A 33 anni sta per diventare il governatore più giovane della storia repubblicana (sondaggi alla mano, il suo vantaggio sullo sfidante del campo largo è di circa 30 punti). E Alberto Stefani, leghista fin dai tempi delle scuole superiori, sta per ritrovarsi alla guida del Veneto, regione che grazie al buongoverno del centrodestra è diventata motore economico del Paese. A 25 anni, con l’exploit della Lega alle politiche del 2018, è stato eletto alla Camera dei Deputati. Poi il richiamo del suo territorio lo ha portato a candidarsi a sindaco di Borgoricco, comune di circa 9mila abitanti in provincia di Padova. E ora è pronto per il grande salto: Palazzo Balbi dove è chiamato a portare avanti il lavoro del “doge” Luca Zaia.
Onorevole Stefani, la chiusura della sua campagna è coincisa con le firme delle pre-intese sull’Autonomia. Cosa prova nel sapere che potrebbe essere il primo governatore veneto a poter beneficiare di questa svolta?
«Entusiasmo e, ovviamente, gratitudine per l’ottimo lavoro svolto dal ministro Roberto Calderoli, da Luca Zaia e dalla sua squadra. La Regione Veneto in 15 anni ha dimostrato di saper amministrare le risorse pubbliche con attenzione ed efficacia. Se da domani potremmo avere più responsabilità e anche più competenze per rispondere alle richieste dei veneti, sono certo che, come coalizione di governo regionale, non deluderemo la stragrande maggioranza dei nostri cittadini che nel 2017 ha votato al referendum per l’Autonomia».
Nel suo discorso di chiusura ha sottolineato la diversità di stile tra lei e il campo avversario. Ci sono stati attacchi che non ha particolarmente gradito?
«Purtroppo sì. Ma, ripeto, non intendo rispondere a pochi ma accaniti gruppi organizzati di commentatori violenti, in grado solo di vomitare odio sui social network».
Lei ha parlato tanto di sociale e ambiente, dimostrando che il centrodestra ha una visione ben chiara su questi temi. Qual è la differenza tra voi e la sinistra?
«Il benessere delle persone, fisico e psicologico, come pure la difesa del paesaggio e dell’ambiente, non sono di destra odi sinistra. Sono questioni centrali per il futuro del Veneto. È pur vero che esistono modi diversi di affrontarle. Un esempio? Il sociale non è solo immigrazione o assistenzialismo. E la difesa del nostro ecosistema va realizzata in modo pratico, non ideologico, a fianco delle aziende che sono il primo motore di sostenibilità. Non saranno i blocchi stradali o le assurde direttive europee a salvare il mondo, ma la capacità delle imprese di innovare e, attraverso la ricerca, inventare nuovi processi produttivi sempre più green».
In caso di vittoria ha annunciato un “piano casa” che guarderà alle esigenze dei giovani. In cosa consiste?
«Per la quasi totalità dei giovani oggi comprare o affittare casa è impossibile. E questo ha effetti non solo sociali, ma anche sul nostro sistema produttivo. Un territorio che non riesce a trattenere i giovani perché qui i giovani non hanno la possibilità di stabilirsi e di prendere casa è un territorio che si impoverisce. Il piano casa che abbiamo in mente è un investimento sulle persone e sul futuro del Veneto. L’obiettivo, attraverso il potenziamento del social housing e prezzi di favore per le giovani coppie, è di rendere attrattive le nostre città. Farlo ci consentirà di valorizzare la ricchezza più importante che abbiamo: il capitale umano».
Nel suo programma si parla tanto di quella “Generazione Veneto” di cui, per motivi anagrafici, può ancora far parte anche lei. La sua candidatura può contribuire a riaccendere l’interesse di ragazzi e ragazze nella politica?
«Durante questi giorni di campagna elettorale, e ancora prima nell’ambito di un percorso di ascolto dei cittadini che abbiamo iniziato già nel mese di febbraio, ho incontrato centinaia di giovani, tutti molto diversi da quelli che raccontano le cronache e i social network. Oltre a una minoranza di ragazzi e ragazze annoiati o violenti, esistono decine di migliaia di giovani che non fanno notizia, ma che si impegnano nel volontariato, nello studio, nel lavoro, nello sport. Sarò felice di rappresentarli e sono certo che non mancheranno di prendere parte alla consultazione elettorale del 23 e 24 novembre prossimi».
Per Luca Zaia ci sarà un posto in giunta?
«Luca Zaia è stato il governatore più amato d’Italia. Oltre ad essere un amico, è un amministratore dalle qualità indiscusse. Gli sono grato per essere al nostro fianco in questa sfida e aver scelto di candidarsi capolista in tutte le province. Non dubito che dopo le elezioni darà ancora una volta il suo straordinario contributo per il Veneto. In che ruolo? Lo decideremo insieme».
Qual è l’obiettivo per i suoi primi 100 giorni in caso di vittoria?
«Istituire un assessorato al sociale, autonomo e con risorse proprie, per rispondere alle nuove sfide che la demografia e l’invecchiamento della popolazione impongono. E poi creare un tavolo anti burocrazia insieme alle imprese, alle associazioni di categoria e al terzo settore. Il motivo è semplice: occorre cambiare paradigma e consentire a chi è in prima linea di dare alla politica indicazioni chiare su come intervenire per smantellare leggi inutili».
Ultimo appello: cosa direbbe a chi è ancora indeciso se andare a votare o meno?
«Che il Veneto, come sempre, ha bisogno di protagonisti, non di spettatori. Siamo un popolo generoso, laborioso, fiero delle proprie tradizioni e delle proprie radici. Il modo migliore per difenderle non è stare a guardare, ma scegliere piuttosto di impegnarsi e guardare avanti».




