Cerca
Cerca
+

Ok a tisagenlecleucel di Novartis La prima e unica 'CAR-T' in Italia

L'accordo siglato tra Aifa e Novartis apre una nuova era nella lotta contro il cancro: un nuovo capitolo della medicina nella lotta ai tumori ematologici combinando l'approccio immunoterapico alla medicina di precisione

Maria Rita Montebelli
  • a
  • a
  • a

Novartis e Aifa hanno raggiunto il primo, e ad oggi unico, accordo per dare il via all'accesso a tisagenlecleucel (Kymriah) su tutto il territorio italiano: si tratta di un traguardo importante per Novartis, in quanto tisagenlecleucel ‘intreccia' le tre tecnologie più d'avanguardia in campo oncologico: immunoterapia, terapia cellulare e terapia genica. Tisagenlecleucel è l'unico CAR-T a essere indicato in bambini e ragazzi con Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA) a cellule B e in adulti con Linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL), che siano diventati resistenti alle altre terapie, o nei quali la malattia sia ricomparsa dopo una risposta ai trattamenti standard. Una nuova occasione per questi pazienti con forme aggressive di tumori ematologici per i quali non vi sarebbero più altre opzioni di cura. Un'innovazione a 360°: si tratta infatti di un ‘trattamento vivo', una immunoterapia cellulare autologa, prodotta a partire dai linfociti T del paziente, riprogrammati per identificare ed eliminare le cellule esprimenti CD19, in modo altamente personalizzato. Tisagenlecleucel è infatti in grado di restituire al sistema immunitario del paziente, attraverso un processo altamente personalizzato per ogni individuo, la sua naturale capacità di riconoscere ed eliminare le cellule tumorali. Con tecniche di ingegneria genetica si inserisce un gene nei linfociti T che così esprimeranno il recettore chimerico per l'antigene (CAR-Chimeric Antigen Receptor). Chimerico perché, come la chimera, la figura mitologica formato da parti del corpo di animali diversi, tisagenlecleucel è costituito da porzioni di molecole diverse: un anticorpo che, come un radar, riconosce l'antigene da aggredire (il CD19) e porzioni co-stimolatorie (4-1BB) che attivano il linfocita contro quel bersaglio. Così il linfocita T diventa un'arma potentissima che intercetta le cellule tumorali distruggendole. È proprio il dominio co-stimolatorio 4-1BB ad assicurare l'espansione dei linfociti ingegnerizzati e la loro sopravvivenza, garantendone a lungo la permanenza nel corpo del paziente. Inoltre, induce una maggior differenziazione delle cellule CAR-T in linfociti T della memoria, così che all'azione antitumorale persistente si affianca un'attività di immuno-sorveglianza nei confronti delle cellule cancerose. Il rivoluzionario meccanismo di azione di questo trattamento fa in modo che possano essere curati i pazienti con LLA a cellule B e DLBCL refrattari e/o recidivanti che non rispondono più alle terapie standard. L'efficacia di tisagenlecleucel è infatti dimostrata solo per queste forme particolari di Leucemia e Linfoma giunte ad uno stadio finora considerato non curabile. L'utilizzo di tisagenlecleucel per altre tipologie tumorali è ancora in fase di ricerca e come tale non ci sono dati a supporto per il suo utilizzo al di fuori di tali indicazioni se non all'interno di studi clinici. La LLA è la forma di tumore più frequente nei bambini e tisagenlecleucel rappresenta ora una speranza di cura per quei bambini che non avrebbero altre opzioni terapeutiche a disposizione. “Al valore scientifico di questa assoluta novità terapeutica si aggiunge il valore clinico perché la sua efficacia è profonda e duratura, anche in pazienti molto fragili – spiega Andrea Biondi, direttore della Clinica pediatrica dell'Università Milano Bicocca presso la Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma all'Ospedale San Gerardo d Monza, l'unico centro in Italia a sperimentare tisagenlecleucel in ambito pediatrico e che ad oggi ha trattato dieci bambini – Tisagenlecleucel rappresenta una reale opportunità per questi pazienti e per le loro famiglie, dato che ha dimostrato un tasso di remissione globale dell'81 per cento, con una risposta dal carattere completo e una sopravvivenza libera da recidiva duratura al follow-up, in oltre il 55 per cento dei casi. E' bene sottolineare che siamo solo all'inizio di una nuova pagina della medicina: gestione del profilo di tollerabilità del trattamento, sostenibilità della produzione e del sistema, sono elementi che rendono necessario continuare ad investire in questo settore da tutti gli attori coinvolti nel Sistema”. Il Linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) è una forma di Linfoma non Hodgkin (LNH) molto aggressiva e difficile da trattare soprattutto quando recidiva. “Tisagenlecleucel dimostra che si può guarire uno stadio di malattia fino a ieri considerato non curabile – interviene il professor Fabio Ciceri, presidente del Gruppo italiano per il trapianto di midollo osseo, cellule staminali emopoietiche e terapia cellulare (Gitmo), Direttore U.O. Ematologia e Trapianto di Midollo, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano – Sono circa 700 i pazienti che ogni anno esauriscono le opzioni terapeutiche standard e che, grazie a terapie di questo tipo avranno un nuovo orizzonte di vita. I dati finora disponibili, infatti, ci mostrano una durata prolungata della risposta e una probabilità di sopravvivenza che si mantiene stabile con il tempo”. Portare in Italia l'accesso a CAR-T è il risultato di una politica sanitaria attenta a mettere i pazienti al centro. “Siamo soddisfatti per questo accordo con AIFA, che permetterà di offrire ai pazienti con LLA e DLCBL che hanno esaurito qualsiasi opzione terapeutica, una terapia efficace e una nuova speranza di cura nel rispetto della sostenibilità del sistema – ha dichiarato Luigi Boano, general manager Novartis Oncology – I pazienti italiani con le patologie indicate hanno oggi l'opportunità di curarsi nei centri specializzati che già li seguono, e l'accesso a tisagenlecleucel è anche la dimostrazione che tutti gli attori coinvolti nel percorso di cura e assistenza del paziente onco-ematologico possono collaborare in modo responsabile e sostenibile per identificare le migliori strategie di cura”. L'accordo siglato raccoglie infatti la sfida posta dall'avvento delle terapie avanzate nel contesto terapeutico italiano e prevede il ricorso ad un innovativo sistema di rimborso basato sui risultati terapeutici della terapia nel tempo. Questa modalità potrà garantire l'accesso ai pazienti eleggibili alla terapia preservando l'obiettivo comune della sostenibilità di sistema.  Considerando i tempi tecnici necessari per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell'accordo con Aifa, presumibilmente il trattamento sarà disponibile dal prossimo settembre. L'iter prevede inoltre che le Regioni identifichino i centri ematologici autorizzati a erogare il trattamento, centri che saranno opportunamente qualificati sulle procedure necessarie a somministrare tisagenlecleucel a cura di Novartis, in linea con le richieste dell'Agenzia Europea (Ema). Questa svolta epocale nella lotta ai tumori è il frutto di avanzate ricerche scientifiche iniziate alcuni anni fa grazie anche alla partnership sviluppata nel 2012 da Novartis con la University of Pennsylvania, la prima realtà accademica a diffondere risultati promettenti sulle terapie cellulari CAR-T. Novartis ha riconosciuto da subito in questi dati preliminari un potenziale enorme per sviluppare una terapia innovativa, e ha colto la sfida sostenendo il percorso di sviluppo di tisagenlecleucel. Ciò ha richiesto all'azienda notevole impegno, studio e risorse impiegate nelle varie fasi di ricerca della terapia, sostenute da studi clinici complessi. Si sono aggiunti poi importanti investimenti in tecnologie all'avanguardia in grado di sostenere la produzione della terapia secondo i più alti standard richiesti: per fare ciò Novartis ha opportunamente strutturato il primo stabilimento produttivo dedicato a tisagenlecleucel, sito a Morris Plains, nello stato del New Jersey, a cui si aggiungono tre nuovi siti produttivi in Europa, a Parigi con lo stabilimento Cell For Cure, a Fraunhofer in Germania e a Stein in Svizzera. Tutto ciò ha permesso di mettere a punto una terapia complessa perché personalizzata sul bisogno del singolo paziente, ma contemporaneamente in grado di essere riproducibile su larga scala, e quindi disponibile a tutti i pazienti eleggibili a questo trattamento. (FABRIZIA MASELLI)

Dai blog