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Profumo si candida per fare le scarpe a Tremonti

L'ex capo di Unicredit si propone come superministro del governo tecnico dei trombati: "Non ho un programma politico ma idee sulla parte economica"

Andrea Tempestini
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La prima casella è piazzata. Il governo tecnico dei trombati ha la sua prima autocandidatura: quella dell'ex amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, a spasso da un anno dopo essere stato licenziato dalla banca che aveva guidato. Il nome circolava da qualche giorno, c'erano già i primi gradimenti, ma i suoi estimatori ne avevano sopravvalutato le ambizioni: lo immaginavano proprio a capo del governo tecnico. Lui invece fa professione di umiltà e si sente un Guido Carli dei nuovi e confusi tempi: gli basterebbe guidare il ministero dell'Economia, prendendo il posto di Giulio Tremonti: «non ho un programma politico», ha confessato ieri Profumo uscendo allo scoperto con una intervista all'Espresso, «ma ho delle idee sulla parte economica per un Paese con gravi problemi che deve imparare a reagire». Di rito la premessa: «Ho la passione per il mio Paese e metto a disposizione quel che ho imparato. Ma non faccio un partito alla Montezemolo, non mi considero un competitor in tale senso». BENEFICENZA Cuore d'oro Profumo, per il Paese. Lo aveva già dimostrato un anno fa, quando dovette trattare in fretta e furia la risoluzione anticipata del suo rapporto di lavoro come dipendente di Unicredit. Penso agli altri prima che a se stesso. Lo ha ricordato commosso il presidente di Unicredit durante l'ultima assemblea, spiegando ai perplessi piccoli azionisti. Profumo aveva pensato prima agli altri, obbligando la banca a versare 2 milioni di euro alla «Fondazione Sasso di Maremma onlus, che opera in provincia di Grosseto per la riabilitazione e il recupero di persone in difficoltà, tossicodipendenti o con malattie mentali». Solo dopo ha pensato a se stesso: patto di non concorrenza in Italia, Austria e Germania (può fare politica ma non occuparsi di finanza), in cambio di 1,5 milioni di euro. Oltre questo, siccome Profumo si era fatto assumere da Unicredit come gli altri dipendenti, solo lo scivolo contrattuale previsto per tutti i dipendenti in esubero di cui si agevolava l'uscita: 36,5 milioni di euro. CUORE D'ORO Certo, la somma è sembrata altina, ma anche in questo caso Profumo ha mostrato il cuore buono: ha fatto lo sconto alla banca. Lo ha spiegato il presidente ai piccoli azionisti furibondi: «Quell'accordo risulta inferiore ai costi totali cui la Banca avrebbe potuto dovere fare fronte in relazione al pagamento di fino a 36 mensilità a titolo di indennità di preavviso». Insomma, i dipendenti di Unicredit devono avere contratti e accordi sindacali di ferro, e Profumo era uno di loro. Buon per lui, naturalmente, che ha portato via alla banca un pacco di soldi non esattamente nel suo momento più felice. Un piccolo azionista ricordava ad esempio che le sue azioni Unicredit valevano il 26 aprile 2007 circa 7,6 euro. Il 6 maggio 2008 valevano 4,92 euro e il 21 settembre 2010, il giorno precedente alla liquidazione di Profumo erano scese a 2,26 euro. A lui non riusciva comprendere bene quel buon cuore di Profumo. SUPER BUONUSCITA Fatto sta che dopo un anno quell'impresa sembra non soddisfare più l'ex banchiere. Che punta assai più in alto: a Unicredit messo tutto insieme è riuscito a portare via 40 milioni di euro. Per l'Italia non si accontenta di meno di 300 miliardi di euro. Anzi, il suo programma per il dopo Tremonti è ancora più ambizioso. Giulio ha fatto una finanziaria straordinaria da 50 miliardi e più? Profumo sostiene di avere pronta una “manovra da 300 a 400 miliardi di euro”, ricca di tutto naturalmente: patrimoniale, privatizzazioni, revisione della spesa. E siccome ha il cuore tenero, anche “in clima di concertazione” e con l'idea di “un governo di larghe intese”, dove andare tutti d'accordo. Ha il metodo da Robin Hood che vuole portare via ai ricchi, ma lo fa vestito da Fra Tac. PALADINO DELLE RIFORME Un Profumo assai diverso da quello che si conosceva in pubblico e in privato. Perfino da quello che emerge dalle intercettazioni telefoniche sulla P4. Così lo descriveva ad esempio un manager molto apprezzato come Enrico Tommaso Cucchiani, numero uno di Alleanza: «Profumo abilmente si presenta come il paladino delle riforme bancarie, mentre la realtà è che in banca non ha controllato un cazzo, se no la Banca d'Italia non gli farebbe un mazzo in continuazione…». Perfetto per fare il superministro dell'Economia di un governo ideale e idealizzato pronto a buttare giù quello di Silvio Berlusconi. Solo che dopo avere annunciato questo programmino, va a finire che la gente crederà perfino al Cavaliere. L'aveva vaticinato qualche giorno fa: «La manovra non è quella che volevo io. Ma l'avessero fatta quelli che vogliono prendere il mio posto sarebbe stata molto più pesante, e avrebbero messo le mani in tasca agli italiani anche con una superpatrimoniale». Azzeccato, Cavaliere! di Franco Bechis

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