La nuova sfida delle CAR-T: “Individuare i centri idonei”
Secondo gli esperti riuniti da motore Sanità a Bari con il supporto di Novartis in occasione della tappa pugliese della Road Map “bisogna formare personale dedicato e stabilire protocolli organizzativi condivisi”
Con l'imminente arrivo delle nuove terapie CAR-T è assolutamente indispensabile creare una rete interregionale dedicata alla cura di pazienti attraverso protocolli condivisi. Con questo obiettivo, ha fetto tappa in Puglia la ‘ROAD MAP CAR-T PROSPETTIVE ATTUALI E FUTURE DELL'USO DELLE CAR-T IN ITALIA': Workshop di confronto tra gli esperti di salute regionali, per individuare il miglior percorso di cura e rendere il sistema sostenibile per il Servizio sanitario nazionale, realizzati da MOTORE SANITA' con il contributo di Novartis. Alcune malattie oggi, come la leucemia linfoblastica acuta e il linfoma diffuso a grandi cellule, nei pazienti refrattari alle terapie oggi disponibili, danno un'aspettativa di vita molto bassa o nulla. Grazie alla ricerca in quest'area, si è arrivati ad un punto di svolta tale per cui, per questi pazienti, si aprono nuovi scenari attraverso le terapie cosiddette CAR-T di prossima introduzione. “La situazione pugliese, stando ai dati epidemiologici di incidenza delle malattie oggi sottoponibili a terapia con le cosiddette CAR-T, presuppone un numero di circa 80 pazienti all'anno - ha spiegato il professor Patrizio Mazza, direttore Ematologia Ospedale S. G. Moscati, Taranto – fermo restando che le indicazioni restino per i linfomi ad alto grado di malignità di tipo B e le leucemie acute linfoblastiche B dei bambini e giovani. Stanno venendo avanti studi in cui l'indicazione si allargherebbe ad altre malattie con una numerosità di pazienti molto superiore. Il dato di fatto attuale è che la complessità della procedura terapeutica richiede un impegno notevole in un contesto di equipe multidisciplinare con un impegno assistenziale di alto profilo di competenze. Al momento io rappresento l'unico Centro pubblico con i requisiti previsti da AIFA e ritengo che se il carico assistenziale dovesse ricadere tutto sulla nostra Struttura, per quanto riguarda i pazienti pugliesi, avremmo bisogno di implementare alcune figure professionali e probabilmente avere degli spazi in più. Da questo punto di vista c'è pieno appoggio dei nostri direttori”. Le Regioni dovranno identificare nella loro rete di servizi ospedalieri, i centri adatti, individuando il percorso necessario a formare le persone dedicate, con protocolli organizzativi condivisi. Le Aziende Sanitarie Ospedaliere saranno chiamate alla formazione del personale che dovrà gestire le cure in modo da creare un sistema assistenziale di rapido accesso e sicuro per il paziente. “Tale tipo di immunoterapia innovativa - ha dichiarato la professoressa Giorgina Specchia, Coordinatore Rete Ematologica Regione Puglia (REP) – è rappresentata dal prodotto cellulare costituito dai linfociti del paziente che vengono sottoposti ad un processo di ingegnerizzazione del DNA che li rende capaci di distruggere le cellule tumorali. Questa terapia per la sua complessità richiede un impegno straordinario di risorse umane ed economiche che l'Area Politiche della Salute della Regione Puglia sta da tempo pianificando insieme ai Centri della Rete Ematologica Pugliese al fine di poter offrire ai pazienti candidati questo approccio terapeutico”. (FABRIZIA MASELLI)