», lamenta Petrucci, facendo presente che, da tabellario della Agenzia delle Entrate, la stanza potrebbe fruttare alle casse pubbliche trentamila euro, anziché i seimila che il candidato governatore pagherà nei cinque anni. Nella denuncia si parla di danno erariale e gravi inadempienze relative alla sottrazione ai cittadini di un bene del patrimonio pubblico. Sempre ieri, sul Resto del Carlino, Antonella Marchionni, la giornalista che ha sollevato il caso di Affidopoli, da cui è nata l’inchiesta contro l’ex sindaco, ha tirato fuori un altro pasticcio dell’eroe marchigiano di Elly Schlein e Giuseppe Conte. Si tratta del caso dell’associazione Ungranbelpo’, oggetto di un’interrogazione parlamentare di Fabio Raimondo, deputato di Fdi. Nell’atto si chiedono lumi su questo soggetto, nato nel 2019, che ha organizzato attività politiche e sostenuto la campagna elettorale di Ricci per Bruxelles, salvo «sciogliersi proprio alla vigilia del voto senza mai pubblicare bilanci o presentare rendiconti alla Commissione di garanzia». Sulla vicenda è intervenuto niente meno che il ministro dell’Interno, invitando i titolari di cariche politiche a «preservare i valori di correttezza e trasparenza di fronte al cittadino elettore». Chissà se all’ex sindaco di Pesaro, Matteo pasticci, saranno fischiati i ricci...

Non c’è due senza tre. Anche Giulia Marchionni, attualmente eletta al Comune di Pesaro e candidata al consiglio regionale nella lista Marchigiani per Acquaroli, ha fatto di recente le pulci al candidato del campo largo. Da buon avvocato, la signora ha messo insieme un dossier di discreto interesse che riguarda la Lievito Consulting, la società che l’anno scorso ha aiutato Ricci nella campagna elettorale per Bruxelles e oggi lo sta sostenendo in quella perla presidenza della Regione. Ci sono fatture per trentaseimila euro pagate all’azienda da parte del Comune di Pesaro attraverso la fondazione Pescheria, quando Ricci era sindaco, per attività di comunicazione precedenti alle due candidature del campione della sinistra marchigiana. Si tratta di denaro stanziato dal governo e dalla Regione per sostenere Pesaro capitale della cultura, una decisione presa quando al ministero c’era il dem Dario Franceschini e che ha portato in città tanti soldi; si parla di circa sette milioni, raggiunti anche grazie a cospicui finanziamenti di enti privati.

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Sui soldi gestiti dalla fondazione Pescheria, nel cui cda non figurano esponenti del centrodestra, malgrado una dura battaglia fatta in consiglio comunale dall’opposizione per averli, Marchionni da un anno ha depositato una richiesta d’accesso agli atti. Non sarebbe chiarissimo infatti, secondo il centrodestra quali attività nel dettaglio siano state fatturate da Lievito, a parte la rassegna stampa relativa alla Notte delle Lucciole, uno spettacolo di bolle di sapone costato 350mila euro. Il giro del denaro sarebbe: governo o Regione che erogavano al Comune, il quale girava a Peschiera, che liquidava Lievito. Nulla di illegale, tuttavia Marchionni si chiede «quanto sia opportuno che Ricci si serva per le sue campagne elettorali di una società che riceveva quattrini dal Comune che lui fino a poco prima amministrava». Sarebbe curioso poi sapere quanto ha corrisposto Ricci alla Lievito per seguirlo nella campagna elettorale per Bruxelles, e quanto sta corrispondendo adesso per le Regionali. Ma solo un onorevole può presentare richiesta per visionare le spese rendicontate dall’europarlamentare.