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Coronavirus, ecco la prossima pandemia: "Nessun vaccino possibile", una catastrofe mondiale

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La prossima pandemia non avrà nulla a che fare con i virus. Lo sostengono le Nazioni Unite, che nel loro ultimo rapporto scrivono: "La siccità è sul punto di divenire la prossima pandemia, e per essa non ci sono vaccini". D'accordo con questa previsione Carlo Petrini, scrittore e gastronomo, che in un articolo sulla Stampa ha sottolineato: "Se è vero che la siccità è un fenomeno antico, è pur vero che la sua diffusione non è mai stata così capillare come oggi. Si stima infatti che colpisca circa 1,5 miliardi di persone nel mondo, essendo inoltre fonte di ingenti perdite economiche".

 

 

 

Direttamente collegato alla siccità è il settore alimentare. A tal proposito Petrini ha scritto: "Dato che agricoltura e settore alimentare consumano oltre il 70% dell'acqua totale, mi sembra giusto considerare il cibo un buon punto di partenza". Stando allo scrittore, sarebbe necessario innanzitutto evitare gli sprechi: "Secondo l'Istat si perde il 42% dell'acqua messa in rete, quanto basterebbe a soddisfare le esigenze idriche di 44 milioni di persone". Una soluzione potrebbe essere il ricorso "a tecniche di irrigazione più mirate ed efficienti, a sistemi di raccoglimento, e poi ancora l'adozione di pratiche di economia circolare quali ad esempio il riutilizzo di acque reflue a fini irrigui".

 

 

 

Ma qualcosa possiamo fare anche noi dal punto di vista del consumo. "Anche le scelte alimentari che compiamo quotidianamente possono avere un impatto sul risparmio d'acqua - ha proseguito il gastronomo -. Prima di tutto non sprecando; al 30% di cibo annualmente sprecato nel mondo, è infatti associata una meno nota perdita d'acqua di circa 250 chilometri cubi. Per dare un'idea equivarrebbe a svuotare interamente, e per ben cinque volte, il lago di Garda". E non solo, "dovremmo anche preferire i prodotti stagionali che richiedono meno acqua per essere prodotti, e limitare i cibi di origine animale per cui la quantità d'acqua necessaria per la produzione supera di circa dieci volte quella dei prodotti vegetali".

 

 

 

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