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Sanremo 2019, la reazione di Salvini per la vittoria di Mahmood: il sospetto, chi l'ha fatto vincere

Gino Coala
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La vittoria dell'italo-egiziano Mahmood con Soldi al 69esimo Festival di Sanremo ha ribaltato ogni pronostico, cogliendo di sorpresa non solo lo stesso cantante, incredulo alla consegna del trofeo sul palco dell'Ariston, ma anche chi meno si aspettava che a vincere il festival della canzone italiana fosse un ragazzo del 1992 con un papà egiziano. Come per esempio il vicepremier Matteo Salvini, che dalla sua pagina Facebook non ha nascosto una certa perplessità per l'esito della votazione incrociata, tra televoto, giudizi della sala stampa sanremese e naturalmente la giuria. Leggi anche: A Sanremo trionfa Mahmood, la rivolta all'Ariston: il pubblico vuole la Berté Il ministro leghista ha commentato la vittoria di Mahmood con un eloquente: "Mahmood..... mah.... La canzone italiana più bella?!? Io avrei scelto Ultimo, voi che dite??". Il favorito sin dall'inizio della gara canora è stato infatti Ultimo, che in sala stampa ha incassato solo fischi quando ha accusato i giornalisti di "avergliela tirata". Ma si sa, chi entra papa in conclave, ne esce cardinale, e poi in fondo bastava guardare come fosse composta la giura d'onore per farsi venire qualche sospetto che il risultato sarebbe stato quanto più antipatico per il convitato di pietra di questo Sanremo, cioè proprio Salvini. Oltre alla giuria demoscopica e quella dei giornalisti, a decidere il vincitore di Sanremo sono stati i giurati presieduti dal musicista Mauro Pagani: Ferzan Ozpetek, Camila Raznovic, Claudia Pandolfi, Elena Sofia Ricci, Beppe Severgnini, Serena Dandini e Joe Bastianich. Il quadretto che ne esce è da Festa dell'Unità, una giuria orientata in modo plateale a sinistra, che quando si è vista arrivare in finale il terzetto con Ultimo, il Volo e Mahmood probabilmente non credeva ai suoi occhi. Non ci sarebbe stata occasione migliore per far torto al ministro dell'Interno, regalando la vittoria a un giovane italiano di Milano, ma figlio di un uomo immigrato in Italia. Una storia personale che ha mandato in brodo di giuggiole i compagni giurati, ridotti ormai il potere di decidere qualcosa in Italia soltanto al Festival di Sanremo.

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