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Esperti a confronto sui bisogni della neuroriabilitazione in Italia

In occasione del congresso nazionale della Società Italiana di Neurologia il punto su metodi di cura e sfide aperte per il Servizio sanitario nazionale. Messaggio del Ministro Grillo: “Riflessioni importanti. Avrei voluto essere con voi”

Maria Rita Montebelli
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Ictus, sclerosi multipla, Parkinson. Tre patologie a forte impatto sociale che hanno guidato il dibattito sui bisogni di neuroriabilitazione della popolazione italiana al convegno satellite della Società Italiana di Neurologia (Sin) e dalla Società di Scienze Neurologiche Ospedaliere (Sno) presso la Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma. Un confronto tra esperti che ha anticipato il convegno nazionale Sin, per il quale sono giunti nella capitale oltre 2.500 neurologi da tutta Italia. “Oggi abbiamo avuto un'occasione importante di condivisione tra specialisti che si occupano della fase acuta delle malattie neurologiche e specialisti dei percorsi neuroriabilitativi – ha dichiarato Gianluigi Mancardi, presidente della Sin – È fondamentale rafforzare il rapporto tra tutti i soggetti coinvolti nel percorso assistenziale del paziente neurologico”. Il convegno, aperto dal messaggio di saluto del ministro della Salute, Giulia Grillo, che ha sottolineato l'importanza dell'iniziativa, ha fatto emergere la necessità di un cambio di passo, sia culturale che organizzativo, nell'approccio alla riabilitazione di pazienti neurologici. Tra le principali sfide si impone la necessità di sviluppare percorsi di neuroriabilitazione adeguati alla complessità del paziente neurologico nei suoi bisogni di recupero non solo delle funzioni motorie, ma anche e soprattutto delle più invalidanti problematiche cognitive, come la perdita dell'uso del linguaggio o il decadimento cognitivo provocato da demenza, che può essere associato non solo a malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer, ma anche a malattie come l'ictus, che conta in Italia circa 150 mila nuovi casi all'anno. “L'evoluzione epidemiologica, lo sviluppo della curva demografica e gli stessi successi della medicina per acuti nel trattamento dei pazienti neurologici lanciano una sfida importante alla neuroriabilitazione e al Servizio sanitario nazionale. Siamo costretti a fare i conti con situazioni nuove", ha osservato Carlo Caltagirone, direttore scientifico dell'IRCCS Santa Lucia. Sul fronte della programmazione sanitaria si registra che negli ultimi vent'anni i posti letto destinati alla riabilitazione si sono dimezzati, passando da un posto letto ogni mille abitanti allo 0,5 fissato nel 2015 e di questo 0,5 solo lo 0,02 destinato a posti letto di neuroriabilitazione di alta specialità per il trattamento dei pazienti con lesioni cerebrali particolarmente gravi. “Questa situazione, unita alla pressione degli ospedali per acuti di liberare posti letto, fa sì che spesso il paziente venga destinato non alla strutture di riabilitazione corrispondente ai suoi bisogni, ma semplicemente alla prima pronta a prenderlo in carico" ha osservato nel proprio intervento Stefano Paolucci, presidente eletto della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica e direttore dell'Unità di Neuroriabilitazione della Fondazione Santa Lucia IRCCS.  “Un altro grave ostacolo all'accesso dei pazienti in Italia a livelli adeguati di cure neuroriabilitative per gravi deficit cerebrali – ha sottolineato Antonino Salvia, direttore sanitario dell'lRCCS Santa Lucia – è dato dalle norme che stabiliscono che solo i pazienti che hanno attraversato un periodo di coma di almeno 24 ore possono essere ricoverati presso strutture ospedaliere di neuroriabilitazione di alta specialità. In realtà si possono verificare gravi danni cerebrali anche senza coma e avere pazienti usciti dal coma senza gravi danni cerebrali”. Per Pietro Fiore, presidente della Società Italiana di Medicina Fisica e di Riabilitazione (Simfer): “C'è di positivo che una riflessione è iniziata ormai da tempo sui criteri di appropriatezza dei ricoveri nelle strutture di riabilitazione. Sarebbe però auspicabile un cambio di paradigma nella valutazione dei bisogni di riabilitazione del paziente, non solo neurologico. Servirebbe una valutazione basata sui livelli di disabilità e possibilità di recupero della persona e non su criteri che fanno semplicemente riferimento alla patologia che ha provocato la disabilità”. Criticità che ha rilevato Maria Concetta Altavista, neurologa dell'Ospedale San Filippo Neri di Roma, rispetto ai bisogni di coordinamento dell'attività assistenziale ai pazienti neurologici dopo la fase ospedaliera: “Una volta dimessi dalle strutture di riabilitazione più intensiva, pazienti e famigliari passano da una prestazione all'altra sul territorio in modo scollegato”. Altavista ha presentato i risultati del gruppo di lavoro multispecialistico appena concluso per iniziativa di Cittadinanza Attiva, che si prepara ora a interpellare le istituzioni pubbliche sulle criticità emerse. Al convegno è intervenuta anche la presidente della Federazione delle Associazioni Italiane contro l'Ictus Cerebrale (ALICe), Nicoletta Reale, che ha presentato l'attività dell'Osservatorio Ictus, impegnato nell'attuazione dell'Action Plan 2018-2030 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. “In questo momento stiamo lavorando per ricostituire l'intergruppo parlamentare dopo il cambio di legislatura – ha spiegato Nicoletta Reale – Tra gli obiettivi principali del Piano la riduzione del 10 per cento dell'incidenza dell'ictus e garantire il 90 percento di copertura dei bisogni di ricovero dei pazienti”. (ANDREA SERMONTI)

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