Alex Schwazer, dopo il doping sogna Rio 2016. Ma la Federatletica non ci sta
Alex Schwazer vuole ricominciare la sua vita da atleta, finita in pezzi due anni fa quando è stato escluso da Londra 2012 per essersi dopato. Il marciatore sogna ora di poter tornare a gareggiare e di poter partecipare alle Olimpiadi di Rio 2016. Per realizzare questo sogno l'ex marciatore nazionale deve, però, superare grandi ostacoli lungo la strada che passa per la giustizia sportiva, come anche per quella ordinaria. Nei prossimi giorni dovrà, infatti, rispondere davanti alla Procura antidoping del Coni in merito a due nuove presunte violazioni al codice Wada. Per evitare invece l'ormai imminente apertura di un processo penale, chiederà la messa alla prova con l'affidamento ai servizi sociali. Schwazer ancora in azzurro: siete d'accordo? Vota il sondaggio di Liberoquotidiano.it Nuovi capi di imputazione - L'atleta vorrebbe chiudere il triste capitolo del doping, ma intanto deve fronteggiare il nuovo fascicolo aperto nei suoi confronti dalla Procura antidoping del Coni, in seguito agli sviluppi dell'inchiesta della Procura di Bolzano. Il marciatore azzurro, già squalificato per 3 anni e mezzo per Epo, il 20 novembre a Roma dovrà rispondere a due nuove accuse degli inquirenti sportivi. Se dovesse essere deferito per entrambe, rischierebbe fino a 4 anni di stop supplementare. Sembra cambiato - "Alex ha sofferto molto per l'errore commesso e ha pagato un prezzo sproporzionato in confronto ad altri peccatori", dice il suo legale, l'avvocato Gerhard Brandstaetter. Il 6 agosto di due anni fa in una conferenza stampa a Bolzano, dopo essere stato escluso da Londra 2012 per Epo, aveva sentenziato in lacrime: "Ho sbagliato. La mia carriera è finita". Ora Schwazer, che studia a Innsbruck, torna sui suoi passi. "Si allena ed è in ottime condizioni fisiche", conferma Brandstaetter. La Federatletica - La Fidal, Federazione Italiana Di Atletica Leggera, dal canto suo non commenta ufficialmente l'ipotesi di un ritorno alle gare del maraciatore altoatesino. Fonti Fidal, però, sottolineano che, dall'ottobre 2013, è entrata in vigore la Carta etica: quest'ultima prevede che "chiunque incorra in squalifiche pari o superiori ai due anni, sulla base delle attuali normative antidoping, perde, da quel momento, il diritto a vestire la maglia azzurra, simbolo sportivo dell'Italia".