Libero logo

Umbria, il primo anno del Pd al governo: più tasse e sanità nel caos

di Pietro Senaldimercoledì 19 novembre 2025
Umbria, il primo anno del Pd al governo: più tasse e sanità nel caos

4' di lettura

Le promesse elettorali hanno le gambe più corte delle bugie. Un anno fa in Umbria vinceva Stefania Proietti, ingegnere e ricercatrice all’Università di Perugia, cattocomunista dei tempi nostri, diventata prima sindaco di Assisi grazie all’appoggio del Pd e poi presidente della Regione con il sostegno di tutto il campo largo.

La signora è il fiore all’occhiello dell’alleanza tra dem e grillini. Il suo governo è invece l’esempio di dove questo cartello elettorale può portare, quando gli capita di vincere. A squarciare il velo sulla realtà sono l’ex governatrice Donatella Tesei ed Enrico Melasecche, assessore alle Infrastrutture e alle Opere Pubbliche della scorsa giunta, entrambi leghisti, che oggi presenteranno uno studio impietoso.

GLI ARRETRATI

Proietti vinse attaccando sulla Sanità. «Hanno fatto la campagna elettorale con i megafoni sotto gli ospedali», ricorda l’ex governatrice. La promessa era azzerare le liste d’attesa in tre mesi. In realtà, dopo un anno sono cresciute del 55%. Tesei ha lasciato un arretrato di 44mila visite, per lo più dovute all’accumulo registrato durante i due anni di fermo-Covid, il campo largo l’ha portato a 68mila; e sarebbero anche di più, se non fosse stata chiamata in soccorso la sanità privata, alla quale dem e grillini avevano giurato non sarebbero mai ricorsi. «A giugno c’erano 87mila umbri in lista d’attesa», spiega l’ex presidente leghista, «e a settembre abbiamo chiesto un aggiornamento dei dati: due mesi di silenzio e tre solleciti per poi arrivare al risultato di oggi, dovuto solo all’intervento dei privati, senza i quali non sanno andare da nessuna parte». Peraltro, si fa notare che l’aumento delle visite in attesa si è avuto malgrado la Regione abbia vietato ai medici di famiglia di prescrivere Tac, colonscopie e altri esami specialistici e che il taglio delle liste è dovuto principalmente all’adozione di un metodo spregiudicato in base al quale, se il paziente in attesa non risponde alla prima telefonata dell’ospedale, la sua prenotazione viene cancellata senza appello.

Oltre il danno, la beffa. Dal primo gennaio 2026, gli umbri avranno l’addizionale Irpef regionale più cara d’Italia, che si concretizzerà in un aumento delle tasse intorno ai 184 milioni di euro, previsti dalla manovra regionale. Ed è andata anche bene, perché inizialmente i balzelli aggiuntivi cubavano 322 milioni. Proietti e compagni hanno alzato le aliquote di tutti i redditi, accanendosi particolarmente su quelli dai 28 ai 50mila euro lordi: il ceto medio basso, che ha ottenuto dalla finanziaria del governo il 2% di taglio dell’aliquota, dovrà versare alla Regione il 3,12%, vedendosi così mangiato completamente il beneficio. Puniti anche i redditi bassi, con un’Irpef regionale alzata al 3,02%, mentre sopra i 50mila si sale al 3,33%. Ma quello che più inquieta è lo stratagemma utilizzato per giustificare i rialzi: una menzogna assoluta.

L’attuale giunta ha infatti sostenuto che vanno tappati 243 milioni di buco che asserisce di aver trovato nel bilancio sanitario. Con le cifre però, Proietti e compagni giocano al Lotto. Il buco denunciato è infatti, dopo i rilievi dell’opposizione, prima sceso a 90 milioni, quindi a 73, infine a 34, certificato dagli analisti di Kpmg.

«Ma se si calcolano i 40 milioni di pay-back sui dispositivi medici relativi al periodo della mia amministrazione e rilasciati dal governo quest’anno, si scopre che io ho lasciato la sanità in attivo, dopo averla ereditata in rosso» chiosa Tesei, che esibisce un utile di 57 milioni come bilancio consolidato del 2024.

FARE CASSA

Questo però non ha portato i giallorossi a rimangiarsi gli aumenti del prelievo, ma solo a ritoccarne la giustificazione. Bisogna fare cassa per le emergenze, è stata la spiegazione. Non è d’accordo tuttavia la Corte dei Conti Regionale, che con sentenza ha contestato alla giunta un “eccesso di accantonamenti”, che poteva essere utilizzato in parte per i conti della sanità e ha impedito anche l’assunzione di personale negli ospedali: erano stati promessi per il 2025 settecento nuovi ingressi, ci si è fermati a 199.

Non è tutto qui. Il Pd è rimasto incastrato dall’alleanza con M5S ed Avs, che hanno due assessori in giunta su cinque. «Idem farebbero anche qualcosa, ma sono bloccati dall’idolatria del suolo sposata dai loro alleati», analizza l’ex assessore Melasecche. La nuova giunta ha messo in cantina il progetto del centrodestra del nuovo termovalorizzatore e aumenta a dismisura i livelli delle discariche, andando in giro dicendo che trasformerà i rifiuti in idrogeno, non è dato sapere con quale bacchetta magica.

È però sulle opere pubbliche che si registra il blocco totale. Le grandi infrastrutture sono tutte bloccate. I dieci milioni stanziati per finanziare il progetto Alta Velocita “Medio Etruria”, dodici treni in più, benedetta da settanta pagine di relazione tecnica, sono fermi. I lavori per il nodo stradale di Perugia, che permetterebbe attraverso sottopassi e tunnel di evitare la congestione quotidiana che si forma tra i veicoli che viaggiano da Nord a Sud e viceversa con quelli che transitano da Est a Ovest e viceversa, un investimento da un miliardo e mezzo, sono bloccati. Fermo anche l’ampliamento dell’aeroporto, che ha avuto un boom negli ultimi anni. Se l’Umbria è il modello delle Regioni amministrate dal campo largo, non è una buona premessa per Puglia e Campania.