Cerca
Logo
Cerca
+

Berlusconi si fa scudo con l'Fmi

Il premier: abbiamo rifiutato i soldi del Fondo monetario, ma certificherà il risanamento. Botta a risposta con Lagarde che insiste: Italia in crisi

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

Silvio Berlusconi apre l'ombrello del Fondo Monetario Internazionale sul suo governo. A comunicare la novità è il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso: «L'Italia ha chiesto al Fondo monetario di monitorare i suoi impegni sulle riforme fiscali ed economiche». Un colpo di scena che arriva dopo una notte di voci e smentite. Ad un certo momento era addirittura sembrato che l'Italia si preparasse a chiedere a Christine Lagarde, direttore generale del Fondo, un prestito di 44 miliardi. Un salto indietro che avrebbe riportato la memoria alle terribili crisi finanziarie degli anni '70. Il chiarimento arriva dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy: «L'Italia ha chiesto alla Ue di vigilare sull'attuazione delle misure di risanamento. Tutto questo è estremamente importante per la credibilità delle misure annunciate». Insomma due guardiani, Fmi e Ue, che come i carabinieri camminano in coppia.  Ma niente prestito. D'improvviso il Cavaliere scopre quanto è bello stare al caldo sotto la protezione dei grandi organismi internazionali. A cominciare dall'Unione Europea. Fino alla settimana scorsa aveva espresso qualche perplessità sull'euro. Adesso gioca la partita decisiva per la sopravvivenza del suo esecutivo puntando sui padrinaggi internazionali. D'altronde è il capo di governo con maggior anzianità di servizio nei grandi vertici mondiali. Ne conosce i riti e ha imparato a sfruttarli in chiave di politica interna. Proprio quello che ha fatto ieri a Cannes.  Provino adesso i parlamen tari dissidenti a sfiduciarlo nella seduta di martedì. Provino a chiedere un nuovo governo. Poi si vedrà quello che succede ai Btp e a Piazza Affari.  Ha anche messo un po' di trappole sulla strada del possibile successore a Palazzo Chigi. Chiunque arrivasse, eventualmente, al suo posto dovrebbe, subito dopo il voto in Parlamento, correre a Bruxelles e a Washington per garantire le promesse fatte da Berlusconi davanti a tutto il G20. In mancanza è facile immaginare lo spread che s'impenna e le Borse che crollano. Ma soprattutto il Cavaliere ha dettato, all'eventuale nuovo governo, il programma. Dettagliato fin nei minimi particolari dal momento che le “visite” degli esperti cominceranno a fine mese e si ripeteranno fino al 2013 con cadenza mediamente trimestrale. Serviranno a controllare, momento per momento, il rispetto delle riforme contenute nella lettera spedita il 27 ottobre a Bruxelles. La prima ispezione è prevista fra una decina di giorni. Insomma l'eventuale successore del Cavaliere si troverà blindato come un treno che corre su binari robusti. E allora tanto vale tenersi l'attuale esecutivo nella sua geometria. Ancorchè sbilenca. Certo queste visite non saranno solo baci e abbracci. Bisogna mettere nel conto anche qualche schiaffone. Come quello arrivato ieri stesso dalla signora Lagarde, molto elegante e molto severa. «Il problema dell'Italia è la mancanza di credibilita - dice - verificheremo che le autorità italiane e l'Italia in generale faccia ciò» che si è impegnata a fare presso l'Ue «attraverso un'analisi indipendente». Tutti i risultati saranno pubblicati. Insomma da Washington non ci faranno sconti. Proprio per questo Napolitano  sembra voler chiudere la porta alle elezioni anticipate: «Gli impegni verso l'Europa  vanno attuati tempestivamente, e anche rafforzati e arricchiti». Possibile in  una nuova maggioranza con Di Pietro? Neanche il Quirinale ci crede. Non a caso lancia un appello alle opposizioni. «Molto deve cambiare nei comportamenti degli attori della vita pubblica e sociale. Al di là della naturale polemica tra le opposte parti e lasciando alla dialettica democratica libertà delle scelte, bisogna compiere un esame di coscienza collettivo». Sperando che Bersani e la Camusso sappiano ascoltare. Il Cavaliere, invece, già ringrazia: «Una posizione che abbiamo molto apprezzato. Siamo tutti sulla stessa barca». di Nino Sunseri

Dai blog