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Un volume di Michele De Lucia sullo scandalo del sangue infetto

Presentato a Roma presso la sala Nilde Iotti della Camera dei Deputati alla presenza di Andrea Spinetti, Michele Vietti e Giovanni Maria Flick. Una rassegna di tutti i documenti scientifici e le carte processuali

Maria Rita Montebelli
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"Quella dello scandalo del sangue infetto, e della catena delle presunte responsabilità, è a tutti gli effetti una delle pagine più buie della storia della giustizia nel nostro Paese. A distanza di oltre 20 anni, infatti, l'impianto accusatorio costruito all'epoca dai PM e rilanciato dai media come se le sentenze fossero già state scritte si è rilevato infondato e le persone - politici, manager e scienziati - che erano state additate come corresponsabili della tragedia sono state tutte assolte. La scienza ha le sue regole per scoprire la verità e affrontare l'imponderabile: questa vicenda insegna che gli imprevisti, i ‘cigni neri', possono presentarsi in qualsiasi momento e, siccome le bacchette magiche esistono solo nelle favole, possono essere affrontati, studiati e sconfitti solo rispettando i tempi, altrettanto imprevedibili, necessari alla ricerca, senza gettare la croce su chi, sulla base del conosciuto, deve scoprire e governare l'ignoto. Il mio libro rompe lo sciopero del silenzio sia su chi è stato accusato ingiustamente, sia sulla lotta che tante vittime stanno ancora conducendo nei confronti di uno Stato vile, incapace di prendersi cura di loro come avrebbe il dovere di fare". E' questo  il messaggio di Michele De Lucia, autore di ‘Sangue Infetto', libro che è stato presentato a Roma presso la sala Nilde Iotti della Camera dei Deputati. Alla presentazione, oltre all'autore, hanno partecipato Michele Vietti, professore di Diritto commerciale presso l'Università degli Studi Internazionali di Roma, Andrea Spinetti, membro comitato ‘Vittime sangue infetto' che ha portato la sua testimonianza e Giovanni Maria Flick, ex presidente della Corte Costituzionale. Passando in rassegna i documenti scientifici e le carte processuali, cade il teorema su cui per trent'anni ha poggiato lo scandalo del sangue infetto: come scrive l'autore, “Bisogna prendere atto che la discussione è da sempre viziata da una impostazione marcatamente ideologica. Questa impostazione, pur essendo giustificata dall'impatto emotivo di eventi tanto drammatici e luttuosi, ha pregiudicato un approccio laico e pragmatico della vicenda, di cui – ai fini dell'unico risultato che davvero conta, la sicurezza dei pazienti – non si può continuare a fare a meno”.  Un approccio più che mai necessario, come sottolinea Fernando Aiuti nella sua prefazione al testo, perché “Purtroppo l'opinione pubblica spesso dimentica che gli scienziati sbagliano innocentemente e che serve il lavoro di tanti per trovare poi alla fine la soluzione dei problemi”. Una rilettura laica, quindi, che riposiziona, nel contesto scientifico e tecnologico del tempo, le responsabilità dei soggetti coinvolti. Con un duplice obiettivo: consentire finalmente alle vittime di esercitare quello che dovrebbe essere riconosciuto e codificato come un vero e proprio diritto umano alla conoscenza, e farci trovare pronti quando, prima o poi, un nuovo virus misterioso e imprendibile si affaccerà all'orizzonte. (STEFANO SERMONTI)

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