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Infarto: causa genetica,

non solo fattori di rischio

Albina Perri
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Non sarebbero i fattori di rischio - colesterolo alto, vizio del fumo, obesità o ipertensione - a causare l'infarto, ma la predisposizione genetica: «una persona su due che arriva in ospedale con un infarto in corso non presenta fattori di rischio. In questi casi sono alcuni geni a esporre la persona al pericolo di un attacco di cuore, e oggi abbiamo a disposizione un test del Dna per “scovarli” e iniziare a prendere le dovute precauzioni» spiega Francesco Romeo, presidente della FinSic (Società italiana di cardiologia). Romeo ne ha parlato oggi a Roma alla conferenza stampa di presentazione del settantesimo congresso nazionale della Società scientifica, al via domani nella Capitale: «Sono stati individuati almeno 4-5 geni, che hanno un importante ruolo nell'insorgenza di una malattia cardiovascolare. Riguardano, per citarne alcuni, il metabolismo del colesterolo, la captazione del colesterolo dal sangue alla parete delle coronarie, la risposta infiammatoria, il diabete e la pressione arteriosa. La via della genetica è indirizzata dunque all'identificazione di quel sottogruppo della popolazione nel quale, pur in assenza di gravi fattori di rischio, si è scoperta, con un'analisi del Dna, un'alta “suscettibilità genetica” per la presenza di geni cosiddetti “cattivi”». «Questo esame del Dna, per il quale bastano un capello, un po' di saliva o di sangue, permette al medico di valutare il rischio che il paziente corre di andare incontro a una patologie di cuore e arterie - ha concluso - e su questi dati si disegna la terapia personalizzata ottimale e il rigido programma di prevenzione».

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