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Trombosi, "uno tsunami". Covid, lo studio sulle "gravi complicanze"

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Col Covid aumenta il rischio trombosi. Lo confermano due studi della Sapienza di Roma: circa il 20% dei pazienti positivi può andare incontro a gravi complicanze durante il ricovero. Di cosa si tratta? Parliamo dell'alto rischio di trombosi, una delle principali cause di mortalità nei pazienti infetti, che può presentarsi sia nel distretto venoso in forma di trombosi venosa profonda o embolia polmonare, sia in quello arterioso in forma di infarto del miocardio o ictus. 

 

 

 

Uno dei due studi ha coinvolto 674 pazienti Covid, tra i quali è stato possibile identificare quelli a maggior rischio attraverso la combinazione di 3 variabili: l'età, la proteina albumina serica e i livelli di D-dimero, uno dei frammenti proteici della fibrina, responsabile della formazione di coaguli (trombi) nei vasi sanguigni. E così è stato osservato che chi aveva una combinazione di età elevata (più di 70anni), bassa albumina (<35 g/L) e D-dimero elevato (>2000ng/ml) aveva una maggiore probabilità di trombosi, rispetto a pazienti di età inferiore e con valori normali di albumina e D-dimero.

 

 

 

"Adesso è possibile stabilire chi è a maggiore rischio di trombosi e chi ha necessità di un trattamento anticoagulante", ha spiegato Francesco Violi, coordinatore della ricerca. Il secondo studio invece tratta un altro problema: la prevenzione degli eventi trombotici. Secondo alcuni, infatti, è necessaria una terapia anticoagulante standard, secondo altri servono dosi profilattiche e quindi basse dosi di anticoagulanti. La ricerca ha dimostrato che le dosi standard di anticoagulanti sono superiori alle dosi profilattiche nel ridurre gli eventi trombotici senza aumentare il rischio di emorragie serie. 

 

 

 

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