Ravetto: "Scelta della maternità,se l'egoismo cambia in altruismo"
Intervista con l'onorevole Laura Ravetto (nella foto), sui temi della maternità per una donna ‘in carriera', al contempo lavoratrice, moglie e madre. Quando si aspetta il momento giusto: ma quello ‘personale' non coincide con quello ‘naturale'
Onorevole Ravetto, come è cambiata la sua vita dalla nascita di sua figlia Clarissa Delfina? “Non ho mai considerato la maternità un elemento essenziale: una donna può avere altre esigenze nella vita, non necessariamente legate alla maternità. Ma se non fossi diventata madre, non mi sarei sentita completa. Ad un certo punto, probabilmente troppo tardi, mi sono resa conto che avevo voglia di dare a qualcuno quello che avevo ricevuto dalla vita e dai miei genitori. Chiamiamola ‘esigenza di altruismo'. Come riesce a conciliare la sua carriera di parlamentare con la sua vita di genitore? “Durante la settimana mi aiutano sia la tata che mio marito. Ma durante il fine settimana e i lunedì ce ne occupiamo noi. Clarissa mi segue ovunque ma purtroppo non la posso portare a Montecitorio. Ho però chiesto al presidente della Camera di fare in modo che ci sia un asilo almeno per i dipendenti. E' difficile conciliare la mia vita di politico con quella di madre. I primi anni del bambino sono difficoltosi per tutte le donne madri, soprattutto per quelle che svolgono la libera professione, poiché l'intero stipendio va praticamente alle baby sitter. Bisognerebbe prevedere stanziamenti, ad esempio, per le ostetriche pagate per i primi mesi di vita del bimbo, proposta che ho fatto in questa legislatura ma per la quale mi è stato risposto che non ci sono gli stanziamenti a bilancio”. Cosa ci può raccontare della sua esperienza di ricerca della maternità? “Ho aspettato a fare un figlio per egoismo e per lavoro ma credo che non sia giusto che ancora oggi le donne debbano scegliere tra carriera e maternità. Poi ho incontrato una persona eccezionale, la dottoressa Daniela Galliano, direttrice del Centro IVI di Roma, che mi ha accompagnato in un percorso che, da sola, non sarei stata in grado di fare. Un percorso anche di scienza, dato che ho dovuto fare dei trattamenti ormonali. Se non fossi rimasta incinta avrei seguito il percorso dell'adozione. A me le adozioni stanno molto a cuore, anche perché sono prima firmataria di una legge per consentire l'adozione da parte dei single”. In Italia numerose coppie devono far fronte all'infertilità, soprattutto per l'età sempre più avanzata in cui le donne cercano il primo figlio. C'è ancora molta disinformazione? “C'è la paura di parlarne, è quasi un tabu. Nessun ginecologo che mi ha visitato, inoltre, mi ha mai parlato della possibilità di conservare gli ovuli. Bisogna rendere consapevole una donna che ha la possibilità in età di ampia fertilità, tra i 20 e i 30 anni, di congelare i propri ovuli. Poi, magari a 40 anni, quando ha concluso il proprio percorso professionale o ha trovato la persona giusta, può ricorrere alla procreazione medicalmente assistita. Se fossi il Ministro della Salute vorrei che ci fosse maggiore informazione. Bisogna prevenire l'infertilità, non curarla, perché non è una malattia”. E' diventata mamma a 47 anni: cosa consiglierebbe alle sue coetanee che vogliono diventare madri? “Se una donna ha al suo fianco l'uomo ideale e vuole diventare madre, il mio consiglio è di fare un figlio presto. E sicuramente dovrebbe conservare gli ovuli: se qualcuno me l'avesse detto a 25 anni l'avrei fatto senz'altro”. (MARCO BIONDI)