Fra poco i libri se li tireranno in faccia al posto delle torte. La vergognosa pagliacciata della cosiddetta sinistra culturale non finisce più. I censori che pretendono di dettare legge. Quelli che strillano a vanvera. Quelli che l’egemonia pretendono di imporla negando spazi a chi non la pensa come loro. Alla Nuvola dell’Eur, a Roma, stanno facendo di tutto per macchiare “Più libri più liberi”, la rassegna che non si può frequentare se non sei rosso. Ma non sono solo gli estremisti di sinistra a invocare censura contro i pensatori e gli scrittori “di destra” – e male, malissimo, ha fatto l’assessore capitolino alla cultura Massimiliano Smeriglio a contestare libri anziché vantarsi di un evento importante – ma addirittura partiti rappresentati in Parlamento. Figurarsi che cosa accadrebbe in una Nazione governata da costoro. Ci si mette il Pd, che invia una spedizione capitanata dal segretario romano Foschie dal capo dei giovani dem della Capitale, Augent, che si sono presentati a sbraitare contro chi non si inchina al loro pensiero (se ne hanno uno). Poi, di fronte al presidente della fondazione “Nazione Futura”, Francesco Giubilei, che chiede loro se si sono accorti dei libri che inneggiano a Stalin, neanche gli rispondono. A loro interessa l’editrice “Passaggio al bosco”, che non deve esporre da quella parti. Quanta pena.
PESSIMO SHOW La concorrenza a sinistra vale anche qui. Perché si scatenano pure i Cinquestelle ad accusare la regione Lazio che avrebbe censurato un libro intitolato “Io non voto Giorgia”. L’intimidazione con tanto di annuncio di interrogazione parlamentare deve aver prodotto effetto, visto che la Regione si è affrettata a smentire di aver avuto un ruolo che, se accaduto realmente, sarebbe solo opera personale di un dipendente. Non sia mai i Cinquestelle dovessero sbagliare con la loro verità.
Comunque, l’operazione censura avrà il suo massimo vigore oggi alle 15, quando è annunciato l’auto-oscuramento delle case editrici “antifasciste”. Per mezz’ora calerà il buio sui loro stand e finalmente le loro facce lacrimanti non appariranno impietosite come in queste giornate. «Copriremo i libri per mezz’ora, a partire dalle 15, mettendo l’accento sul fatto che siamo contrari alle pubblicazioni di “Passaggio al bosco”». A confermarlo è Daniela Di Sora, fondatrice della casa editrice Voland, davanti al suo stand. Tra le case editrici che hanno espresso interesse a partecipare ci sono Fandango, Coconico press, Becco giallo, Playground, Momo, Caissa, Voland, Sur e Red Star Press. Aderirà all’infantile protesta anche Arena Repubblica Robinson.
«Credo parteciperemo in moltissimi, quasi tutti, l’elenco si sta allungando- ha detto Di Sora -. Per quello che mi riguarda, l’errore vero è stato far conoscere questa minuscola casa editrice al punto da farla assaltare da una moltitudine di giovani che si sono andati a comprare i libri. Questo francamente mi disturba, se fossero rimasti nel buio che li circondava sarei stata più contenta». Insomma, pure insoddisfatti. Tra gli stand stanno circolando anche adesivi che riportano la scritta “Qui c’è una casa editrice antifascista”, distribuiti da Edizioni Alegre per «isolare» i “nemici”.
LA SINISTRA CHE PENSA
Una figuraccia penosa, dunque, iniziata con il pronunciamento di Zerocalcare che in dissenso con l’organizzazione per la presenza di “Passaggio al bosco” alla Nuvola, aveva deciso di disertare la fiera e i firmacopie in calendario. Insieme a lui, altri autori hanno deciso di non partecipare alla kermesse romana. Emblematica anche l’assenza del Comune di Roma al taglio del nastro di quest’anno. Al coro si è unito, immancabilmente, anche Corrado Augias («La mia tolleranza si ferma davanti al nazismo»). Ma ci sono voci contrarie ad una “protesta” abbastanza patetica anche nella cultura di sinistra, a partire da Luciano Canfora e da Giancarlo De Cataldo: quest’ultimo si è espresso ieri «contro la censura, i libri vanno letti per confutarli». E ha aggiunto: «Ho letto alcuni dei libri pubblicati» da Passaggio al bosco «perché li ho comprati o sulle bancarelle di Porta Portese o da altri editori che non hanno mai creato grande scompiglio». Poi la lezione a chi protesta: «Se uno ha ambizioni intellettuali deve leggere la letteratura che non gli piace, la deve conoscere - ha aggiunto -. Non è che levandola dal mercato ne impedisce la circolazione. Questi libri si trovano dappertutto, si trova anche di peggio se è per questo. Bisogna avere la capacità di distinguere tra i libri che ci piacciono e che amiamo e quelli che consideriamo ripugnanti, ma non cancellarli».




