Se proprio non possono occuparle, cancelliamo la proprietà privata, regaliamoli ai Comuni, ridicolizziamo chi ha un immobile che chissà quanto gli sarà costato. Sarà il partito di Ilaria Salis, ma non c’è dubbio che Avs sia coerente. Randellate sul possesso delle abitazioni, è questa la loro capacità di governo se mai dovessero andare al potere.
Approfittando di una cifra esorbitante sparata dal Censis - «in Italia 8,5 milioni di case “dormienti”, ovvero inutilizzate» - ecco che dall’estrema sinistra arriva la bordata sugli immobili. Limitare gli affitti, politiche di canone calmierato e tutto ciò che si possa escogitare pur di fare cassa a danno di chi ha case di proprietà. Una patrimoniale non ancora dichiarata.
Non si pongono il problema di una proprietà edilizia che in Italia non è affatto tutelata. Ora ci penseranno loro a farci maledire le nostre case. E fa bene Confedilizia, col suo presidente Giorgio Spaziani Testa, a mettere un altolà al deputato di Avs Grimaldi, autore della poco credibile proposta: «Non condividiamo la definizione di “case dormienti' che il Censis ha dato di 8 milioni e mezzo di abitazioni italiane, evocando improbabili risvegli per dare risposta alla domanda abitativa. Sulla scorta dei dati del Ministero dell'economia e dell’Istat, si evince infatti che molte di queste abitazioni sono case di villeggiatura, case date in affitto breve, case in attesa o in corso di ristrutturazione o semplicemente case utilizzate saltuariamente. La maggior parte di questi 8 milioni e mezzo di abitazioni, insomma, non dormono affatto: sono vive e vegete e i loro proprietari ne fanno l’utilizzo che ritengono più opportuno. E, soprattutto, non vi è alcuna “dinamica patologica” dei mercati».
Ma c’è di più: «Le case (private) realmente vuote si trovano in aree poco abitate o addirittura spopolate, non certo dovevi è domanda di abitazioni in affitto. - sottolinea Spaziani Testa- Preoccupiamoci di salvare quelle dalla rovina, iniziando ad esempio a sgravarle dell’annuale appuntamento con la patrimoniale Imu".
E verrebbe da chiedere a quelli di Avs se ci fanno o ci sono. Chissà se lo capiscono che le motivazioni indicate da molti proprietari per non affittare sono legate a un forte timore: secondo il rapporto, l’82,9% teme di non riuscire a rientrare in possesso dell’immobile in caso di morosità. A queste preoccupazioni si sommano procedure di sfratto lunghe e incerte, tutele difficili per il locatore, costi fissi (tasse, manutenzione) anche con l’immobile vuoto: fattori che rendono economicamente poco conveniente mettere a reddito un immobile per molti proprietari. Queste criticità sono ben documentate come causa di “sfittamento voluto”. Quindi: non è solo un fatto di “rendita speculativa” o “egoismo” dei proprietari — molte volte il mercato e le regole spingono a non correre rischi.
Invece, per Avs occorre dare incentivi o garanzie pubbliche per chi affitta a canone calmierato se non addirittura offrire formule con cui i Comuni gestiscano gli alloggi privati sfitti — con fondi pubblici che garantiscano il canone al proprietario: in pratica, ridurre il rischio percepito di morosità. Fine della proprietà privata.
Tanto più che fingono di dimenticare che non è automatico che quelle case diventino alloggi disponibili per chi cerca casa. Ci sono vincoli tecnici, legali, economici, e soprattutto di interesse — reale e sostenibile — da entrambi i lati: proprietari e inquilini. E le proposte di Avs — specie quelle più drastiche come gestione comunale o requisizioni temporanee — sollevano legittime perplessità sul proprio piano del diritto di proprietà. Non cambiano mai.




