Tumore del seno triplo negativo promettenti i dati di atelizumab
lo studio Impass 130 – presentato al congresso dell'European society for medicaloncology (Esmo) - ha dimostrato l'efficacia della molecola sviluppata da Roche in associazione con la chemioterapia anche nella prima linea di trattamento
Esistono diversi tipi di tumore al seno e per ognuno di essi si cerca di trovare la terapia più efficace. Il tumore del seno triplo negativo metastatico (Mtnbc) che costituisce circa il 15-20 per cento delle diagnosi, rappresenta la forma di cancro della mammella più difficile da curare. Le cellule di questo tumore infatti non presentano sulla loro superficie nessuno dei tre classici bersagli contro cui sono dirette le cure attualmente più efficaci (Er, Pgr, Her2). Proprio per questa ragione le opzioni di trattamento sono ancora fortemente limitate e la prognosi è estremamente negativa. Un bisogno terapeutico per cui forse si è trovata una risposta: si tratta di atelizumab, il primo agente immunoterapico anti Pd-l1 – una proteina che impedisce al sistema immunitario di attaccare le cellule tumorali – sviluppato da Roche, che si è dimostrato efficace in associazione a chemioterapia nel trattamento di questo tipo di tumore sin dalla prima linea di trattamento. I risultati, frutto dello studio clinico di fase III Impassion 130, sono stati presentati al congresso dell'European society for medical oncology (Esmo) e contemporaneamente pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine. Impassion130 ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza libera da progressione nei pazienti del trial e nella sottopopolazione rispetto alla sola chemioterapia. Questi dati hanno il potenziale di modificare la pratica clinica. “I tumori mammari triplo-negativi hanno una certa propensione alla infiltrazione linfocitaria che spesso si associa a un blocco dell'attività e del controllo immunologico che può essere liberato dall'aggiunta di farmaci che vanno a bersaglio Pd-l1 – spiega il professor Luca Gianni, direttore del dipartimento di oncologia medica del San Raffaele cancer center – Quanto dimostrato da Impassion 130 inserisce a pieno diritto le neoplasie mammarie nel novero, ormai molto largo, di possibili indicazioni dell'immunoterapia nel campo dei tumori. Da questo punto di vista, si tratta di una prima dimostrazione di grandissima importanza, non soltanto per il principio che viene affermato ma anche perché sostanzialmente si tratta di un vantaggio dal punto di vista della durata, del beneficio offerto dalla somministrazione di questi farmaci, soprattutto nei casi di tumori che avevano una presenza di espressione di Pd-l1. Esiste comunque la necessità di valutare a distanza di tempo l'effetto sulla sopravvivenza: se si osserverà una conferma a distanza di tempo, direi che il passo potrà essere definito con buone ragioni un passo da giganti”. L'impegno di Roche nel trattamento del carcinoma mammario non si esaurisce al solo studio IMpassion 130. “Da sempre il nostro gruppo - spiega la dottoressa Anna Maria Porrini, direttore medico di Roche Italia - si è dimostrato particolarmente attento nel cercare soluzioni terapeutiche per il tumore al seno. Ne è testimonianza la storia di trastuzumab, un anticorpo che ha modificato da anni il paradigma di trattamento del carcinoma mammario Her2+. I traguardi raggiunti da questa terapia sono stati quindi migliorati ulteriormente dall'utilizzo combinato con pertuzumab, un anticorpo anti-Her2 di nuova generazione, sia in fase precoce che avanzata. Questi traguardi ci hanno spinto nel tempo a proseguire ancora di più nella ricerca di trattamenti sempre più efficaci e innovativi, come l'immunoterapia nel carcinoma triplo negativo, dove le terapie attuali non hanno portato a risultati ancora soddisfacenti. Atezolizumab è una molecola in cui crediamo molto, e che ad oggi ha già ottenuto straordinari risultati positivi in otto studi di fase III in vari tipi di tumore. Lo studio di questo farmaco nel carcinoma mammario triplo negativo prosegue con un ampio programma di fase III, sia in fase di malattia precoce che metastatica. In questo ultimo setting, gli studi Impassion 130, 131 e 132, valutano l'efficacia di atezolizumab in associazione ad altre chemioterapie. Continueremo a sviluppare questo farmaco nel campo delle immunoterapie antitumorali per offrire a ogni paziente soluzioni sempre più efficaci e personalizzate”. (MATILDE SCUDERI)