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Antonio Conte e Napoli, terremoto vicino: "Io morti non ne accompagno"

di Roberto Tortoralunedì 10 novembre 2025
Antonio Conte e Napoli, terremoto vicino: "Io morti non ne accompagno"

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E se Antonio Conte volesse andarsene da Napoli? Certo, non basta una sconfitta sul pur difficile campo del Bologna a far gettare la spugna, ma chi ha assistito alla conferenza stampa post-partita dell’allenatore leccese questa domanda se l’è fatta, perché ha avuto la netta impressione di sentir parlare un uomo che si sente già sconfitto. 

“Non posso non essere preoccupato, perché cinque sconfitte da inizio anno sono troppe”, sbotta Conte, che poi è un fiume in piena: “Quando perdi non è mai un caso, quindi puoi perderne una, due, ma quando sono cinque significa che c'è qualcosa di reiterato. Qualcosa che già avevo cercato di affrontare 20 giorni fa, cercando di trasferire le mie emozioni, il mio pensiero ai più vecchi. Noi dobbiamo pensare a cercare di affrontare seriamente alcune situazioni e cercare poi possibilmente di risolverle. Se si riesce a risolverle, perché alcune situazioni erano già state affrontate 20 giorni fa col gruppo un po' storico e avevo manifestato anche le mie preoccupazioni. Le preoccupazioni che continuo a manifestare, perché nel calcio il compitino non basta. Parlerò col club, ma il club già sa".

La sosta, a questo punto, sarà fondamentale per un summit tra Conte e la dirigenza, ADL compreso, per capire come e se sia ancora possibile risolvere i problemi che la squadra ha dimostrato di avere fino a questo punto della stagione. Probabilmente quest'incontro avverrà già oggi.

Conte ha parlato di cuore: "Nel calcio, oltre al compitino, oltre a preparare la partita da un punto di vista tecnico, tattico, poi ci vuole passione, ci vuole ardore, ci vuole entusiasmo, ci vuole cuore, cosa che oggi il Bologna ha messo a bizzeffe rispetto a noi, che alla prima situazione negativa ci siamo sciolti. Mi dispiace dover tirare anche fuori scheletri del passato: dopo aver vinto uno Scudetto, c'è stato il decimo posto. Dispiace, però dobbiamo riflettere, dobbiamo veramente riflettere. Io parlerò anche con il con il club di questo aspetto, ma già lo sapeva cosa stavo percependo e cosa meno. Dopo tre mesi e mezzo, quattro mesi, facciamo ancora il compitino, non c'è ancora quell'alchimia, quella positività, quella voglia di combattere tutti insieme, di andare oltre l'ostacolo, di metterci il cuore che c'era l'anno scorso. Questo mi dispiace, perché queste sono cose che non so se riusciremo a cambiarle o meno. Perché quando si parla di campo, tecnica, tattica è un discorso, poi quando vedi altre cose… significa che io non sto facendo un buon lavoro, perché quest'anno non sono entrato nei cuori e nelle teste dei calciatori e quindi è giusto che anche il club lo sappia, ma già lo sa. E comunque qualche cosa bisogna farla, perché non c'è da accompagnare un morto, io morti non ne voglio accompagnare, questo deve essere chiaro".

Quindi, il discorso che fa tremare i tifosi del Napoli: “Se abbiamo voglia tutti insieme di fare qualcosa e di rimetterci in carreggiata, bene, altrimenti ognuno si deve prendere le responsabilità. Io sono il primo che mi prendo le responsabilità. Ripeto, quello che ho visto e che sto vedendo non mi piace assolutamente e sono il primo a prendermi eventualmente delle responsabilità, perché poi è facile anche tante volte coprirsi dietro altri. È giusto, secondo me, che ognuno si prenda responsabilità finché siamo ancora in tempo… oggi è la quinta sconfitta, non mi è piaciuta assolutamente com'è arrivata e su questo io non devo avere scuse, non devo scusarli assolutamente, non devo neanche proteggerli, perché che ci sono delle volte che li puoi proteggere, altre volte che non puoi. Io non posso proteggere me stesso, perché sto dicendo che in quattro mesi si vede che non ho fatto un buon lavoro, quindi io sono il primo responsabile".

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Conte è un fiume in piena, si vede che ha bisogno di tirar fuori tutte le tossine: "Oggi il Bologna ci è stato superiore sotto tutti i punti di vista, soprattutto da un punto di vista che uccide ancora tanto, che è il cuore. Quando io parlo di dinamiche extracalcistiche, parlo di cuore, di passione, di entusiasmo, di voglia. Si può parlare di campo, di tattica, tecnica, qualità, meno qualità, e poi c'è un aspetto che spesso e volentieri viene un po' sottovalutato ed è quello che poi ti porta a fare qualcosa di straordinario, quello che abbiamo fatto noi l'anno scorso. In questo momento non siamo squadra, ripeto, mi prendo io tutta la responsabilità perché a colpa è mia, perché io sono a capo della situazione, però sono situazioni dove diventa difficile anche per l'allenatore sapere se potrà cambiarle o meno queste cose. Da un punto di vista calcistico, tecnico-tattico, puoi cambiare sistema, puoi cambiare tutto quello che vuoi. Da un punto di vista del cuore, trapianti non ne puoi fare, capite? Trapianti di cuore non si possono fare, eh. In questo momento – conclude Antonio Conte - ognuno sta pensando al proprio orticello, ognuno sta guardando il proprio problema e questo io da gestore del gruppo l'avevo già visto tre settimane fa e affrontato, e dopo tre settimane adesso siamo di nuovo qua. Ecco perché ne voglio parlare bene anche con il club, perché è giusto che da parte mia il club sappia sempre, ma già conosceva il mio pensiero. Però significa, come ho detto, che non sto facendo un buon lavoro, perché entrare nella testa dei calciatori deve essere compito nostro, entrare nel cuore dei calciatori. Se c'è cuore, perché a volte se non c'è cuore…".