La cronaca parlamentare è una questione di dettagli che rivelano il clima, lo spirito del tempo. Così ieri un fatto del tutto ininfluente sul destino della Nazione ha destato la mia curiosità di cronista: i grillini - trasformatisi in contiani, ma sempre uguali nel centrare con precisione il ridicolo - annunciano di aver «appena depositato alla Camera un’interrogazione al presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia sull’accatastamento e la ristrutturazione della villa acquistata l’anno scorso da Giorgia Meloni».
Cribbio, cose grosse. La legislatura sta correndo verso l’ultima curva, i sondaggi anticipano un’altra probabile sconfitta a sinistra, dunque le provano tutte per invertire la marcia verso il baratro. La casa di Giorgia, piatto succulento, pensano loro, innescati «da diverse inchieste giornalistiche» dove «è emerso che, nonostante il sensibile aumento di metri quadrati, vani e la costruzione di una piscina, l’immobile della premier è stato accatastato come A/7, quindi come “villino”, laddove sarebbe sembrato più coerente un accatastamento come A/8, quindi come “villa”, con tutti i maggiori oneri fiscali che ne sarebbero conseguiti». Il boccone è servito dai segugi del Domani (quelli che avevano accesso alle banche dati riservate della Guardia di Finanza grazie alle mani esperte dell’ufficiale Pasquale Striano) ma è a dir poco indigesto, pessima cucina.
Il giornale che Carlo De Benedetti ha fondato (e poi lasciato a una fondazione) è una fucina di meraviglie che servono ad alimentare il sospetto e poi finiscono nel nulla. I pentastellati non ci pensano sopra, sono in fase kamikaze, non si fanno le domande necessarie prima di buttarsi a pesce. Sul cemento. Trasformano- come da copione collaudato in passato nel caso di “dossieropoli” - (a proposito, che fine ha fatto l’inchiesta?) gli articoli del quotidiano in interrogazione parlamentare e chiedono verifiche del Fisco sulla «congruità dei dati censuari proposti nelle dichiarazioni presentate e se, in tale evenienza, abbia ritenuto di confermare il classamento e le risultanze iscritte in catasto ovvero di provvedere alla loro rettifica». I pentastellati, armati di metro, martello e cazzuola, chiedono lumi sulla ristrutturazione a carico dei proprietari nel nome, perbacco, della «massima trasparenza».
LE MAXI-BALLE
Siamo di fronte a una derivazione del “Metodo Report”: il Domani prende un fatto vero (l’acquisto del villino, arcinoto) e ci ricama sopra per arrivare alla conclusione pre-compilata di colpevolezza, Meloni ha dribblato il Fisco per non pagare più tasse. Sicuri? Una controllata alla zona dove sorge il villino di Meloni (Zona censuaria VI, categoria catastale A/7) è sufficiente per svelare la maxiballa. Primo punto, di cosa stiamo parlando? Di un immobile di due piani (uno a livello seminterrato, sai che spasso, la vista), per 18 vani complessivi. L’altezza media di interpiano è ordinaria (non superiore a tre metri), il giardino (la “corte esterna”, nel linguaggio tecnico) è inferiore ai 500 metri quadrati. Immagino la faccia delle archistar di fronte alle strabilianti dimensioni della magione di Giorgia.
Questa sarebbe una villa di lusso? Sul Raccordo, nell’estrema periferia di Roma, non proprio il trionfo del glamour, come può immaginare chiunque non abbia un’allucinazione anti-Meloni. È roba che i compagni terrazzati della Ztl romana innalzano il sopracciglio e passano a compulsare gli annunci immobiliari di Sotheby’s. CORTOCIRCUITO RADICAL Per quanto riguarda i grillini, il loro leader inamidato, Giuseppe Conte, è il fortunato fidanzato di una elegante signora romana la cui famiglia è proprietaria di immobili di ben altro livello e posizione, come un prestigioso albergo in via del Corso, l’Hotel Plaza. Sono particolari biografici che sfuggono agli interroganti pentastellati, scene di vita patrimoniale. Il villino di Giorgia è una cosa che il radical chic non può prendere in considerazione senza sentirsi di destra per uscita dal centro storico e ingresso in periferia. Orrore.
Andiamo avanti, l’esplorazione immobiliare è un genere narrativo intrigante. Come sono le abitazioni della zona? Qui devo ricorrere a un po’ di mie antiche fonti della Capitale, sezione costruttori, “palazzinari”, geometri e volpi del catasto, gente che racconta i piani regolatori e i quartieri remoti di una città che conosco bene, visto che vi ho abitato per tre decenni. Pronto, come va il mattone? Ne viene fuori un quadro istruttivo del foglio di mappa 1126.
TROVA LE DIFFERENZE
Nella zona del villino ci sono numerose abitazioni simili. E la piscina? Nella zona è un dato frequente. Ah, quindi nulla di speciale, niente reggia, com’è possibile? L’indagine sul mattone meloniano è una lezione di urbanistica, allarghiamola: in quella zona non ci sono abitazioni nella categoria A/8. Ma ci sarà qualcosa che inchioda la premier alla sua brama immobiliare? Apprendo che nei quartieri vicini (Mezzocammino, Mostacciano, Spinaceto, Tor dei Cenci, Torrino e Vitinia), ci sono la bellezza di ben due abitazioni in categoria A/8. Ecco la prova del misfatto! Calma, perché i giardini, gli spazi esterni sono una cosa un filino diversa rispetto ai 500 metri quadri del giardinetto di Giorgia: circa 10.000 metri quadri e in un caso ci sarebbero anche dei campi sportivi. Presidente Meloni, perdinci, poteva almeno comprare lo stadio Olimpico. Più che riformare il catasto, mi pare urgente riformare il giornalismo. Quanto alla sinistra, è irriformabile.




