Cerca
Logo
Cerca
+

Ricerca indipendente a rischioa dirlo i dati del ‘Libro Bianco'

Una pubblicazione voluta da fondazione Fadoi e fondazione Roche in collaborazione con Sda Bocconi alza il velo sulla preoccupante situazione del nostro paese e promuove alcune soluzioni per gestirla al meglio

Maria Rita Montebelli
  • a
  • a
  • a

Sono tempi molto duri per la ricerca indipendente italiana, e, se le istituzioni non presteranno orecchio alle istanze di chi lotta ogni giorno per mantenerla viva, si rischia di perdere un patrimonio di inestimabile valore. È questo, in estrema sintesi il messaggio della presentazione del ‘Libro bianco sulla ricerca clinica indipendente - dalle fonti di finanziamento al valore etico e sociale' voluto da fondazione Fadoi e fondazione Roche in collaborazione con Sda Bocconi, ed edito dalla Edra che organizzato l'incontro. Durante l'evento, svoltosi negli scorsi giorni a Roma presso il Nobile collegio chimico farmaceutico, sono stati illustrati alcuni dati a dir poco allarmanti: non solo il  numero delle sperimentazioni cliniche indipendenti si è ridotto del 50 per cento negli ultimi 8 anni, ma attualmente solo l'1,35 per cento del Pil è destinato alla ricerca rispetto alla media Ue del 2,07 per cento,  e il 95 per cento della spesa è oggi a carico di aziende private ma ogni euro pagato dallo sponsor per compensi e fornitura di farmaci vale 2,2 euro per il Servizio sanitario nazionale (Ssn). Questo sebbene la ricerca clinica rappresenti un asset strategico per il nostro Paese e abbia un valore scientifico, sociale, etico ed economico per i cittadini, per il Ssn e per l'intero Sistema. Un'ulteriore svolta negativa potrebbe arrivare dal riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica, che introducendo misure sul conflitto di interessi potrebbe deprimere ancor più il settore della ricerca, annullando i benefici per i pazienti e per il Ssn che oggi derivano dai finanziamenti che le aziende farmaceutiche destinano alla ricerca tramite la collaborazione con le istituzioni ospedaliere. “Come medici, che quotidianamente ci confrontiamo per la cura dei nostri malati - commenta Andrea Fontanella, presidente Fadoi - non possiamo trascurare il fatto che una ricerca clinica ben organizzata e competitiva consenta ai nostri pazienti di accedere alle terapie innovative, spesso più efficaci. La ricerca e l'assistenza sono legate da un circolo virtuoso: la ricerca trae le sue idee dai bisogni dell'assistenza, e quest'ultima beneficia dei risultati della ricerca. Inoltre, il medico che fa ricerca spesso cura meglio perché abituato a confrontarsi con la conoscenza più evoluta”. Questo il quadro allarmante che è delineato dal Libro Bianco in cui si ricorda l'esiguità dei finanziamenti pubblici che l'Italia destina alla ricerca in generale. Ancora minore è l'impegno nei confronti della ricerca clinica, che ha nella cura delle malattie l'obiettivo primario. Dai dati elaborati dal Cergas-Sda Bocconi, emerge che nel 2016 i finanziamenti per la ricerca clinica sono ammontanti a oltre 788 milioni di euro, di cui il 7,5 per cento erogato dallo Stato, l'89 per cento dalle aziende private e il resto da fondi Ue e dai cittadini tramite il 5 per mille.Nel 2017, sul totale di circa 753 milioni, la quota a carico dello Stato  - attraverso Aifa e Ministero della Salute -  è scesa all'1 per cento, mentre il contributo delle aziende è salito al 95,86 per cento. In media negli ultimi cinque anni (2014-2018) le imprese hanno finanziato il 92 per cento della ricerca clinica mentre il contributo pubblico è stato del 4 per cento. Eppure, il settore della ricerca medica contribuisce in modo significativo all'economia del Paese, con posti di lavoro qualificati, alto livello di conoscenza, miglior benessere della popolazione. I calcoli sui margini economici per il Ssn, derivanti dalla partecipazione di aziende ospedaliere pubbliche alla sperimentazione clinica sponsorizzata dall'industria farmaceutica, indicano un effetto moltiplicatore di 1 a 2,2 – ovveroogni euro pagato dallo sponsor per compensi e fornitura di farmaci vale 2,2 euro per il Ssn - generando risparmi per costi pubblici evitati che potrebbero essere reimpiegati nella ricerca non-profit. “La ricerca è al centro di molte delle attività che Fondazione Roche sostiene con forte impegno, non solo sotto forma di finanziamenti per la comunità scientifica, ma anche attraverso iniziative di formazione e informazione per far comprendere quanto condurre una ricerca di qualità sia prezioso per i giovani, per gli scienziati, per i pazienti e per l'intero Paese - afferma Mariapia Garavaglia, presidente di Fondazione Roche - pertanto siamo convinti che promuovere una giusta e sana collaborazione tra pubblico e privato possa fare la differenza in quanto garantisce benefici sia a livello economico, sia di soluzioni sempre più efficaci per la salute del nostro Paese”.Il Libro Bianco sottolinea che, nel settore della ricerca medica, le collaborazioni, anche mediante partnership pubblico-privato sono assai diffuse, e consentono di raggiungere obiettivi difficilmente ottenibili in altro modo. È normale quindi che gli esperti-scienziati siano coinvolti in collaborazioni, facciano consulenze, ricevano finanziamenti e partecipino a tavoli di lavoro e, come scritto nel Libro Bianco "la pretesa di totale assenza di qualsiasi conflitto di interessi è non solo pressoché irrealizzabile, ma anche potenzialmente dannosa. Essa comporterebbe, tra l'altro, un isolamento rispetto alle reti di contatti che costituiscono una risorsa essenziale per la qualità della ricerca". Per gestire i conflitti di interessi, conclude il Libro Bianco, è necessaria la massima trasparenza, favorita magari da registri online pubblici: "E' auspicabile quindi che l'applicazione del D.Lgs n. 52/2019 in tema di conflitti di interessi sia fatta in un'ottica non restrittiva, tenendo conto degli interessi comuni e in modo da non limitare la ricerca clinica in Italia, sia indipendente che sponsorizzata". (MATILDE SCUDERI)

Dai blog