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Indirizzo virtuale per i clochard e all'anagrafe di Roma è il caos

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Giulio Bucchi
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«Pomezia ci ha dato il nulla osta, però non vale per l'espatrio... bisogna ritrovare la pratica... probabilmente è stato inviato il nulla osta via Pec. Ma ho frugato in tutte le cartelline e questo nominativo non lo trovo da nessuna parte». L' impiegata allo sportello dei Servizi anagrafici di via Petroselli non riesce a trova pace. Continua a battere freneticamente le dita sul computer, rispolvera file, consulta altri colleghi, fa telefonate. Intanto, la coda si accumula, la folla rumoreggia, i più saggi, stanchi della lunga attesa, abbandonano il campo. Benvenuti nel regno dei "residenti fantasma". Ovvero quell' esercito silenzioso, perché quasi invisibile, che in centro storico conta circa 20mila individui "disperati e disperanti". Poiché involontari portatori di disperazione anche nei confronti di chi dovrà occuparsi della loro sorte, almeno di quella burocratica. Sono tutti coloro che, per definizione, non hanno una "fissa dimora": senzatetto, clochard, migranti, ma anche piccoli commercianti, ambulanti, circensi, padri separati. Persone che per la mancanza (anche improvvisa) di un reddito, o solo di un tetto sulla testa, si ritrovano privi di una dimora stabile. E privi, talvolta, anche dei più elementari diritti. Soprattutto se hanno la sfortuna, ulteriore, di risiedere nel cuore della capitale. Prigionieri di un "indirizzo fantasma" - o meglio, per la burocrazia capitolina, di un "indirizzo virtuale" - che ha un nome e un numero civico: via Modesta Valenti, dal numero 1 al 15. Pari alle 15 Municipalità in cui è suddivisa la capitale. Normativa assurda - Purtroppo in I Municipio, il cuore della Città Eterna, questo indirizzo inesistente - intitolato alla memoria di un'anziana clochard morta per mancanza di assistenza alla Stazione Termini - è diventato un incubo per migliaia di senzatetto. Come per gli uffici capitolini centrali, andati in tilt dopo il cambio della normativa imposto, un anno fa, da una delibera varata dalla giunta Raggi. Che per impedire un abuso, ovvero le furbesche intestazioni di attività economiche presso gli indirizzi virtuali, obbliga chiunque abbia una residenza "fittizia", ovvero si avvalga dell'indirizzo (realmente esistente) di un ente caritatevole (tipo Caritas, Comunità di Sant' Egidio, Centro Astalli), a modificarlo con un unico indirizzo "virtuale" (inesistente, quello di via Modesta Valenti), a pena di non poter più rinnovare alcun documento. E con l'obbligo della cancellazione del soggetto, da parte dell'Anagrafe centrale, qualora, entro due anni, non venga presentata alcuna richiesta di variazione dell'indirizzo. Sportelli intasati - Insomma, dato che non tutti i senza fissa dimora leggono i giornali o vedono la televisione o ascoltano la radio, si potrebbero ritrovare, di punto in bianco, autentici cittadini "fantasma". E, per non farsi mancare nulla, pure a loro insaputa. Senza poter rinnovare una carta di identità, richiedere una patente, e forse persino un certificato elettorale. Perché, come racconta un dipendente, «qua noi la loro posta non la riceviamo più, visti i numeri impressionati dei senza fissa dimora, circa 19mila. La rimandiamo indietro, non abbiamo una struttura adeguata per gestire il servizio. Il Municipio ha indetto un bando per affidare all' esterno la gestione della posta ma le gare sono andate deserte». Insomma, nessuno ci vuole mettere le mani. Così, sin dalla mattina, gli uffici di via Petroselli sono intasati non solo da chi richiede (senza conoscerne le conseguenze) il cambio di residenza, da "fittizia" a "virtuale". Ma anche da decine di "fantasmi" che vagano, di porta in porta, alla ricerca della propria corrispondenza: a partire dalla tessera sanitaria, preziosissima, che la Asl invia a tutti i cittadini per poter accedere alle cure che offre il Servizio sanitario nazionale. Così, in modo beffardo, un cambiamento nato per promuovere la trasparenza e unificare le procedure, si è rivelato una follia. Che grava non solo sulle spalle dei cittadini più deboli - in meno di un anno via Modesta Valenti 1 è passata da zero a 2mila residenti virtuali, mentre altri 16mila sono in attesa del "transito" - ma anche sui servizi prestati a tutti i residenti del centro storico. Tempi dilatati - «Questa nuova delibera ci ha massacrato», spiega il dipendente comunale, «il cittadino ha 20 giorni per dichiarare all' Anagrafe il cambio di residenza: prima ci stavamo nelle 48 ore imposte dalla legge per evadere la pratica ma oggi ci mettiamo almeno un mese e mezzo se l'utente viene allo sportello. L'alternativa è fare la richiesta on-line: la pratica si lavora sempre in un mese e mezzo, ma ce la faccio a dartela, retrodatata». Insomma, cornuti & mazziati, per dirla "alla romana". Sia i residenti "virtuali" che, sempre a loro insaputa, anche quelli reali. di Beatrice Nencha

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