Roma, 18 apr. (Adnkronos Salute) - "Volevo donare il sangue, ma non ho potuto farlo perché il mio rapporto è stato considerato a rischio. Eppure, ho una relazione stabile con il mio compagno. Mi son sentito discriminato per il mio essere gay". Lo racconta Luca A., quarantenne campano che vive a Roma per lavoro da alcuni anni. Si sarebbe sentito rispondere così lunedì mattina, quando si era recato al centro trasfusionale del Policlinico Umberto I di Roma per donare il sangue. E lui l'ha presa come un "atto discriminatorio" nei suoi confronti. L'ospedale capitolino respinge però l'accusa di discriminazione: "Ci sono persone omosessuali che donano tranquillamente il sangue da anni al nostro centro", replica all'Adnkronos Salute Gabriella Girelli, direttore dell'Unità operativa complessa di Immunoematologia e medicina trasfusionale dell'Umberto I. Tant'è. "Al momento di sostenere il colloquio preliminare per la donazione - spiega il quarantenne - ho fatto presente la mia situazione di omosessualità e l'addetto sanitario, di certo in maniera gentile, mi ha detto che non potevo donare in quanto il mio rapporto era considerato a rischio. Mi ha informato che i protocolli vietano le donazioni per chi abbia relazioni affettive stabili da meno di 4 mesi o per chi abbia avuto rapporti a rischio. Eppure avevo già spiegato di convivere da circa 5 mesi con il mio compagno". Per questo l'uomo si sente vittima di "una vera discriminazione: non ho mai avuto rapporti a rischio, sono fedele al mio compagno con il quale convivo da più di 4mesi e l'ultima relazione prima di quella attuale l'ho avuto due anni fa. Dunque, è ampiamente superato il range di 6 mesi per il pericolo di incubazione di malattie trasmissibili sessualmente. Senza dimenticare che ci sono insospettabili mariti e mogli, dunque eterosessuali, che tradiscono e possono avere comportamenti sessuali a rischio", obietta. "Non esiste alcuna legge - premette Girelli - che vieta agli omosessuali di donare il sangue. I protocolli prevedono che non possono farlo le persone che non hanno una relazione stabile da almeno 4 mesi o hanno avuto rapporti sessuali a rischio. Nel centro dell'Umberto I donano il sangue persone omosessuali: certo devono assumersi la responsabilità di rispettare queste condizioni. Non c'è alcuna discriminazione in atto, non si selezionano i donatori sulla base dell'orientamento sessuale", sottolinea la responsabile. Girelli spiega che "è il medico che esegue la visita, a stabilire se la persona è a rischio, sulla base di quello che gli viene riferito e decide se possono esserci rischi per chi deve ricevere il sangue. Lo prevede una legge dello stato, che il camice bianco deve rispettare. Bisognerebbe verificare che cosa in realtà è emerso nel corso del colloquio, ma il medico è tenuto a investigare e valutare a fondo. A volte si esagera nello scrupolo, ma i rischi vanno valutati scrupolosamente".