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Mici, sensibilizzare e informarecon lo 'spot' di Paolo Genovese

Sono 250 mila gli italiani stimati che soffrono di malattie infiammatorie croniche intestinali, il cui picco di esordio è compreso nella fascia tra i 15 e i 30 anni. Queste malattie si distinguono in: Malattia di Crohn e Colite Ulcerosa

Maria Rita Montebelli
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Un forte messaggio di inclusione, è questo che viene fuori dal nuovo corto girato dal regista Paolo Genovese per sensibilizzare sulle Mici, le malattie infiammatorie croniche intestinali. L'obiettivo della campagna mediatica è anche quello di informare l'opinione pubblica su queste patologie e sul loro impatto nella vita dei pazienti. Lo spot intende inoltre fornire un messaggio di speranza ai 250 mila pazienti italiani, tra cui molti giovani, che ne sono colpiti, perché convivere con la malattia di Crohn e la colite ulcerosa è possibile, anche senza rinunciare ai propri sogni, come conferma il nuotatore olimpionico Simone Sabbioni, testimonial di IG-IBD. Si tratta di patologie tipiche dell'età giovanile, perché, in generale, il picco di esordio è generalmente compreso nella fascia tra i 15 e i 30 anni. Queste malattie, caratterizzate nel loro decorso dall'alternarsi di fasi di riacutizzazione e di remissione, con danno intestinale progressivo, si distinguono in due tipi principali: la malattia di Crohn e la colite ulcerosa. Il 20 per cento di tali patologie esordisce addirittura in età pediatrica, provocando una condizione che spesso non permette di svolgere le normali attività quotidiane, nonché sintomi che si preferisce nascondere, e spesso anche l'isolamento dei soggetti malati. Lo spot è stato presentato nella Sala Isma del Senato della Repubblica di Roma, ai giornalisti e a tutti i principali stakeholder italiani in fatto di Mici. "Crediamo fortemente che la migliore linea da seguire sia quella di coinvolgere tutte le forze interessate, rappresentanti dei pazienti in primis, per poter sensibilizzare e informare la popolazione”, spiega Alessandro Armuzzi, segretario generale IG-IBD. “E' per questo che abbiamo deciso di coinvolgere Paolo Genovese – continua Armuzzi - che si è dimostrato molto sensibile su tali argomenti: il regista ha raccontato egregiamente la storia di un paziente che è riuscito ad affrontare la malattia senza mai scoraggiarsi e perseguendo sempre i suoi obiettivi. Crediamo che il risultato ottenuto da Genovese possa essere un valido messaggio di speranza e di conoscenza per tutti gli italiani". Purtroppo, sebbene negli ultimi anni se ne stia parlando sempre di più, è ancora scarsa la conoscenza in fatto di Mici. Anche negli stessi malati che non sanno di esserlo. Si stima, infatti, che il ritardo diagnostico tra l'insorgenza dei sintomi e la diagnosi, sia di circa 2 anni, il che determina una malattia ancora più aggressiva. "Le conoscenze acquisite - spiega Enrica Previtali, presidente Amici Onlus - ci dicono che il ritardo diagnostico richiede frequenti ricoveri, ricorso alla chirurgia e necessita dell'utilizzo di farmaci più costosi, i farmaci biotecnologici". (ANNA CAPASSO)

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