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Coronavirus, dopo lo stop al vaccino AstraZeneca-Oxford a rischio altri 8 studi sui vaccini

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E' tanta la delusione per lo stop alla sperimentazione del vaccino messo a punto dall'azienda farmaceutica AstraZeneca in collaborazione con l'università di Oxford e l'Irbm di Pomezia. La sospensione dei test è stata necessaria dopo una reazione anomala in uno dei volontari. La comunità scientifica, però, non si ferma, anche se continua ad allontanarsi la possibilità di avere le prime dosi entro la fine dell'anno.

Il timore adesso, come scrive il Corriere della Sera, è che la comparsa di un evento avverso potrebbe compromettere anche gli studi sugli altri otto vaccini arrivati alla fase 3. In particolare quello americano dell'azienda Moderna, che secondo Donald Trump sarà pronto addirittura prima delle elezioni del 3 novembre. Per nessuno dei vaccini su cui si sta lavorando al momento, però, sono disponibili dati sull’uomo, solo quelli sugli animali. Il problema, come spiega il Corriere, è che finché non ci saranno test sufficienti su un certo numero di persone, il vaccino non potrà essere distribuito alla popolazione.

 

 

 

I primi, poi, a poterne beneficiare saranno gli operatori sanitari, i più esposti al virus, seguiti dal gruppo degli anziani con patologie. Purtroppo c'è anche la possibilità che i tempi si allunghino. L'epidemiologo della Casa Bianca Anthony Fauci ha già detto che è improbabile un vaccino quest'anno. Ecco perché gli scienziati cercano di trovare nel frattempo altre misure di contenimento dell'epidemia.

Nel caso di Oxford è ancora da chiarire cosa abbia scatenato l'anomalia nel volontario, ma "non si deve perdere la fiducia nello sforzo titanico profuso in questi mesi per arrivare a uno scudo contro il coronavirus", ha detto Marcello Tavio, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali. Sulla questione si è espressa anche la professoressa Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia clinica dell’ospedale Sacco di Milano: "Nel caso si decida di continuare, o si cambia qualcosa nella formulazione o si amplia il numero di volontari, ma c’è anche la possibilità di chiudere la ricerca e ripartire da zero". E sui tempi la Gismondo ha spiegato che un vaccino serio non può essere proposto prima di 3-4 anni: "Non escludo che quando ci sarà, potremmo non averne più bisogno".

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