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Tecnologie avanzate a due facce:“Migliorano salute e sostenibilità”

A colloquio con Luigi Mazzei, country director per l'Italia di Edwards Lifesciences, azienda impegnata da 60 anni nel settore delle valvole cardiache. E che investe in ricerca circa il 18 per cento del proprio fatturato

Maria Rita Montebelli
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Per cardiologi interventisti e cardiochirurghi Edwards Lifesciences è un nome ben noto: un colosso da quasi 4 miliardi di dollari di fatturato e 12 mila dipendenti con il quartier generale in California, ad Irvine, dove fu fondata 60 anni fa da Miles ‘Lowell' Edwards, un ingegnere sessantenne con il pallino delle scoperte – andò in pensione con 63 brevetti industriali – che cominciò a progettare il primo cuore artificiale. “Una vita dedicata allo studio, alla progettazione e all'innovazione nel campo delle valvole cardiache – conferma Luigi Mazzei, country director per l'Italia di Edwards Lifesciences – per le quali ancora oggi investiamo circa il 18 per cento del nostro fatturato, ben al di là della media del settore”. Queste ‘malattie delle valvole' sono quello che dipendono dal deterioramento di una valvola del cuore, e che provocano nel soggetto che ne soffre stanchezza, qualche volta anche vertigini, difficoltà respiratorie e dolore al petto, che possono arrivare ad impedire attività fino a poco tempo prima assolutamente normali. Molte volte questa condizione viene imputata all'età che avanza, ma spesso così non è. Dopo la realizzazione delle protesi valvolari cardiache, l'azienda si è specializzata nelle terapie transcatetere per la sostituzione e la riparazione delle valvole. “In prima istanza, ci siamo dedicati all'impianto valvolare aortico transcatetere noto come Tavi – precisa Mazzei – una tecnica che permette l'impianto della valvola aortica con approccio percutaneo in alternativa alla sostituzione con intervento cardiochirurgico”. Un goal, quello della Edwards Lifesciences, tanto semplice quanto ambizioso: “vogliamo sviluppare trattamenti per le malattie cardiache che consentano ai pazienti – in crescita esponenziale anche per il progressivo invecchiamento della popolazione – di tornare quanto prima alla vita attiva e allo stesso tempo rendere i servizi sanitari più efficienti e costo-efficaci, abbattendo l'onere per il ricovero ospedaliero, la riabilitazione e le cure a domicilio”. Cosa non facile, soprattutto in un paese come l'Italia, che secondo il country director italiano “paga politiche ancora altalenanti e un'incertezza nelle prospettive future che di certo non aiutano gli investitori stranieri”. Un sogno nel cassetto? “Quello di riuscire a riportare la ricerca in Italia – risponde Luigi Mazzei – perché abbiamo numerosi centri di eccellenza nel settore cardiovascolare che tutti ci invidiano. Ma servono incentivi concreti e, soprattutto, la certezza normativa e della tempistica, indispensabili per riconquistare la fiducia degli imprenditori”. E intanto l'azienda cresce, anche in Italia. (ANDREA SERMONTI)

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