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Ex specializzandi, soluzioneche tutela gli interessi di tutti

Il contenzioso tra specializzandi 1978-2006 e Stato italiano potrebbe risolversi grazie a un disegno di legge che permetterebbe un risparmio di 5 miliardi di euro da reinvestire in sanità

Maria Rita Montebelli
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118 mila cittadini aspettano di avere giustizia: sono i medici che hanno frequentato le scuole di specializzazione tra il 1978 e il 2006 e che non hanno ricevuto il giusto trattamento economico per gli anni di specializzazione post laurea. Malgrado le direttive europee promulgate in materia già durante gli anni '80, e il decreti legislativi emanati nel nostro paese tra gli anni '90 e i primi 2000, solo a partire dall'anno accademico 2007/2008 lo Stato ha iniziato a corrispondere agli specializzandi in medicina quanto loro dovuto. A fronte della necessità degli ex specializzandi di ricevere il giusto compenso per il duro lavoro sostenuto durante gli anni di formazione post laurea, vi sono però da considerare le ripercussioni che potrebbe avere la vertenza in corso con lo Stato italiano. Quest'ultimo infatti potrebbe dover risarcire ben 16 miliardi ai medici aventi diritto e a soffrirne sarebbe in primo luogo proprio il nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn), con gravi conseguenze per medici e pazienti. È questo quanto emerge dall'analisi della testata giornalistica 'Sanità Informazione', che ha promosso il convegno, patrocinato dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) dall'Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri (Enpam), dalla Facoltà di medicina e chirurgia dell'università Tor Vergata e dall'Ordine degli avvocati di Roma, dal titolo ‘Formazione specialistica medica. Diritto al risarcimento e prescrizione: limiti e opportunità nel diritto comunitario e nell'ordinamento italiano' che si è tenuto negli scorsi giorni presso il Senato della Repubblica. Durante il convegno sono stati affrontati i diversi ambiti del contenzioso, attraverso gli autorevoli contributi  di giuristi ed esponenti del mondo sanitario, ed è stata analizzata la proposta che permetterebbe di risarcire gli ex specializzandi, con un risparmio di ben 5 miliardi che potrebbero essere reinvestiti in sanità. “Anche alla luce di quanto emerso durante il convegno – ha spiegato l'avvocato Marco Tortorella, esperto del contenzioso – un accordo transattivo tra lo Stato e i medici è una soluzione di semplice buon senso che consentirebbe al legislatore di riappropriarsi del suo ruolo, da troppo tempo affidato ai tribunali. Dopo le più recenti pronunce della Corte di giustizia europea, e sulla base delle più corrette interpretazioni giuridiche, le somme che d'ora in poi dovranno essere riconosciute ai medici potrebbero essere triplicate e, in ragione dell'incertezza giuridica protrattasi nel tempo, il termine della prescrizione non dovrebbe scattare prima del 2021”. Occorre dunque una mediazione che tuteli gli interessi delle parti coinvolte, permettendo di investire delle risorse in un settore fortemente provato come quello della sanità pubblica. “Vogliamo risolvere questa ingiustizia storica ma anche i problemi reali del prossimo futuro – ha dichiarato il senatore  Udc Antonio de Poli - È il momento di individuare una soluzione normativa per tutelare i diritti dei medici e, al tempo stesso, far risparmiare lo Stato, per questo è già pronto un disegno di legge per un accordo che conterrà i costi del contenzioso di 5 miliardi. Sarò il primo firmatario di questa proposta e tanti altri colleghi, dell'intero arco parlamentare, la sottoscriveranno convintamente. Questi 5 miliardi dovranno essere reinvestiti in sanità vista la crisi che ci troviamo oggi ad affrontare: basti pensare che circa 15 mila studenti di medicina ogni anno si trovano in un limbo dopo la laurea perché mancano le borse di studio per entrare nei percorsi di specializzazione. Se si pensa che da qui al 2028 potremmo avere 80 mila medici in meno tra medici medicina generale e medici ospedalieri appare chiaro che si tratta di un tema prioritario da affrontare, che non solo merita un forte investimento di risorse ma che ci dovrebbe anche indurre a riconsiderare l'opportunità del numero chiuso delle facoltà di medicina e chirurgia”. Avere di meno ma averlo subito: questa è la chiave che permetterebbe di sbloccare un contenzioso che dura ormai da lungo tempo. Agli ex specializzandi verrebbero corrisposti 8 mila euro annui, invece degli 11 mila stimati, ma i tempi si accorcerebbero notevolmente e a beneficiarne sarebbe tutto il ‘sistema sanità', pazienti compresi. “Le risorse risparmiate si potrebbero dedicare a tanti fondamentali capitoli di spesa per la sanità – ha sottolineato il senatore Pierpaolo Sileri, presidente della Commissione sanità – come lo sblocco del turn over per il personale medico-sanitario e l'aumento delle borse disponibili per le scuole di specializzazione, l'unica strada per colmare il progressivo pensionamento dell'attuale classe medica che rischia di minare le fondamenta del Ssn. Misure essenziali per garantire il pieno diritto alla salute a tutta la cittadinanza. Bisogna porre un freno – conclude Sileri – a questo circolo vizioso, perché alla fine sono i cittadini a rimetterci, per i costi a carico dell'erario e l'ulteriore mole di lavoro nei nostri già oberati tribunali”. (MATILDE SCUDERI)

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