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Omicron, "le vere conseguenze sui polmoni": conferma in corsia, come stanno le cose

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La maledetta variante Omicron del Covid, con la fiammata di contagi che ha determinato in Italia come in tutto il mondo, continua ad animare il dibattito pandemico. E a fare il punto sull'ultima mutazione del coronavirus, intervistato dal Corriere della Sera, ci pensa il professor Luca Richeldi Il quale muove da una considerazione pregna di ottimismo. Commentando il calo di ricoveri, il direttore della pneumologia del Policlinico Gemelli, spiega: "Gli ospedali stanno lentamente rifiatando. Da una settimana l'incidenza dei ricoveri si sta riducendo e tende ad appiattirsi. L'11 gennaio scorso la variazione su base settimanale nelle terapie intensive è stata del 20% in più. Il 19 gennaio l'incremento era dell'1 per cento".

 

Dunque, quando gli fanno notare che comunque resta alto il numero dei morti, Richeldi spiega: "Ci aspettiamo che la serie di eventi dolorosi continui a salire ancora per un po', purtroppo, e che poi cominci a declinare. Andamento simile a quello visto nelle prime ondate. I decessi sono l'ultimo parametro in decrescita", sottolinea spiegando che il numero delle vittime, ancora per qualche tempo, è destinato a restare alto.

 

E ancora, Richeldi aggiunge: "Stiamo perdendo i pazienti per un terzo di età superiore agli 80 anni e per un quarto tra 70 e 79 anni, prevalentemente con malattie croniche, che li rendono più vulnerabili nonostante la variante Omicron tenda ad essere meno dannosa per i polmoni", rimarca. Insomma, na nuova conferma al fatto che Omicron, comunque, ha un impatto minore su polmoni e vie respiratorie. E gli ospedali, in definitiva, hanno retto? "Non cantiamo vittoria. Restiamo cauti. Il sistema ha risposto all'onda d'urto nonostante una situazione di grande stress dovuta anche ai tanti contagi fra il personale sanitario. Molti reparti e servizi hanno dovuto sospendere o ridurre le prestazioni e questo ha creato grandi problemi organizzativi", conclude il professor Richeldi.

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