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Coronavirus, l'esperimento nel 2015 rivelato da "Nature": complottismo, il precedente svelato da Nature

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Ogni giorno aumentano i contagi e le morti da coronavirus, il cui picco, secondo gli esperti, sarà raggiunto alla fine del mese di febbraio. Ci si interroga, oltretutto, sulle origini del virus: se naturali o artificiali. Fioccano, a tal proposito, le più strampalate teorie su una creazione in laboratorio del virus che sta mietendo vittime e destando preoccupazione in tutto il mondo. Dall'autorevole rivista scientifica Nature, emerge però un sospetto concreto: nel 2015 fu condotto un esperimento per la creazione di un nuovo virus. Leggi anche: Coronavirus, l'Ue valuta una mossa estrema: chiusura delle frontiere, ecco in quali condizioni Venne combinato il coronavirus di pipistrello cinese e un virus Sars iniettato in un topo da laboratorio. Ciò diede presumibilmente origine ad un virus artificiale potentissimo. Tra gli addetti ai lavori vi fu un accesso dibattito sui rischi per la salute pubblica di tali esperimenti. Richard Ebright, biologo molecolare alla Rutgers University del New jersey, si indignò, dichiarando che da questo genere di esperimenti si ottengono solo nuovi rischi non naturali. Alla ricerca incriminata partecipò anche Shi Zhengli, la quale nel gennaio scorso ha concorso alla stesura di un articolo su Nature. La ricerca sosteneva la natura di mutazione animale del coronavirus e la diretta responsabilità del pipistrello cinese. I sospetti si accavallano, e aumentano coloro che sostengono la creazione in laboratorio del coronavirus.

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