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Vita eterna possibile, la soglia da cui scatta l'immortalità: lo studio svizzero che scuote il mondo

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Giordano Tedoldi
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Qual è il limite teorico della vita umana? Se lo sono chiesto gli scienziati del Politecnico di Losanna e, usando metodi statistici, si sono anche dati una risposta: non c'è un limite teorico. In altre parole, secondo la statistica, non c'è nessuna evidenza inoppugnabile che, un certo giorno, dobbiamo morire. E, forse con una punta di irriverenza, ci viene in mente il motto paradossale del regista Monicelli, che campò 95 anni e si congedò dalla vita di sua volontà, secondo il quale «solo gli str***zi muoiono». Ma battute a parte, lo studio, pubblicato sull'autorevole rivista "Royal Society Open Science", è alquanto confortante: dunque pare che, naturalmente soltanto in teoria e in base a calcoli probabilistici, potremmo vivere per sempre. Ma a smorzare un po' l'ottimismo di questo incredibile risultato arriva una precisazione, e cioè che tutti, indifferentemente dal sesso o dalla nazione di provenienza, incontriamo, lungo il corso della vita, un punto critico, che gli stessi scienziati hanno individuato al compimento dei 108 anni. Eh sì, perché, sempre stando ai numeri, a quella fatidica e veneranda età, affermano gli scienziati svizzeri, corrisponde un «anomalo aumento della mortalità».

 

 

Ma pensa! E chi l'avrebbe mai detto che a 108 anni si fosse più cagionevoli. Ma di nuovo, al bando l'ironia: in fondo è pur sempre un dato interessante, perché uno potrebbe anche essersi spaventato di aver raggiunto quota 100 anni, o aver tagliato il traguardo dei 105, e invece no, non c'è ragione di preoccuparsi davvero finché non si arriva ai 108. È un fatto statistico: è quella la cruna dell'ago, il setaccio. Da quel giorno in avanti, ogni anno acquistato è sottoposto a una sorta di lancio della monetina: si ha il cinquanta per cento delle probabilità di sfangarla, e dunque il cinquanta per cento di crepare. Insomma, per arrivare, ad esempio, a 130 anni, bisogna, ogni anno, fare sempre testa. Se esce croce, sarà quella sulla propria tomba. Scamparla non è impossibile, ma la probabilità è inferiore a 1 su un milione. Considerato che c'è gente che gioca continuamente al Superenalotto, dove le probabilità di vincere sono più o meno le stesse (se non inferiori), tutto sommato non c'è ragione di disperarsi troppo nemmeno se si è giunti alla soglia dei 108 col suo "aumento anomalo della mortalità". D'altronde la cosa bella degli studi scientifici è che, spesso, come in questo caso, sono assolutamente paradossali, e ci invitano a vedere il mondo sotto un'ottica completamente diversa. Per l'uomo della strada, il limite della vita umana c'è eccome e, più o meno, a lume di naso, si aggira attorno agli ottanta-novanta anni. Non per niente i centenari fanno notizia come fossero esseri soprannaturali. Ma gli scienziati non ragionano come l'uomo della strada, altrimenti non sarebbero quello che sono. Immersi nei loro numeri, nei loro algoritmi, sono sempre pronti a smentire il nostro buon senso, talvolta con notizie allarmanti, altre con dolci illusioni: morire? Non è affatto scontato.

 

 

Si può andare avanti, teoricamente, per sempre, anche se le probabilità, a un certo punto, si fanno talmente ridotte da diventare, in pratica, una sentenza di morte. Ma per la mente scientifica, anche uno zero virgola infinitesimale è una chance. Figurarsi quanto se la possa giocare, allora, un 108enne, con ben il cinquanta per cento di probabilità di mangiare il panettone del prossimo Natale. Grazie dunque agli scienziati del Politecnico di Losanna, per questa iniezione di fiducia e di speranza (che, in verità, per alcuni potrebbe essere una condanna; la vita eterna, magari ridotti in condizioni fisiche non dissimili da quelle di vampiri o zombie, non da tutti è agognata...), però bisogna anche tenere conto che, quel miserello, l'uomo della strada insomma, continua cocciutamente a credere più al suo buon senso, alla sua praticaccia della vita, che non ai numeri degli studi scientifici - quest' ultimo di Losanna non è il primo, già nel 2000 la rivista Science diceva che dal 1969 la longevità umana aumentava di 13 mesi ogni anno, e smentiva la barriera "fisiologica", allora fissata intorno ai 120 anni -, e, per così dire, sa o per meglio dire sente o intuisce che a una certa età si trova agli sgoccioli. Insomma, non sapremmo dire quanto questo tipo di ricerche sia consolatorio, anche perché è antica saggezza che, certo, è bene vivere alungo, ma meglio ancora è vivere bene. 

 

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