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WhatsApp down, tutta la verità su quell'unica ora di libertà

Giulio Bucchi
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Quando - ieri mattina alle 9 - la rotellina ha iniziato a girare impazzita senza più fermarsi (con a fianco la fedele scritta «connetto...»), a molti di noi - per non dire tutti - sono iniziate a girare le scatole, le palle, i maroni e via dicendo. Anzi, via roteando. Sì, perché si può vivere senza cibo e senza vestiti, si può tirare avanti senza l' auto, si può arrivare a sera serenamente senza un euro in tasca, ma guai a non avere il nostro Whatsapp - il più diffuso servizio di messaggistica che ha oltre un miliardo di utenti - a disposizione, lì pronto a connetterci con il mondo. Siamo matti? Già ci innervosiamo se l' app rallenta un pelo, figuriamoci se si blocca totalmente: c' è da andar via di testa. Ed è proprio ciò che è accaduto ieri in Europa e nel sud-est asiatico: uno stop che per circa un' ora e mezza ha impedito di inviare messaggi, foto e video ai propri contatti. Circostanza, questa, che ha provocato un' impennata di segnalazioni su Down Detector (un sito che permette di monitorare il malfunzionamento dei social: c' è una pagina dedicata ad ogni piattaforma e, quando si verifica un blackout, le segnalazioni vengono mostrate con un grafico e in una mappa si visualizzano i Paesi più colpiti) intorno alle 9.30 e ha fatto diventare l' hashtag #whatsappdown un trending topic (che detto così fa figo, ma in realtà tradotto non significa altro che "tema di tendenza" oppure "argomento popolare") su Twitter. Le ragioni del momentaneo malfunzionamento non sono state rivelate e si possono solo fare supposizioni (attacco esterno? Problema tecnico o sui server? Un aggiornamento che ha inceppato la macchina?), ma intanto ciò che colpisce è che questa non è la prima volta. No. Era già accaduto in maniera meno marcata il 31 agosto scorso e ancor prima si erano erano verificati due down a breve distanza nello scorso maggio (il 3 e il 17) e in quella circostanza, seppur non ufficialmente, la colpa era stata data a due aggiornamenti messi in fase di test prima del rilascio: evidentemente i server non erano stati in grado di reggere. Il blackout più clamoroso invece era stato il 22 febbraio 2014, poco tempo dopo l' acquisizione dell' app da parte di Facebook: allora gli utenti erano rimasti al buio per circa quattro ore. Incazzandosi non poco. Che poi, anziché incazzarsi e farsele girare, forse dovremmo ringraziare questi down improvvisi che ci riportano - anche se per poco tempo - a una vita più sana. Più rilassante. Più intima. Quella senza lo stress di Whatsapp che ci tiene incollati al cellulare, in ogni momento del giorno e durante ogni azione, a forza di messaggi, foto, video e profili momentanei da sfoggiare o da spiare. Sì, dai, pensiamoci bene: quanto migliorerebbe la qualità della giornata senza essere schiavi dell' app? Potremmo finalmente riappropriarci della privacy senza nessuno che controlli l' orario in cui andiamo a letto (guardando l' ultima connessione della notte) o ci faccia impazzire scrivendoci o telefonandoci appena vede le due spunte blu che indicano che abbiamo letto il suo messaggio; senza fidanzata/o che ci faccia insopportabili menate del tipo «Perché eri online e non hai risposto? »; senza quei simpaticoni che ogni dieci minuti ti girano fotografie e video beceri e che continuano a inviarteli pur vedendo che non li apri. Soprattutto, senza i gruppi (scuola, figli, lavoro, amici, calcetto) nei quali ognuno scrive cose insensate e sempre negli orari peggiori e hai voglia a togliere le notifiche per non essere disturbato: il dramma è che poi, alla fine, tra mille messaggi non letti c' è anche quello che ti interessa realmente e lo perdi. Già, meglio non pensarci. Anzi no. A pensarci meglio forse dovremmo incazzarci perché la rotellina gira troppo poco, per poco tempo e poche volte. Sì, sì, è proprio così: caro Whatsapp, perché non vai in palla più spesso? di Alessandro Dell'Orto

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