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Foto hot rubate su Facebook: ecco come difendersi dai ricatti

Otto denunciati per estorsione: avevano "piratato" dal sito l'immagine osé che una ragazzina aveva scambiato col fidanzato

Giulio Bucchi
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di Salvatore Garzillo «Come faccio a rubare la password di Facebook?». Questa è una delle domande più frequenti in cui ci si imbatte nei forum di discussione su Internet. Una domanda apparentemente ingenua, spesso mascherata dalla giustificazione “devo fare uno scherzo a un amico”, che in realtà può essere il primo passo verso l'incubo di qualcuno. Il desiderio di violazione della privacy è cresciuto di pari passo alla voglia di mostrare tutta la propria vita sui social network che, di conseguenza, sono diventati il terreno di caccia dei “cracker”, che non sono una merenda salata ma l'anima oscura dei più famosi hacker. Mentre questi sfruttano le loro conoscenze informatiche per una navigazione libera e pacifica, i primi sono i pirati, coloro che agiscono per meri fini economici saccheggiando profili e dati sensibili. Nella maggior parte dei casi si “accontentano” di rubare soldi, in altri usano il materiale per ricattare.  L'ultima storia in ordine di tempo di questo tipo ha come protagonista una minorenne di Treviso che ha incautamente inviato proprie foto osé al fidanzato tramite Facebook. Quegli scatti sono poi stati rubati dal suo profilo e per lei sono iniziati i ricatti da parte di sconosciuti del web: “Se non ci invii altre immagini di te nuda mettiamo in rete quelle che abbiamo già”. Per un po' la ragazzina ha ceduto alle minacce, entrando tuttavia in un circolo vizioso dal quale è riuscita a uscire solo grazie all'aiuto dei genitori e dei carabinieri, che dopo una lunga indagine sono arrivati a denunciare per prostituzione, pornografia minorile, tentata estorsione e violenza privata otto persone, studenti e impiegati di Padova, Treviso, Pomigliano d'Arco (Napoli), Correggio, Firenze, Genova, Cosenza e Palermo. La provenienza degli indagati è sintomatica del fenomeno. La rete annulla le distanze nel bene e nel male.  Sul web si trovano guide per appropriarsi della password di un profilo, e per i più pigri ci sono anche i tutorial, video su Youtube dove sono le immagini a parlare. Va detto che non è semplice come aprire una cartella, ma con una discreta base diventa uno scherzo.  Come difendersi? In realtà non è semplice, e se pensiamo che un paio di anni fa anche il profilo del fondatore di Facebook è stato “crackato”, appare evidente che tutti potremmo essere vittima. I consigli degli esperti sono banali ma terribilmente sensati: «Evitate di scambiare troppe informazioni personali, non inviate foto compromettenti a sconosciuti né a conoscenti, cambiate spesso la password». A parlare è Fabiola Treffiletti, funzionario della Polizia Postale del compartimento di Milano, che sottolinea l'importanza della parola chiave. «Esistono tecniche intrusive da professionista ma spesso il punto debole sono la password e la domanda segreta, troppo facili da scoprire per una persona vicina o intuibili dagli sconosciuti attraverso le informazioni pubblicate. Una volta entrato, il pirata ci ha in pugno, e se immette una foto nella rete non è detto che si possa rimuovere definitivamente. Quindi bisogna fare attenzione, anche su ChatRoulette».  La dottoressa si riferisce a un sito che permette di collegarsi in webcam con estranei in qualsiasi parte del mondo in maniera assolutamente casuale (ecco spiegata la “roulette”) con i quali si possono avere scambi sessuali. «La tecnica più comune è questa: una bella ragazza accetta di spogliarsi se anche l'utente dall'altra parte si mostra nudo, e quando questo ci casca gli viene svelato che è stato filmato. Allora scatta il ricatto». I casi sono più numerosi di quanto si possa immaginare, però le vittime difficilmente denunciano per l'imbarazzo. «Preferiscono pagare piuttosto che esporsi – spiega la Treffiletti - ed è un peccato perché parliamo di reati che vanno dall'estorsione alla violazione della privacy, passando per divulgazione di materiale pedopornografico. Tutti reati gravi puniti severamente».      

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