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Sanremo, ecco chi sono gli otto killer della giuria: nomi, cognomi e retroscena sul "golpe"

Maria Pezzi
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Eccoci qui a parlare di Sanremo, che è finito solo all'Ariston ma continua nelle menti di chi ama inzuppare il biscottino nella tazza delle polemiche (i politici, i pensatori, chiunque). Il quesito del giorno è: «Dopo quel che è successo è necessario cambiare il regolamento del Festival?». Così risponde Marcello Foa, presidente della Rai intervenuto a UnoMattina: «C' è stata una sproporzione, un chiaro squilibrio tra il voto popolare e una giuria composta da poche decine di persone che ha provocato le polemiche. Questo è il vero punto che deve farci riflettere. Questo sistema funziona o no? Va corretto chiaramente anche perché il pubblico si senta rappresentato». Chiarissimo: Foa accarezza gli italiani e spinge il Festivàl (con l' accento sulla "a") sotto il controllo del televoto, che oggi vale il 50% e domani chissà. Questa probabile decisione, figlia dell' indignazione popolare, può avere una sua ragione, ma rischia di essere assai pericolosa. Nel caso ci troveremmo perennemente di fronte alle vittorie dei cantanti più popolari e mai delle canzoni, così come è probabile che le masse finirebbero col scegliere sempre "Barabba" al posto di "Gesù" salvo poi pentirsene (il tutto con le debite proporzioni, per carità) . Come siamo arrivati a questa situazione perniciosa e un filo retorica? Il motivo è semplice: alla gente hanno dato fastidio le giurie. Quella dei giornalisti («peso» al 30%), quella «d' onore» («peso» al 20%). Quest' ultima era composta da tutta una serie di personalità di un certo livello: c' erano le attrici (Claudia Pandolfi, Elena Sofia Ricci), l' esperto di cucina (Bastianich), il pensatore (Severgnini), le conduttrici tv (Dandini e Raznovich), il regista chic (Ozpetek) e un compositore. Ecco, a parte quest' ultimo, che poi è Mauro Pagani, ci si è chiesti: «Ma che c' entrano Severgnini e tutti loro con la musica? Perché il loro voto vale più del mio e, anzi, il mio lo pago 51 centesimi?». La domanda è legittima, la risposta non ufficiale parecchio "paracula": «Proprio per quello non si chiama "giuria d' esperti", ma "giuria d' onore"», come se cambiasse di molto le cose. Per approfondire leggi anche: Barbara Palombelli, tutta la verità su giuria e televoto No, non le cambia, e il dato di fatto è che il pastrocchio non ha fatto altro che dare spago al buon Ultimo per portare avanti la sua personalissima polemica: «Questo non è un Festival scelto dal popolo, ma dai giornalisti!». Ora, detto che se Toto Cutugno avesse preso così male i suoi secondi posti a questo punto si troverebbe ricoverato in qualche struttura specializzata, il dato di fatto è che la sproporzione registrata tra televoto e giurie rischia di fare più danni della grandine: il televoto in passato ha portato al 2° posto nientepopodimeno che Emanuele Filiberto (cit. Luca Bizzarri) e, forse, bisognerebbe semplicemente «correggere» più che «stravolgere». Su tutta la faccenda il presidente della giuria Mauro Pagani è stato chiarissimo: «Sono sorpreso dalle critiche anche perché noi, quando votavamo, non è che sapessimo come andava il voto da casa o in Sala Stampa». E in questo caso non ha proprio tutti i torti. E poi: «Se siamo tutti di sinistra? Il mio pensiero è sempre stato a sinistra ma non sono iscritto a nessun partito». Sipario. di Fabrizio Biasin

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