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Hannoun, Furfaro e compagni: ecco gli "smemorati di Hamas"

di Alessandro Gonzatomartedì 30 dicembre 2025
Hannoun, Furfaro e compagni: ecco gli "smemorati di Hamas"

6' di lettura

Hannoun chi? A sinistra non lo conosce più nessuno. Dopo l’arresto dell’architetto giordano-palestinese, predicatore a Genova e sospettato di finanziare Hamas tramite le sue associazioni, c’è chi non riesce più a pronunciare il suo nome, come Fonzie in Happy Days non riusciva a dire «scusa». Mohhamad Hannoun l’hanno incontrato in tanti.

Alcuni sembra che avessero una certa confidenza, e invece macché, smentiscono. Ieri foto, pacche sulle spalle, abbracci, sorrisi. Oggi mutismo selettivo. Agli atti non c’è alcuna ipotesi di reato da parte di questi paladini della sinistra, capiamoci. E però che figura, compagni.

DI BATTISTA E ASCARI

Dibba, in arte Alessandro Di Battista, ha incontrato più volte Hannoun. Il 25 marzo 2023, sui social, l’ex grillino ha scritto: «Sono venuto nel Nord della Siria con l’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (una di quelle coinvolte nell’inchiesta, ndr). Quando sono tornato in Italia vi ho chiesto una donazione dicendovi che saremmo dovuti tornare durante il Ramadan. Ce l’abbiamo fatta. In pochi giorni», ha spiegato Dibba, «l’associazione ha raccolto 40mila euro. Mi sembrava giusto tornare proprio quando si inizia a parlare meno di questa povera gente, anche perché la situazione era complicata già prima del terremoto (...) Grazie ancora e buon fine settimana a tutti!». Poi un appello: «Se volete continuare a dare una mano all’Associazione con la quale sono venuto in Siria ecco i riferimenti». Dibba è rimasto in silenzio per un giorno e mezzo. Poi ha registrato un video in T-shirt per affermare che «la vicenda viene usata per cancellare il genocidio che va avanti a Gaza». Poi spiega di aver conosciuto Hannoun nel 2021 in un campo profughi palestinese, si descrive come una sorta di Madre Teresa di Calcutta e aggiunge «ben venga la chiarezza».

Con Di Battista, in Siria, è andata pure Stefania Ascari, deputata M5s. Sorridente, velata, si è messa a sua volta in posa con Hannoun e l’amico Dibba. In un video, un altro, aveva chiesto donazioni per la stessa associazione di Hannoun. Ieri Sara Kelany, deputata di Fdi, ha chiesto invece un’informativa al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Da anni segnaliamo la pericolosità di questo soggetto, coccolato da esponenti di Pd, Avs e 5Stelle e dalla deputata Ascari, che ha fatto con lui diverse missioni e dopo il 7 ottobre ha perseverato invitando alla Camera uno stretto collaboratore di Hannoun, come emerge nelle intercettazioni, un atteggiamento vergognoso». Il collega leghista Rossano Sasso ha invocato le dimissioni della Ascari dall’Antimafia. Immediata la risposta di Riccardo Ricciardi, capogruppo e pasdaran contiano: «Siamo orgogliosi che una nostra deputata, Stefania Ascari, in tempi non sospetti andava a vedere le ingiustizie che accadevano nei confronti di quel popolo e non si lasciava abbindolare dalle vostre narrazioni sui giornali che sono vostri complici». Ascari ha incontrato Hannoun pure il 23 febbraio 2023, invitato alla Camera, luogo ben noto all’islamico.

Erano riuniti a Genova, quando nel capoluogo ligure c’era anche il predicatore islamico, parecchi sindaci progressisti: i più famosi sono quelli di Milano, Bologna, Genova, Torino. Giuseppe Sala, Matteo Lepore, Silvia Salis, Stefano Lo Russo. Era il 17 settembre e l’evento era organizzato da “Music for Peace”. I manifestanti invitavano a «bloccare tutto per Gaza». Music for Peace è la stessa organizzazione che ha raccolto i beni che la Flotilla avrebbe dovuto sbarcare a Gaza ma che ha preferito far galleggiare in cambusa. Il giallo è legato al fatto che il sindaco Lepore ieri ha tenuto a sottolineare che era «in missione istituzionale come coordinatore delle città metropolitane dell’Anci. In una breve pausa», prosegue il comunicato, «su invito della sindaca di Genova alcuni sindaci si sono affacciati alla manifestazione che si teneva davanti a Palazzo Ducale contro il genocidio. In quel momento non era presente Hannoun, peraltro sconosciuto ai più prima di queste ore...».

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I “BIG” DEL PD

Marco Furfaro, scudiero di EllySchlein, ha incontrato Hannoun ad aprile 2018 in occasione della Conferenza dei Palestinesi d’Europa. Furfaro è membro della segreteria nazionale del Pd. Un altro calibro democratico, Matteo Orfini – allora presidente del partito – ha visto Hannoun poco dopo, a luglio. Di dem in dem, ecco Laura Boldrini. Ieri mattina l’ex presidente della Camera ha diffuso un comunicato di fuoco: «Ora basta! Non ho alcun rapporto né con gli arrestati né con le organizzazioni che rappresentano, dunque non ho nulla da dire. Ma dato che su alcuni mezzi di informazione e post di parlamentari di destra si continua ad accostare il mio nome al più noto degli arrestati in modi subdoli, allusivi e falsi, è il momento di fare chiarezza».

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Boldrini, deputata e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani, ha incontrato Hannoun «una sola volta e per pochi minuti», ha voluto evidenziare. «Il 12 maggio 2022 Hannoun si trovava a Roma per una manifestazione in memoria della giornalista televisiva palestinese-americana Shireen Abu Akleh, uccisa a Jenin mentre faceva il suo lavoro, durante un raid dell'esercito israeliano. Ha chiesto in quell’occasione di incontrare me e altri parlamentari. L’incontro si è svolto in forma privata, nel mio ufficio, ed è durato pochi minuti in cui Hannoun, che non conoscevo, mi ha parlato dei rischi che i giornalisti corrono lavorando in Palestina. (...) I politici», prosegue il testo, «incontrano centinaia di persone e molte di loro chiedono di scattare delle foto, spesso al termine di iniziative pubbliche, di incontri e anche per strada, al volo. Questo non significa che con quelle persone si hanno rapporti o le si “coccolano”, come scrivono oggi alcune testate di destra». È sempre colpa della destra.

Attenzione, le risponde l’europarlamentare Pina Picierno: «Cara Laura Boldrini, tutta la mia solidarietà, è vero che si incontrano centinaia di persone di cui non si condividono le condotte e le convinzioni. Questo è ancora più vero quando si ricoprono incontri istituzionali, perché come tu sai bene, non si possono incontrare solo persone che la pensano come noi. Quindi voglio esprimere qui la mia solidarietà totale per i volgari attacchi che hai subito. Rimane però una domanda» - ecco il punto - «amara e necessaria: perché quando attacchi simili sono stati rivolti a me, e mi si accusava ingiustamente di condividere le posizioni di un’associazione che avevo incontrato molti mesi prima e solo per ragioni istituzionali (e che è lontanissima dalla mia sensibilità) tu e altri colleghi avete allegramente partecipato alla gogna?». C’è un bell’ambientino nel Pd. Non ci risultano invece commenti di Stefano Fassina, ex deputato del Pd, il quale a sua volta ha visto Hannoun.

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GRILLINI

Degno di nota pure l’incontro tra il grillino Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri quando il titolare era Luigi Di Maio – sono soddisfazioni – e il predicatore islamico. Il contenuto dell’incontro non è noto, e però è di certo tra gli allori più importanti. Il più luccicante Di Stefano se l’è assicurato dopo aver detto che Beirut era in Libia. Altro trionfo quando i suoi uffici, che evidentemente utilizzavano Google Transalte, in calce a un documento hanno tradotto perfino il suo cognome, diventato Of Stefano.

COMUNISTI E RELATRICI

È il turno di Nicola Fratoianni, il segretario di Sinistra Italiana: lui ha accolto Hannoun a febbraio 2022, nuovamente alla Camera. In Alleanza Verdi Sinistra, quindi con la Bonelli&Fratoianni, potrebbe candidarsi alle prossime elezioni Francesca Albanese, la non avvocato relatrice dell’Onu nei territori palestinesi. La paladina pro-Pal ha incontrato Hannoun almeno in un’occasione, lo scorso 5 luglio a Lenno, in provincia di Como, per il convegno “Buio su Gaza”. C’è un video in cui l’imam introduce l’Albanese così: «Tutta la solidarietà alla nostra amatissima Albanese, che sta dalla parte giusta e fa onore a tutti». In posa con l’Albanese, con la quale ha anche ballato in piazza – soddisfazioni su soddisfazioni – pure Greta Thunberg, che nella causa antioccidentale ha trovato un business oggi più redditizio del green talebano. E ancora, è da album dei ricordi la foto in cui il sempre fumantino Gaetano Pedullà posa con Hannoun facendo il segno della vittoria. Chissà chi era il nemico.
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