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Nel Pd processano Bonaccini: "Appiattito su Elly"

di Elisa Calessidomenica 21 settembre 2025
Nel Pd processano Bonaccini: "Appiattito su Elly"

(Ansa)

3' di lettura

Doveva essere solo un messaggio di servizio («La direzione nazionale è convocata per il giorno 23 settembre, con il seguente ordine del giorno: Relazione della Segretaria»). Invece ha provocato una piccola bufera nel Pd.

O meglio: tra i riformisti del Pd, l’area che, risultata maggioranza tra gli iscritti al congresso dem, poi è stata battuta nelle primarie da Elly Schlein. Il fatto è che l’ultima convocazione della direzione nazionale risale a febbraio.

Nonostante, da allora, si dice, siano state prese tante decisioni (dai referendum della Cgil alle alleanze per le regionali), il parlamentino non è più stato riunito. Poi, a pochi giorni dalle elezioni nelle Marche e in Calabria, ecco la convocazione. Preceduta da un’altra: una riunione online preparatoria di Energia Popolare, ossia l’area che riunisce la minoranza, in programma questa mattina. Dopo che, fa notare un riformista, «all’ultima riunione, quella che c’è stata in luglio, Bonaccini non si è nemmeno presentato, è stato una specie di processo in contumacia, finito con la promessa che ci saremmo rivisti....». Passano quasi tre mesi e «veniamo convocati per fare una pre-riunione su una direzione che, peraltro, non prevede alcuna discussione».

E così lo zoccolo duro dei riformisti ha deciso che, oggi, non ci sarà: da Lorenzo Guerini a Pina Picierno, da Lia Quartapelle a Marianna Madia, passando per Giorgio Gori e Filippo Sensi, diserteranno la riunione preparatoria. In dissenso con Bonaccini che, è l’accusa, «è totalmente appiattito sulle posizioni della segretaria» e «non tutela nemmeno i suoi». Il tutto mentre fuori dal Pd i riformisti si stanno organizzando. Matteo Renzi ha lanciato la Casa dei riformisti (e alla Leopolda ne presenterà anche il volto: Silvia Salis), Goffredo Bettini parla di tenda riformista, Franceschini teorizza che ormai il Pd deve fare la sinistra e basta. «E noi non diciamo niente?», protesta uno degli esponenti di quest’area. Proprio in questo momento, si dice, sarebbe necessario far sentire la voce dei riformisti Pd. Non per creare problemi alla segretaria - «siamo tutti del Pd e qui vogliamo stare», si dice- ma «per dare rappresentanza a una pluralità di voci che è costitutiva del Pd». La divisione è tra chi, come Bonaccini, non vuole creare un’area distinta dalle posizioni della maggioranza, e chi, invece, vuole far sentire una voce differente dentro il Pd.

Chi pensa che quella voce debba avere spazio ha provato a testimoniarlo. A giugno un gruppetto è andato a Milano e a Roma, partecipando alle due differenti piazze su Gaza. Sui referendum della Cgil, il solito gruppetto ha rivendicato la scelta di non affossare una legge fatta dal Pd. E sempre loro, nei voti sull’Ucraina, marcano ogni volta una linea più atlantista.

Ora i riformisti vogliono farsi sentire in altro modo, con più efficacia. Si sta già pensando di fare qualcosa a ottobre. Ieri Bonaccini ha replicato così alla fronda interna: «È deleterio discutere tra noi mentre si vota per le regionali, dopo discuteremo di tutto».

Intanto, ieri, il malumore ha serpeggiato nelle chat. La direzione di martedì? «Totale presa in giro. Solo per evitare il dibattito» Nessuno pensa di andare altrove. «Elly», dice un esponente riformista, «ha vinto il congresso, è giusto che guidi lei. Ma è bene che ci sia una dialettica, come quella che ha portato a confrontarci sulla proposta di legge della Cisl e poi ad astenerci».

Il problema, si aggiunge, è che «Stefano (Bonaccini, ndr) questo lavoro non lo vuole fare. È chiaro che prima o poi i nodi sarebbero venuti al pettine». Quel momento, ora, è arrivato.