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Leonard Bundu, il ritratto dell'italiano che "spacca i fegati" e cerca il titolo sul ring più duro

Andrea Tempestini
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Per provare a rimettere l'Italia sulla cartina della boxe mondiale, Leonard Bundu è dovuto volare fino negli Usa. E stanotte ha la sua grande opportunità: alle 3 (diretta su Italia 1, replica domani alle 9.40) il pugile sierraleonese naturalizzato italiano sfiderà l'americano Keith Thurman per il titolo del Mondo Wba dei pesi welter. La cornice sarà il Mandala Bay Resort & Casino di Las Vegas, l'opportunità per entrare nella storia è di quelle troppo importanti per fallire. Anche perché il 40enne soprannominato il «fiorentino d'Africa» ha faticato e non poco per emergere. Nato a Firenze da madre italiana e padre sierraleonese, dopo un'infanzia difficile trascorsa in Africa tra guerra civile e lotte tra gang, nel 1990 è tornato in Italia, da dove è iniziata la sua scalata verso l'olimpo della boxe. Da dilettante il bronzo iridato nel 1999, poi, tra i professionisti, a salire: il titolo del Mediterraneo Ibf, il tricolore, il Mondialino Wba, il titolo Ue e infine l'Europeo nel 2011 battendo Petrucci. Un titolo che a tre anni di distanza ha ancora in tasca da imbattuto, visto che il suo ruolino di marcia parla di 31 vittorie e 2 pareggi in 33 incontri. Stanotte la grande occasione, la sfida con Thurman però non sarà di quelle semplici. Non solo per la differenza d'età (ha 26 anni, 14 in meno di Bundu), ma anche perché l'americano è un picchiatore di quelli duri, e non è un caso se in 23 match un solo avversario è arrivato a sentire l'ultimo gong (imbattuto in 23 match). In più c'è il fattore cabala, che parla di sole 3 vittorie italiane negli Usa, ottenute da Carnera (nel 1933 contro Sharkey), Benvenuti (nel 1967 contro Griffith) e Rosi (con Darrin Van Horn nel 1989). Poi tanti tentativi ed altrettanti fallimenti, dal primo di Oddone Piazza nel 1932 fino ad arrivare a Giacobbe Fragomeni, ko un anno fa contro il polacco Krzysztof Wlodarczyk. Proprio Fragomeni però è stato l'ultimo a conquistare il titolo Mondiale, nel 2008. Bundu cercherà di imitare la sua strada, forte sia del famoso «fegato spappolato alla Bundu», il montante al fegato che è diventato il suo marchio di fabbrica, ma pure della spinta dall'Italia. Perché la boxe sta provando a riemergere dopo anni difficili, e i dati d'ascolto delle sfide trasmesse su Italia 1 sembrano confermarlo: 265mila spettatori in media con il 3% di share, risultato importante visto orario (23.45 del sabato) e bacino d'ascolto. Per crescere servono vittorie e personaggi, Bundu personaggio lo è già, manca solo una vittoria leggendaria. di Matteo Spaziante

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