Cortocircuito, compagni. A Torino il Pd ha deciso di posticipare il voto sul conferimento della cittadinanza onoraria a Francesca Albanese. Tecnicamente è un rinvio. In realtà è un tentativo di insabbiare la questione sperando, vanamente, che la gente dimentichi.
Il motivo della strategia è chiaro: prima la reprimenda dell’Albanese al sindaco dem di Reggio Emilia che aveva osato ricordare gli ostaggi israeliani; poi le parole durissime, sempre della relatrice Onu pro-Pal, sulla senatrice a vita Liliana Segre («... Per questo sostengo che ci sono gli esperti e che non è la sua opinione, o la sua esperienza personale, a stabilire la verità su quanto sta accadendo... C’è chiaramente un condizionamento emotivo che non la rende imparziale e lucida davanti a questa cosa»). È chiaro che il conferimento della cittadinanza avrebbe rinfocolato le polemiche e la giunta dem di Torino ha deciso di prendere le distanze, ovviamente per calcoli elettorali.
RETROMARCIA
Il Pd ha motivato il dietrofront in questo modo: «Pensiamo che sia sbagliato portare in votazione una proposta che oggi non avrebbe i numeri per essere approvata. Non vogliamo dare adito a ulteriori polemiche, malignità e strumentalizzazioni sul lavoro indipendente e libero di Francesca Albanese, né offrire un’occasione di speculazione a quanti provano quotidianamente a delegittimare le sue competenze e le sue ricerche».
Per l’approvazione serviva il via libera dei due-terzi dei consiglieri, e dato che Moderati, Demos e un consigliere del Pd avevano già annunciato la loro astensione, tecnicamente la motivazione dem regge. E però è chiaro che dietro la decisione c’è la figuraccia che ne sarebbe conseguita continuando a portare in trionfo la signora, ben sapendo, inoltre, che il voto sarebbe stata una Caporetto.
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La divisione per i Diritti Civili del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha chiesto alle Nazioni Unite la rimoz...Anche Avs – perfino l’Alleanza Bonelli&Fratoianni – si è accodato al Pd. I 5Stelle invece no, sono imbestialiti: «Avevamo chiesto di anticipare la mozione, oggi relegata al 79esimo punto dell’ordine dei lavori, ma il diniego del Pd lo ha impedito. È un fatto grave», hanno proseguito i consiglieri Valentina Sganga e Andrea Russi, «soprattutto mentre la Striscia di Gaza è nuovamente sotto bombardamento e voci di verità e denuncia come quella dell’Albanese sono più che necessarie che mai».
E ancora, gli adepti di Giuseppe Conte: «Dopo le sanzioni imposte dagli Stati Uniti, che impediscono all’Albanese perfino di accedere ai servizi bancari, e dopo che la rappresentanza israeliana alle Nazioni Unite l’ha definita pubblicamente una “strega”, ci chiediamo cos’altro debba ancora accadere perché almeno la sinistra riesca a mostrarsi compatta nel sostegno a questa donna coraggiosa, che ha semplicemente avuto l’audacia di dire la verità».
Sennonché, ribattono i dem Ludovica Cioria, Abdullahi Ahmed, Antonio Ledda e Simone Tosto, «la proposta nasceva condivisa fra gruppi diversi, di maggioranza e minoranza, come un positivo dialogo che vedeva protagonista il Consiglio. Ma ora», il Pd non sa più come uscirne, «rischia di diventare una battaglia di parte. Si finisce per piegare una figura come quella dell’Albanese a bandierina di una parte politica. Sembra quasi che non importi portare a casa l’obiettivo e che si preferisca un esito negativo che ovviamente diventerebbe un’occasione, l’ennesima, di polemica politica spiccia».
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I 5Stelle non ci stanno: «Il problema della politica, su questo come su altri temi, non è la mancanza di mezzi ma di coraggio. Il silenzio, l’ambiguità, la prudenza calcolata sono il terreno su cui si è consumata una tragedia che la storia giudicherà con severità. Questo voto non è solo su una cittadinanza onoraria, è una prova di verità per capire se le istituzioni sono ancora capaci di assumersi la responsabilità delle proprie scelte». È uno scontro fra titani.




