Ex-docente universitaria e ora alla testa di una società che si occupa di intelligenza artificiale, Carmen Dal Monte come presidente della Comunità Ebraica Progressiva di Bologna è esponente di un ramo dell’ebraismo che tra virgolette si può definire “di sinistra” rispetto a quello ortodosso, visto che ad esempio accetta le donne rabbino. Lei stessa dice di essere di formazione marxista, e di non avere simpatia né per Giorgia Meloni, né per Bibi Netanyahu. Si è però indignata quando Daniele Ara, assessore del Comune di Bologna con una quantità di deleghe tra cui accanto a “Scuola, nuove architetture per l’apprendimento, adolescenti, agricoltura, agroalimentare e sicurezza idraulica della città” c’è anche “educazione alla pace e non violenza” ha sentito il bisogno, proprio alla vigilia di Yom Kippur, di invitare gli ebrei bolognesi a “dire almeno una parola sul governo Netanyahu”. Che sarebbe più o meno come nel giorno di Ramadan invitare tutti i musulmani a “dire almeno una parola sul governo iraniano” sul caso Mahsa Amini, o il 12 ottobre invitare tutti i latinoamericani “a dire almeno una parola su Maduro” a proposito della detenzione di Trentini. «Nessuno strumentalizzi la Comunità Ebraica Progressiva», ha subito risposto in un comunicato stampa.
«Non accettiamo che la nostra identità religiosa venga piegata a fini politici. Chiedere agli ebrei di Bologna di esprimersi sul governo Netanyahu significa non comprendere la differenza tra fede e politica, tra vita comunitaria e conflitti internazionali. La nostra responsabilità è verso il dialogo, la memoria e la coesione sociale, non verso governi stranieri, tantomeno su richiesta di Ara». «Yom Kippur è per gli ebrei la festività più importante. Sono 24 ore digiuno, 24 ore di distacco. Gli ebrei entrano in sinagoga al tramonto, quindi all'inizio del nuovo giorno, e escono in pratica alla fine del giorno dopo. Si stacca tutto: anche noi progressivi stacchiamo i telefoni. È un giorno di preghiera, riflessione, studio. Se lo ignori o sei appunto un ignorante, e non è ammissibile per un assessore alla scuola. O sei un ipocrita, in mala fede. Il tutto a Bologna, che è diventata una delle città più ostili agli ebrei. Io l’anno scorso non sono riuscita a trovare un posto dove trasmettere un documentario sul 7 ottobre, e anche quest’anno non c’è stato praticamente nulla. E, oltretutto, queste cose non vengono mai chieste ad altre comunità».
C’è appunto questa confusione tra ebrei e israeliani.
«Sì, si chiede agli ebrei italiani, che sono italiani, di condannare l'operato di un governo straniero perché è ebreo e loro sono ebrei. Per me, questo è antisemitismo. Io sono nata a Imola: la mia prima lingua è il dialetto romagnolo. Vivo a Bologna, che cosa c’entro con Netanyahu? Il tutto in una situazione che è già infiammata. Mercoledì sera per Yom Kippur ci siamo ritrovati nella sede della comunità progressiva nel nostro Tempio, a fare le nostre celebrazioni. La mattina dopo ci troviamo una scritta “Israele genocida” sul muro. Poi giovedì sera un ebreo della comunità ortodossa ha preso l’autobus numero 20 per andare a casa assieme a una figlia adolescente, si è dimenticato di togliersi la kippah, ed è stato minacciato. Lui e la ragazzina. Sul bus nessun ha mosso un dito. Solo una signora che era seduta vicino a loro gli ha detto “ma no, non preoccupatevi”: ma a bassa voce. In un clima come questo, l’assessore quelle parole se le poteva anche risparmiare. Il compito delle istituzioni, è quello di salvaguardare istituzioni e clima, non di alzare gli animi».
Di che partito è?
«È del Pd. Ma non è una cosa inedita. Un altro esponente del Pd è stato filmato mentre canta “dal fiume al mare” sotto il comune di Bologna. La situazione a Bologna è oltre ogni immaginazione. A me sembra assolutamente evidente che qui c’è una strategia precisa che per mettere in crisi il governo. Ora, io non mi riconosco in questo governo, non è che se qualcuno fa cadere la Meloni mi metto a piangere. Ma non si può strumentalizzare l’antisemitismo per istigare le piazze. Il tutto anche per nascondere la completa assenza di riposta politica a nessun problema del paese».